2018-06-24
Salta la Difesa comune, Leonardo in ansia
Per il nuovo governo il progetto transnazionale non è prioritario e anche Donald Trump fa pressione affinché non decolli. Il colosso militare è in una fase complicata: tira aria di cambi ai vertici. Ma ora Brexit si può sfruttare per liberarsi da Parigi.Graham Stuart, ministro per gli Investimenti britannico, ospite a Milano per rassicurare le aziende italiane. Tra questi anche il gruppo guidato da Alessandro Profumo, partner del Rusi, think tank ascoltatissimo dal governo di Londra.Lo speciale contiene due articoliL'inversione di tendenza impressa nelle ultime settimane all'Unione europea non potrà che impattare sulla Difesa comune. Un concetto astratto finché rimane sulla bocca dei politici, soldi, gare d'appalto e posti di lavoro quando i grand commis si siedono poi al tavolo delle imprese del settore. Il governo di Paolo Gentiloni ancor più di quello targato Matteo Renzi ha deciso di legare le sorti della nostra industria a Parigi. Lo si è compreso assistendo al finto litigio con Emmanuel Macron sul possesso delle quote di maggioranza dei cantieri navali di Stx. È finito con la vittoria di entrambe, ma soprattutto dei francesi e di Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri, che è riuscito a consolidare il proprio ruolo paneuropeo. In quello schema Leonardo era soccombente. Numerosi analisti hanno visto nella nomina a piazza Monte Grappa di Alessandro Profumo la conferma di tale volontà governativa. Cioè, preparare l'azienda a eventuali spezzatini. All'Italia il mare, alla Francia e alla Germania i cieli. Basti pensare a quanto Thales stia crescendo di peso specifico e di valore aggiunto in numerose commesse. Adesso però al governo non c'è più Gentiloni, ma ci sono Luigi Di Maio e Matteo Salvini che nella Francia vede un bacino elettorale. Nel senso che più critica Macron più voti acquista. La possibilità che il progetto d'integrazione della Difesa comune proceda è minima. Tanto più che Donald Trump farà di tutto per spezzare anche quel fronte come ha fatto con la cancelliera Angela Merkel usando i dazi.Tutto ciò avrà un fortissimo impatto sul futuro della nostra industria militare. I vertici di Leonardo osservano silenziosi il cambio di vento e si chiedono che cosa succederà a livello di nomine interne e di strategia complessiva. Bisognerà riavvicinarsi agli Usa? Probabilmente. Giovanni Soccodato già manager delle strategie e ora responsabile anche dell'innovazione è storicamente filo francese. Inutile, ribadire che i pregressi incarichi di lavoro di Profumo con la russa Sberbank non erano piaciuti a Washington. Si ripartirà da zero? Di certo la situazione dentro l'azienda appare instabile anche per tematiche prettamente nazionali. I vertici dei servizi sono in fase di rinnovo e link con Monte Grappa saranno da riannodare. Poi c'è il tema cyber security. Ormai un mese fa il titolare della divisione è stato sospeso dall'azienda in fretta e furia per gravi irregolarità. Il nome di Andrea Biraghi, figlio dell'ammiraglio Sergio, risulta essere ancora al vaglio dell'audit interno, ma anche del comparto della sicurezza vicino alle figure del settore L&L. Non a caso l'azienda non ha al momento, a quanto risulta alla Verità, avviato la sostituzione di Biraghi o individuato un successore. Eppure la divisione cyber nei prossimi anni sarà la più importante e da lì si misurerà la volontà di prendere la strada della vecchia Europa o di una nuova strategia della Difesa più filo Usa. Anche il fronte inglese per Leonardo si pone oggi come una sorta di bivio. Rappresentanti del ramo elicotteristico di Leonardo erano presenti giovedì sera a Villa Necchi Campiglio a Milano, all'evento conclusivo della serie dei Queen's birthday party in programma in Italia in queste settimane. L'ambasciatore britannico in Italia, Jill Morris, ha voluto questi tre appuntamenti non soltanto per celebrare la festa nazionale britannica in onore della Regina ma anche per sottolineare, a due anni dal voto per la Brexit, i legami che uniscono il Regno Unito e l'Italia. Al fianco dell'ambasciatore, il console generale, Tim Flear, che ha celebrato i 100 anni dall'apertura del consolato generale all'ombra della Madonnina: «Il Regno Unito», ha sottolineato Flear, «è composto da nazioni pioniere, siamo orgogliosi del nostro passato e desiderosi di abbracciare il futuro». Abbracciare il futuro, in quel di Londra, è sinonimo di business. Ma le incognite sui negoziati della Brexit stanno preoccupando diverse aziende, tra cui Airbus che sta considerando lo scenario peggiore davanti alla Brexit: lasciare il Regno Unito. Va detto però che davanti all'esito del referendum 2016 esplose l'allarmismo da fuga degli investitori. Tuttavia, a distanza di due anni siamo davanti non all'ennesima, bensì alla prima grande azienda che ventila la possibilità di traslocare. Presente all'evento milanese per rassicurare i partner italiani c'era Graham Stuart, ministro per gli Investimenti. Venerdì ha avuto colloqui con Borsa italiana e Prysmian, mentre giovedì sera, durante l'evento ha partecipato a una tavola rotonda con alcuni grandi gruppi industriali, tra cui Intesa, Fca, Pirelli, Trenitalia e la stessa Leonardo. La società guidata da Profumo ha attive nel Regno Unito partnership con istituzioni, organizzazioni e università ma soprattutto impiega 7.000 persone nei suoi sei stabilimenti britannici. E tra le partnership di Leonardo oltremanica c'è quella con il Royal united services institute (Rusi), il più antico think tank di difesa e sicurezza. Il Rusi è uno dei gruppi più consultati dal governo di Londra di ogni colore. E forse è anche per questo che gli uomini di Leonardo sembrano non preoccuparsi troppo delle difficoltà dell'Ue, causate dalle tensioni sui migranti, a mettere in agenda il dibattito sulla Brexit. Al contrario i manager inglesi di piazza Montegrappa potrebbero tornare a contare molto più nel gruppo beneficiando di un - al momento ancora teorico - cambio di passo su Parigi. Segno che la crisi dell'Unione europea può portare molti benefici a Leonardo. Dall'elicotteristica fino alla cyber security. Perché i continui bandi Ue forse è meglio perderli che trovarli.Claudio Antonelli e Gabriele Carrer<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/salta-la-difesa-comune-leonardo-2580648092.