2025-04-21
San Siro, Sala tira dritto sulla vendita ma i comitati non mollano
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Un’ondata di ricorsi al Tar sta investendo Palazzo Marino, mentre si moltiplicano le voci critiche su un’operazione che in molti, tra cittadini e operatori del mondo dello spettacolo, definiscono senza mezzi termini «una colossale svendita» per una speculazione immobiliare. Lo Stadio Meazza è ormai diventato il campo di battaglia di una fetta di cittadinanza di Milano contro il sindaco Beppe Sala, per una vera e propria guerra tempesta fatta di ricorsi, polemiche e accuse di speculazione. A meno di dieci giorni dalla scadenza del controverso bando pubblico per la sua cessione – fissata al 30 aprile – la tensione è alle stelle. Un’ondata di ricorsi al Tar sta investendo Palazzo Marino, mentre si moltiplicano le voci critiche su un’operazione che in molti definiscono senza mezzi termini “una colossale svendita”.La decisione dell’amministrazione guidata da Sala di mettere sul mercato San Siro, attraverso una procedura accelerata e per molti opaca, ha scatenato una mobilitazione trasversale. Comitati civici, associazioni culturali, residenti e storici operatori del mondo dello spettacolo si oppongono con forza al piano, definito da più parti una manovra immobiliare camuffata da riqualificazione urbana.«Appena 37 giorni per presentare un progetto, quando i club calcistici hanno avuto cinque anni e mezzo di interlocuzioni riservate: è un tempismo che fa riflettere», accusano dal comitato Sì Meazza, guidato dall’ex assessore Luigi Corbani. «Tutto sembra cucito su misura per escludere alternative concrete e legittime».In prima linea nella protesta c’è Claudio Trotta, storico promoter musicale e difensore del valore identitario dello stadio. In una lettera accorata, definisce il Meazza «grande ma intimo, accessibile ma prezioso», sottolineando la sua unicità come simbolo vivo dello sport, della musica e della cultura. «Un monumento, non solo uno stadio», scrive Trotta. E incalza: «Sarebbe stato possibile pensare a una ristrutturazione intelligente, con copertura retrattile e campo polivalente. Ma il bando ci ha esclusi in partenza».A rendere ancora più incandescente il clima è lo scontro aperto tra lo stesso Trotta e il sindaco Sala. Quest’ultimo accusa il promoter e gli altri soggetti critici di non essersi mai concretamente attivati: «Se Trotta avesse davvero voluto fare un’offerta, si sarebbe fatto avanti. Il direttore generale (Christian Malangone ndr) lo ha incontrato un paio di volte, gli sono stati consegnati i documenti. Poi, il nulla. Con il senno di poi, sono tutti campioni. Ma la verità è agli atti».La replica, durissima, non si è fatta attendere. Trotta smentisce punto per punto e porta prove: «Il 13 ottobre 2022 io e Asm Global abbiamo scritto al Comune chiedendo un incontro. A dicembre 2022 abbiamo incontrato il sindaco e Malangone. A marzo 2023 abbiamo sollecitato i documenti necessari per elaborare una proposta. A ottobre 2023, il manager Rizzello ha nuovamente interpellato il Comune sul bando. Altro che assenza: siamo stati attivi e ignorati».Ma la questione San Siro va ben oltre lo scontro di dichiarazioni. Il perimetro dell’operazione, infatti, si estende a un’intera area urbana – la cosiddetta Grande Funzione Urbana San Siro – che triplica la superficie dello stadio. Il progetto presentato l’11 marzo 2025 include anche spazi oggi adibiti a servizi pubblici, come la stazione M5 e il capolinea del tram. Eppure, secondo i documenti, anche queste superfici «non vendibili» genererebbero diritti edificatori da sfruttare altrove all’interno dell’area.«Una scelta che lascia interdetti – fanno notare sempre dal comitato di Corbani – perché se anche una stazione della metropolitana può produrre cubature da vendere, allora cosa impedisce che piazza San Babila o piazza Vetra facciano lo stesso?». Una domanda provocatoria che evidenzia la portata potenzialmente devastante di un precedente urbanistico che rischia di stravolgere la logica della pianificazione pubblica.Nel frattempo, i comitati stanno affinando i ricorsi al Tar, e si preannunciano presìdi e manifestazioni per contrastare quella che viene vissuta come una vera e propria espropriazione simbolica. “San Siro non si tocca”, gridano i cittadini. E la battaglia non riguarda solo un impianto sportivo, ma il diritto collettivo di determinare il destino dei luoghi che incarnano l’identità urbana.La vicenda non può non interessare anche il governo. Il ministro per lo Sport Andrea Abodi segue da vicino ogni sviluppo, visto che il Meazza ospiterà – come noto – la cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. «Con il sindaco Sala ci sentiamo con regolarità», ha dichiarato. Un segnale che la questione è tutt’altro che secondaria anche a livello istituzionale.Il 30 aprile si chiuderà formalmente il bando. Ma la partita, quella vera, potrebbe essere appena cominciata.
Erika Kirk, la moglie di Charlie (Ansa)