2021-12-22
Una cattedrale piccola ma redditizia. Milan e Inter hanno scelto lo stadio
Il progetto di Popoulos del nuovo stadio milanese (Populous via Ansa)
Annuncio dei club: il nuovo impianto sarà quello progettato da Populous. Ispirato a Duomo e Galleria, avrà musei e negozi per la vita extra calcio. La capienza cala a 65.000 posti però frutterà 80 milioni l’anno Ottanta milioni all’anno. A testa. Meglio cominciare dal portafoglio, così tutto il resto diventa più comprensibile, afflato emozionale compreso. È ciò che Milan e Inter ritengono di poter incassare dal nuovo stadio, la «Cattedrale delle leggende» come viene pomposamente presentata nei rendering quella che sarà la casa dei due club milanesi a partire dal 2027, secondo ottimistiche previsioni che non tengono conto delle resistenze nostalgiche e delle scontate gastriti ecologiste. Il progetto vincente è quello dello studio americano Populous, lo hanno ufficializzato ieri le due società. La Cattedrale, che secondo gli architetti si ispira al Duomo e alla Galleria Vittorio Emanuele (con tanta fantasia), è un affascinante parallelepipedo cangiante e ha battuto gli Anelli di Milano intrecciati del concorrente Manica-Sportium. Populous è un gigante mondiale dell’impiantistica sportiva: fra i 3.000 progetti ha firmato gli stadi olimpici di Sydney e Londra, ha realizzato il nuovo Wembley e la casa del Tottenham. Il filmato di presentazione dice già molto dello stadio, che nelle intenzioni dei club e dei progettisti dovrà essere il più bello ed ecosostenibile del mondo. Le caratteristiche dominanti saranno tre: green, vivo anche nei giorni senza partite grazie alle attività di supporto (bar, ristoranti, palestre, musei dei trofei, cinema) e per tutti. Su quest’ultima opportunità sorge qualche dubbio. La coabitazione di Inter e Milan lo renderà ancora più redditizio: 400 milioni di costo ciascuno (finanziati al 90% dalle banche) dopo il taglio delle volumetrie voluto dal Comune e 3.000 nuovi posti di lavoro per realizzarlo, con una redditività raddoppiata nel tempo. Spiega Paolo Scaroni, presidente del Milan, in un comunicato congiunto con la società nerazzurra: «Il nuovo San Siro sarà lo stadio più bello del mondo, contraddistinto da una forte riconoscibilità e identità. Uno stadio attrattivo, accessibile e sostenibile che rappresenterà una nuova icona per Milano. Questa è l’unica strada per far crescere i ricavi dei club a livello internazionale». I pannelli solari integrati nella copertura lo renderanno ecosostenibile e la tecnologia digitale consentirà di applicare facilmente la livrea preferita (nerazzurra o rossonera) all’intero impianto, a seconda della squadra destinata a scendere in campo. La galleria che lo circonda, avvolta da una facciata in vetro, ricorda più il Palazzo dei Cigni della Mondadori firmato da Oscar Niemeyer che quella che va da piazza Duomo alla Scala. Dal punto di vista logistico, per i tifosi non cambia nulla. Al nuovo San Siro si accederà in metropolitana (linea 5 fino lo stadio e linea 1 fino a piazzale Lotto) oppure in tram, o ancora in auto per i fortunati in possesso del pass per i parcheggi sotterranei riscaldati, dai quali si potrà salire in ascensore ai box executive. Dal punto di vista economico, invece, potrebbe cambiare molto, visto che il nuovo stadio avrà 65.000 posti a sedere invece di 78.000. Assieme al destino del vecchio Meazza - attorno al quale si addensano ricorsi, raccolte di firme fra cantanti e intellettuali, associazioni ambientaliste in marcia (tre) e guerre intestine nella sinistra milanese - proprio il taglio della capienza si presta a qualche perplessità. È vero che gli stadi moderni sono più compatti ed efficienti dei falansteri pensati negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, ma è altrettanto vero che senza virus fra i piedi le due squadre di Milano hanno in media 60.000 spettatori a domenica. Soprattutto l’Inter, nel periodo prepandemia, ha fatto registrare il tutto esaurito nelle partite di cartello. La scelta strategica di tagliare 13.000 posti ha un effetto scontato: altrettanti tifosi dovranno rinunciare ad andare a vedere le partite di Champions League (quelle del sold-out). Se a ciò si aggiunge il fisiologico aumento dei biglietti, si può tranquillamente concludere che il nuovo stadio sarà per fasce più abbienti. Di sicuro «not for everyone», come sottolinea il claim pubblicitario dell’Inter. La moda del «piccolo ma bello» è superata e la stessa Juventus si è pentita di avere pensato l’Allianz Stadium solo per 41.000 tifosi.La nuova Cattedrale dovrà però fare i conti con la vecchia. «Se qualcuno vuole il Meazza in affitto sono disposto a collaborare», ha buttato lì il sindaco Beppe Sala provocatoriamente, sapendo che il vecchio, iconico stadio potrebbe diventare una tassa. Il Comitato Sì Meazza ribadisce: «San Siro non è obsoleto, va ristrutturato». I club invece hanno necessità di costruirne uno avveniristico. Hanno rivisto i progetti, sono scesi a patti sulle volumetrie (indice dello 0,35 da piano regolatore e cemento dimezzato a favore del verde) e aspettano il via libera. Poiché tutto il carico finanziario sarà sulle loro spalle, hanno ottenuto uno sconto sull’affitto: 2 milioni a testa invece di 5 all’anno. In cambio Sala ha avuto le tempistiche che voleva: le Olimpiadi invernali del 2026 verranno inaugurate nel vecchio impianto. Niente cantiere prima di allora. Quello sarà il canto del cigno del vecchio San Siro, nimby permettendo.