2020-04-01
Salpa verso la Libia l'inutile flotta europea: l'operazione Irene nasce zoppa
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Dalla mezzanotte di oggi ha preso il via l'operazione militare Eunavfor Med Irene, missione che dovrebbe imporre l'embargo dell'Onu sulle forniture di armi alla Libia. La comanda l'ammiraglio Fabio Agostini dalla base di Centocelle, Roma, dove già era insediato il centro direttivo dell'operazione Sophia, e da dove l'alto ufficiale impartirà ordini a navi italiane, francesi, spagnole, tedesche e finlandesi.Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione 2292 del 2016, aveva decretato la possibilità per i mezzi militari di poter bloccare e ispezionare le navi sospette al largo delle coste libiche, ma l'idea di una nuova e siffatta missione era emersa soltanto alla conferenza di Berlino sulla Libia del 19 gennaio 2020. Tuttavia Irene, che prende il nome dal greco Irini, ovvero pace, dovrà anche controllare le esportazioni illegali di petrolio dalla Libia, continuare ad addestrare la Guardia costiera locale e contrastare il traffico di esseri umani ma senza toccare arma. Per un anno esatto, questo il tempo per ora previsto per la durata della missione, il Comitato politico e di sicurezza (Cops) che risponde al Consiglio europeo e all'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, gestiranno una missione che quindi si svolgerà sotto uno stringente controllo politico, senza dare all'ammiraglio italiano alcuna libertà se non quella di mandare i tedeschi da una parte e i finlandesi dall'altra.La speranza vana è che Irene possa avere più successo di Sophia, che in cinque anni di vita non è mai riuscita a impedire ai trafficanti di sbarcare il loro carico di clandestini, e che neppure vide le nazioni dell'Unione mandare navi per non rischiare di dover imbarcare migranti sotto le loro bandiere. Irene da questo punto di vista parte zoppa: il contrasto alle attività di trasporto dei migranti si farà soltanto attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento aereo, ovvero senza alcun ingaggio né intervento delle marine militari. Questo significa che se su un barcone ci saranno migranti in vista, le armi che potrebbero essere nascoste sottocoperta e poi trasbordate non le troverà nessuno. Ma significa anche che l'Unione europea di fatto rinuncia a controllare un tratto di mare per non impedire le migrazioni e per non dover eseguire respingimenti verso la Libia. Inoltre i pattugliamenti saranno infatti eseguiti al largo di Tripolitania e Cirenaica, quindi molto al di fuori delle rotte migratorie. Secondo quanto si legge negli accordi che hanno definito Irene, eventuali clandestini saranno sbarcati in Grecia e poi ridiretti verso altre nazioni su base volontaria. Il governo greco ha accettato questa clausola in cambio di accordi economico-politici che però non sono stati resi noti. Dunque si annuncia il consueto inutile esborso di denaro per raggiungere pochi se non nulli risultati, anche perché è trascorso talmente tanto tempo dall'inizio di Sophia (era il 2015) fino alle decisioni di come strutturare Irene, che negli ultimi mesi tra i confini terrestri di Egitto e Libia e sulle rotte marine tra Turchia e Libia hanno navigato praticamente indisturbati carri armati e cannoni. L'unica possibilità reale di scontro potrebbe essere quello tra un pattugliatore di Irene e una nave militare di Ankara che scortasse un carico destinato a Tripoli, ma viste le premesse, assisteremo ancora una volta a una farsa.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)