2025-04-07
Le Pen lancia Salvini: «Come Luther King». Lui chiede il Viminale ma Fdi già lo frena
Matteo Salvini al congresso della Lega di Firenze (Ansa)
Il congresso della Lega conferma Matteo segretario fino al 2029: «Poi lascio». Vannacci prende la tessera. Attacchi a Bruxelles.Il capitano Matteo Salvini resta al comando della Lega fino al 2029. La sua candidatura, unica in campo, è stata approvata per acclamazione dal congresso federale riunito nella Fortezza da Basso a Firenze. Nessun voto segreto, niente conta. Tutti in piedi ad applaudire. Il nuovo statuto, approvato sabato, gli regala un anno in più di mandato, passando da tre a quattro anni. Per Salvini è la terza riconferma dal 2013. E anche se il capitano si tiene stretto il timone, promette di farsi da parte: «Al prossimo congresso ci sarò, ma da delegato. Non so chi, non so come, ma ci sarà un nuovo segretario federale e non vedo l’ora». Nel frattempo, oltre a incassare la legittimazione dei suoi, è stato anche incoronato da Marine Le Pen, leader del Rassemblement national, in collegamento da Parigi, che dopo aver parlato della sua recente condanna e del divieto di candidarsi per cinque anni (mentre Place Vauban si riempiva dei suoi sostenitori che sventolando bandiere urlavano slogan contro Emmanuel Macron e la «presidenza rubata», e Place de la République dei militanti di sinistra che manifestavano contro la «svolta trumpista» del Rassemblement National), si rivolge al capitano paragonando le battaglie dei patrioti a quelle del profeta americano della nonviolenza: «La nostra lotta sarà, come la tua, pacifica e democratica, l’esempio viene da Martin Luther King. Non siamo cittadini di Serie B». E Salvini replica, citando Nelson Mandela: «La grande gloria di un uomo è nel sapersi rialzare ogni volta che cade. Buona vita, Marine. Buona battaglia e coraggio». Dal palco Salvini manda segnali anche alle altre forze di centrodestra: «Ringrazio non l’alleata ma l’amica per il suo messaggio», dice riferendosi a Giorgia Meloni. Parla di premierato e autonomia: «Vanno insieme, mano nella mano. L’autonomia non è un capriccio ma la salvezza di tutta l’Italia». Arringa la sua piazza sognando di tornare primo partito della coalizione, «ma non a scapito dei nostri alleati» bensì rivolgendosi «a chi si astiene». Nessun accenno alle elezioni regionali, né ai candidati né al terzo mandato, nessuna risposta a Forza Italia, con cui si punzecchia da settimane. Anzi: «Questo governo», afferma Salvini, «ha l’obiettivo di arrivare al 2027 e se gli elettori saranno d’accordo e se non ci arresteranno prima, magari arrivare anche al 2032. Non ci faranno mai litigare nel centrodestra, anche se ci stanno provando da due anni e mezzo». E infine accontenta i leghisti che lo hanno proposto come ministro dell’Interno: «Di quello che mi avete chiesto parlerò con Matteo Piantedosi e con Giorgia Meloni. Sono a disposizione dell’Italia e della Lega, senza litigare e senza smanie». Una risposta è arrivata quasi in tempo reale. Per Fratelli d’Italia parla Marco Osnato: «È una legittima aspirazione di Salvini e della Lega. Ma come spesso afferma lo stesso Salvini, la squadra che vince non si cambia. Si tratta di un’ipotesi che la Lega porta avanti ma che dubito possa trovare concretezza». Tornando al congresso, i temi sono quelli storici della Lega e del fronte sovranista europeo: confini blindati, tolleranza zero verso l’immigrazione clandestina e stop a quella che viene definita «l’invasione islamica». «Finché la confessione islamica non firma un’intesa con lo Stato», sentenzia Salvini, «è nostro dovere non concedere spazio a chi non riconosce la supremazia del diritto». Ma l’attacco più diretto è all’Unione europea. Il segretario evoca la «motosega di Milei» per potare la burocrazia di Bruxelles, tra gli applausi dei delegati. L’antipatia per l’Europa, ribadisce, è coerente e storica: da Umberto Bossi a Roberto Maroni, fino a lui. «È a Bruxelles il problema delle imprese, il mega-dazio», accusa. Niente guerre commerciali, però: l’alternativa è «azzerare il Green deal, i regolamenti inutili e sospendere il Patto di stabilità». Le risorse, dice Salvini, devono servire «a scuola, sanità e lavoro. Non per comprare missili». Il leader ha chiuso il suo intervento, durato oltre un’ora, con un passaggio emotivo sui figli: «Il tempo che tolgo alla mia famiglia è quello che mi pesa di più», ha detto con la voce incrinata, fermandosi per qualche secondo. Poi ha ripreso: «Ma è giusto farlo». Lacrime no, ma pathos da campagna elettorale sì. Soprattutto quando ha salutato la platea: «Viva la Lega, la libertà e i popoli d’Europa». Il pubblico in sala lo ha salutato con cori da stadio: «Abbiamo solo un capitano, un capitano». L’unica novità nel cerimoniale di incoronazione è la tessera della Lega offerta, tra gli applausi, al generale europarlamentare Roberto Vannacci. A consegnarla è stato direttamente Salvini, stringendogli la mano e abbracciandolo: «Sono orgoglioso, è la migliore risposta al popolo della Lega e alle ansie dei retroscenisti. Siamo qua e andremo lontani». Poi, una pacca sulla spalla. Un’investitura ufficiosa. Da capitano a colonnello. Perché qualcuno vede Vannacci già vicesegretario. Lui tira dritto: «Per ora faccio l’europarlamentare, si vedrà. Da oggi, però, andremo avanti insieme». E chi lo immaginava a raccogliere il testimone di Matteo dovrà aspettare: lo statuto appena modificato per portare a quattro i vicesegretari azzerando anche il requisito di anzianità di militanza prevede che il segretario sia iscritto da almeno sette anni. Per Vannacci, quindi, non se ne parla fino al 2032. Il congresso si chiude tra i cori e i selfie. La nuova tessera per Vannacci e il videomessaggio della Le Pen raccontano più di mille mozioni: la Lega non cambia rotta.
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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