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-ministro-per-gli-investimenti-britannico-a-milano-per-rassicurare-le-aziende-italiane" data-post-id="2580648092" data-published-at="1758150312" data-use-pagination="False"> Il ministro per gli Investimenti britannico a Milano per rassicurare le aziende italiane upload.wikimedia.org Troppe incognite sui negoziati della Brexit e così, in un’intervista al Times di Londra, l’amministratore delegato di Airbus, Tom Williams, ha rivelato che la società sta considerando di lasciare il Regno Unito. In ballo 14.000 posti di lavoro, 110.000 lavoratori nell’indotto e 1,7 miliardi di sterline versate al fisco di Sua Maestà ogni anno. All’esito del referendum 2016 esplose l’allarmismo della fuga degli investitori. Ma a due anni esatti (il referendum si celebrò, infatti, il 23 giugno 2016) siamo davanti non all’ennesima, bensì alla prima grande azienda che ventila la possibilità di traslocare. Destinazione continente, ma non sono escluse Cina e Stati Uniti. Il punto di Williams, che ha annunciato il blocco degli investimenti nel Regno Unito, è chiaro: il governo britannico di Theresa May e l’Unione europea sembrano ancora lontani da un’intesa e l’azienda deve mettere in conto lo scenario peggiore.Questi 24 mesi hanno visto la mobilitazione della diplomazia britannica per trattenere gli investitori punta sull’apertura dei mercati, sulla vantaggiosa fiscalità britannica e sulla centralità della piazza di Londra. E di investitori da rassicurare ce ne sono anche in Italia. Così, a distanza di tre anni, i festeggiamenti per il compleanno della regina Elisabetta II sono tornati a Milano. Dopo gli appuntamenti di Napoli e Roma delle scorse settimane, giovedì la casa dimora Villa Necchi Campiglio ha ospitato l’evento conclusivo della serie dei Queen’s birthday party in programma in Italia. L’ambasciatore di Sua Maestà in Italia, Jill Morris, ha voluto questi tre appuntamenti non soltanto per celebrare la festa nazionale britannica in onore della Regina ma anche per sottolineare, in tempi di negoziati per la Brexit, i legami straordinari che uniscono il Regno Unito e l’Italia. L’ambasciatore Jill Morris ha colto l’occasione per salutare e rendere omaggio ai quasi 700.000 italiani che vivono nel Regno Unito, promettendo, alla luce dell’uscita dall’Ue, l’impegno del suo governo a tutelare i loro diritti, trattandoli «come britannici». Non è stato celebrata soltanto la festa nazionale ma anche i duecento anni dalla pubblicazione del bestseller Frankenstein di Mary Shelley, scrittrice che visse per diversi anni nel nostro Paese. Ma il ritorno a Milano avviene anche in occasione delle cento candeline del consolato britannico all’ombra della Madonnina. Al fianco dell’ambasciatore, il console generale, Tim Flear, che ha raccontato agli ospiti: «L’evento di questa sera ricorda anche il centenario del diritto di voto dato alle donne britanniche e la fondazione della Royal air force - due forti esempi di progresso che caratterizzano la storia del nostro paese. Il Regno Unito è composto da nazioni pioniere, siamo orgogliosi del nostro passato e desiderosi di abbracciare il futuro».Abbracciare il futuro, in quel di Londra, è spesso sinonimo di business. Ospite d’eccezione, quindi, nella città che l’ambasciatore Morris vede come un asse fondamentale della partnership tra Italia e Regno Unito grazie a finanza e moda, Graham Stuart, ministro per gli Investimenti britannico, giunto da Londra per confermare l’apertura del mercato britannico agli investitori italiani. Ieri ha avuto colloqui con Borsa italiana e Prysmian, mentre giovedì sera, durante l’evento a Villa Necchi, ha incontrato imprenditori interessati a investire nel Regno Unito partecipato a una tavola rotonda con alcuni grandi gruppi industriali, tra cui Intesa San Paolo, Fca, Pirelli, Trenitalia (per Trenitalia Uk, che a gennaio 2017 ha debuttato nel mercato britannico per gestire la tratta da Londra al South Essex) e Leonardo. La società della difesa ha attive nel Regno Unito partnership con istituzioni, organizzazioni e università ma soprattutto impiega 7.000 persone nei suoi sei stabilimenti britannici. Che al tavolo con queste aziende ci fosse un ministro come Graham Stuart, da sempre su posizioni pro mercato (si era espresso a favore del Remain nelle urne di due anni fa), pare aver rassicurato investitori e imprese sugli intenti del governo di Londra. Ma in loro rimane un dubbio: quand’è che l’Unione europea, che sembra aver abbandonato il dossier Brexit per affrontare quelli di migranti e confini, si aprirà al Regno Unito evitando vendette per la decisione di lasciare il club di Bruxelles? Gabriele Carrer
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)