2019-06-15
Salini forza la mano sul polo delle costruzioni
L'imprenditore dà per fatta l'operazione di lancio di un grande veicolo dei cantieri assieme a Cdp e alle aziende in crisi In realtà è un modo per premere su Palermo e far passare una governance favorevole ai privati. La trattativa è in salita.Ormai è solo questione di tempo per vedere la partenza del polo italiano delle costruzioni che sancirà l'integrazione tra Salini Impregilo e Astaldi. Il cosiddetto Progetto Italia «è questione di settimane, mesi» ma «gli attori sono molteplici, non solo di carattere finanziario, ma anche industriale» e «stiamo lavorando su un perimetro molto ampio e per altro stiamo attirando un consenso straordinario». A parlare, ieri, è stato il direttore finanziario di Salini Impregilo, Massimo Ferrari, a margine dell'incontro annuale della Consob con il mercato.«È un progetto aperto ad altre società e ad altri asset di società che si occupano del settore, che portano competenze di ingegneria e di costruzione», ha sottolineato Ferrari, spiegando che «stiamo lavorando su un perimetro molto ampio e per altro stiamo attirando un consenso straordinario: c'è grande disponibilità a studiare il progetto perché avere un'economia di scala in questo settore come in altri, vedi l'auto, è fondamentale».Il problema, secondo Ferrari, è che per avviarlo ci vorrà poco, per portarlo a piena realizzazione «ci vuole di più, ma le forze del mercato sono molto più forti delle normali resistenze di azionisti e soggetti coinvolti».Ferrari è stato chiaro anche sulle tempistiche. «La scadenza è a luglio per tutti, stiamo lavorando per questa scadenza. Non ci sarà bisogno di un'ulteriore proroga», ha rassicurato Massimo Ferrari.«È una cosa necessaria per il Paese, importante per tutti, per il lavoro, per le infrastrutture e le persone, quindi ci crediamo e lo cerchiamo di fare», ha aggiunto ieri l'amministratore delegato del gruppo Pietro Salini sempre a margine dell'incontro della Consob ribadendo che «manca poco, speriamo che manchi poco».A questo punto viene da domandarsi, pur sapendo che tutti auspicano che il Progetto Italia possa vedere la luce al più presto, quali siano i fattori che ne ostacolano la nascita. Il primo fronte che rimane aperto è certamente quello della governance. Ormai è noto che Cassa depositi e prestiti sarebbe della partita se ci saranno le caratteristiche di un'operazione di sistema e non se il progetto sarà mirata a salvare aziende destinate al tracollo. Anche perché il gruppo guidato dall'ad, Fabrizio Palermo, ha fatto sapere ai soggetti potenzialmente interessati o coinvolti di essere disposto a stanziare risorse importanti purché ci sia una pluralità di partner industriali e una governance da player di mercato globale. In sostanza, la governance dovrà essere trasparente e dovrà seguire logiche di mercato. Anche perché, forzando la mano, si rischierebbe di far saltare l'ingresso dell'investitore pubblico che è quello che potrebbe «chiudere il cerchio». Secondo fonti vicine al dossier, ci sarebbe in ballo da parte di Cdp l'ipotesi della costituzione di un comitato all'interno del board: un gruppo di persone - ha criticato giorni fa il Sole 24 Ore - «che avrebbe poteri di indirizzo strategico e gestionali non consueti e forse non facilmente conciliabili con le regole di governance che il mercato richiede a una società quotata in Borsa».A ciò si aggiunga che la famiglia Salini non apprezzerebbe per nulla l'interesse mostrato da Cdp nel portare avanti un cospicuo aumento di capitale. Il motivo è semplice. I Salini non vogliono rischiare di diluire troppo la loro quota. Del resto, Pietro Salini lo ha detto in più occasioni. «La famiglia Salini è pronta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo». E qui sta il busillis.Ci sono poi altri venti contrari al nuovo polo italiano delle costruzioni. Il colosso cooperativo Cmc, ad esempio, in difficoltà e ammesso dal Tribunale al concordato preventivo, non vede di buon occhio l'ingresso in Progetto Italia perché teme di dover intaccare la propria natura cooperativa. L'idea potrebbe essere piuttosto quella di realizzare un polo con Pizzarotti, Vianini, Grandi Lavori e Fincosit, creando un polo alternativo. L'intenzione di creare un vero maxi polo delle costruzioni, dunque, c'è tutta. Lo vogliono sia Salini Impregilo che Cassa depositi e prestiti. Il problema è che, per dare il via libera alle danze, u privati dovrebbero essere pronti a cedere qualche pezzettino. Salini dovrebbe cedere forse un po' del suo controllo. Più facile a dirsi, che a farsi, soprattutto se il tempo stringe.
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