A dispetto di proclami e desideri Ue, il fabbisogno di energia delle regioni settentrionali è stato coperto al 14% dalle rinnovabili e al 41 dal gas. L’atomo di Parigi ha garantito il 12%, stabilizzando i prezzi e livellando i picchi.
A dispetto di proclami e desideri Ue, il fabbisogno di energia delle regioni settentrionali è stato coperto al 14% dalle rinnovabili e al 41 dal gas. L’atomo di Parigi ha garantito il 12%, stabilizzando i prezzi e livellando i picchi.Dal caos che ha colpito il settore energetico europeo negli ultimi 18 mesi stanno emergendo alcune certezze, tra cui il fatto che vi sono tecnologie di cui difficilmente l’Europa potrà fare a meno, nonostante i proclami. Una di queste è senza dubbio il nucleare. La decisione dell’Unione europea di fare a meno del gas russo nel più breve tempo possibile ha portato Paesi fortemente dipendenti dal gas, come l’Italia, a cercare fornitori alternativi. Allo stesso tempo, Bruxelles ha rilanciato sullo sviluppo delle fonti rinnovabili con nuove regolamentazioni (rigorosamente «ambiziose», secondo il vocabolario europeo). È ancora di pochi giorni fa la decisione del trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo) di portare al 42,5% del fabbisogno la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile al 2030.L’Italia è stata tra i primi Paesi a muoversi a livello internazionale per sostituire il gas russo, grazie soprattutto al portafoglio di iniziative mondiali di Eni e ai buoni rapporti diplomatici con Azerbaijan e Algeria. Tanto che la Russia, primo fornitore sino a un anno fa, è oggi sceso in quinta posizione e fornisce oggi il 9% del fabbisogno italiano, mentre era al 40% fino a poco più di un anno fa. I flussi di gas in ingresso in Italia al punto di Tarvisio hanno visto a gennaio valori in calo di quasi il 54% rispetto allo stesso mese del 2022.Se guardiamo all’energia elettrica, nel 2022 le importazioni in Italia hanno toccato i 47,39 TWh (miliardi di kilowattora), pari al 14,9% dei consumi nazionali. La gran parte di questa energia importata proviene dalla Francia, sia direttamente sulle linee transfrontaliere sia indirettamente attraverso la Svizzera, a sua volta importatore di energia nucleare francese. Come si legge in tabella, costruita su dati Electricity Map, nel primo trimestre di quest’anno, nel complesso il fabbisogno di energia elettrica del nord Italia (composto da sette regioni) è stato coperto per quasi il 12% dal nucleare francese. Energia eolica e solare assieme hanno soddisfatto il 11,84%, l’idroelettrico il 13,3%. Il gas resta la fonte maggiormente utilizzata, con quasi il 42%.Utilizzando dati ufficiali Terna troviamo anche di più. Nel gennaio 2023 le importazioni di energia elettrica in Italia sono state di 5 TWh, pari al 19,4% dei consumi nazionali. Di queste, 1,74 TWh sono da fonte nucleare, pari al 34% dell’import totale, e 2,1 TWh dalla Svizzera, pari al 41%. Ancora più in dettaglio, nelle tre regioni di Nord Ovest (Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria) il fabbisogno di gennaio, pari a 2,78 TWh, è stato soddisfatto da 1,74 TWh di import dalla Francia, pari addirittura al 62,5% dei consumi. Il resto è stato coperto da produzione in loco. Sempre a gennaio, i 5,49 TWh di fabbisogno elettrico della Lombardia sono stati soddisfatti per il 33,6% da importazioni dalla Svizzera e per il 23% dal Piemonte (il resto da produzione locale). In sintesi, le necessità energetiche del triangolo industriale sono state soddisfatte in gran parte dalle importazioni di energia nucleare dalla Francia. Di fatto, l’industria del Nord ha prodotto utilizzando energia nucleare importata.L’energia nucleare della vicina Francia resta insomma indispensabile per l’Italia, da una parte perché integra la produzione nazionale in periodi normali, dall’altra perché permette di risparmiare gas, come è stato fatto quest’anno, in momenti particolari in cui è necessario allargare il ventaglio delle possibilità in un’ottica di sicurezza del sistema. Il carico costante e modulabile fornito dall’energia nucleare resta al momento la migliore assicurazione contro la variabilità delle fonti rinnovabili. Come per tutte le tecnologie, anche nel caso del nucleare ci sono i pro e i contro. A livello europeo sarebbe però necessaria una discussione aperta e non faziosa sulle tecnologie per l’energia. Se davvero l’Europa intende procedere sulla strada della decarbonizzazione, non si vede come pensi di raggiungere tale obiettivo senza il nucleare. La Cina, pure impegnata in un percorso di decarbonizzazione, prevede di arrivare al 2060 producendo energia Net Zero Emission (cioè a emissioni di CO2 azzerate), ma a regime sarà proprio l’energia nucleare a rappresentare la fonte di energia necessaria alla stabilità di un sistema elettrico alimentato in gran parte con eolico e solare. Anche per la produzione dell’idrogeno, ammettendo che abbia senso produrre energia da impiegare nella produzione di un vettore energetico, il nucleare appare una scelta migliore.Questi dati dovrebbero spingere ad una riflessione sul ruolo che l’Italia può giocare a livello continentale sull’energia nucleare. A lungo andare, la scelta di gestire a livello nazionale questa fonte, non dipendendo più dal vicino francese, potrebbe rivelarsi ineludibile, man mano che la sostituzione di capacità produttiva fossile con capacità rinnovabile procede. Sembra dunque più che appropriato che l’Italia partecipi alla partita diplomatica già in corso a livello europeo sul tema dell’energia nucleare. Al di là del tema carne sintetica e così come sul tema dei biocombustibili la partita è ancora aperta, sull’energia nucleare sono in corso interlocuzioni tra stati membri cui l’Italia partecipa da osservatore. Si tratta di un gruppo di quattordici Paesi che sta lavorando su temi cruciali quali le catene di approvvigionamento, ricerca e sviluppo, sicurezza, gestione delle scorie. Si tratta di un tavolo cui è importante che l’Italia sia presente, in vista di un ruolo più attivo in un futuro non lontano.
(Ansa)
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Il Comando ha ringraziato i colleghi della Questura per il gesto e «la cortesia istituzionale dimostrata in questo tragico momento». A Gorizia invece un giovane di 20 anni ha reso omaggio ai caduti, deponendo un mazzo di fiori davanti all'ingresso della caserma. Il giovane ha spiegato di aver voluto compiere questo gesto per testimoniare gratitudine e rispetto. Negli ultimi giorni, rende noto il Comando isontino, sono giunti numerosi messaggi di cordoglio e attestazioni di affetto da parte di cittadini, associazioni e rappresentanti delle istituzioni.
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