2022-02-27
Salgono i dubbi sul richiamo ai bimbi: «Più miocarditi con la seconda dose»
Uno studio realizzato a Hong Kong tra i 12 e i 17 anni fotografa un picco di effetti avversi rispetto alla prima (22,15 casi ogni 100.000 invece di 3,12). E per gli esperti inglesi, con il calo dei contagi, rischiare non ha senso.Valutare la necessità di una seconda dose di vaccino anti Sars-Cov2 nei più giovani è l’invito che viene fatto da studi, report e agenzie internazionali. In Italia, invece, sembra esistere solo la voce degli esperti ultras del vaccino, senza se e senza ma. Eppure, anche la stessa Agenzia europea dei medicinali (Ema), in questi giorni, ha fatto dei distinguo nel dare il via libera al richiamo (booster) del vaccino anti Covid di Pfizer negli adolescenti 12-17 anni. Il ciclo di due dosi, come noto, è già autorizzato in Ue da cinque anni, mentre il booster finora era previsto a partire dai 18. «Tuttavia», scrive l’Ema, «la decisione sul se e sul quando offrire il booster in questa fascia d’età dovrà tenere conto di fattori quali la diffusione e il livello di gravità della malattia - soprattutto con la variante Omicron - nei più giovani, il rischio noto di effetti collaterali - in particolare la rarissima ma seria complicanza della miocardite - e l’esistenza di altre misure protettive e restrizioni. La decisione e la scelta dei tempi spetterà quindi agli esperti che dirigono la campagna vaccinale in ciascuno Stato membro». Ha quindi senso, per l’ente regolatorio, valutare il rischio di miocardite in una popolazione, quella degli under 18, dove anche il rischio di malattia grave è bassissima, visto che la letalità (percentuale di decessi sui positivi) è inferiore allo 0,1% - i dati sono dell’Istituto superiore di sanità di queste settimane. Alla stessa conclusione, con la raccomandazione di valutare il caso di fermarsi alla prima dose per gli adolescenti, sono arrivati anche gli autori di una ricerca pubblicata ieri sulla rivista scientifica americana Jama Pediatrics. I dati si riferiscono a 224.560 prime dosi e 162.518 seconde dosi di vaccino Pfizer somministrate a Hong Kong in ragazzi di 12-17 anni, tra marzo e ottobre del 2021. In totale sono stati ricoverati con miocardite 43 adolescenti e l’84% dei ricoveri (36 su 43) si è verificato dopo la seconda dose. Il tasso di incidenza era 3,12 casi e 22,15 casi per 100.000 soggetti, rispettivamente per la prima e la seconda dose. La ricerca, che non ha il peso di uno studio clinico, apre alla necessità di maggiori approfondimenti visto che, evitando la seconda dose, «si sono prevenuti circa 8,90 casi di miocardite». Il dato è particolarmente interessante se si considera che, nel frattempo, come si legge su Jama, «tra gli adolescenti di Hong Kong, non è stato segnalato alcun decesso correlato al Covid-19 e l’unico ricoverato in terapia intensiva pediatrica arrivava da fuori». Gli autori suggeriscono, per abbassare il rischio di miocardite nei più giovani, di somministrare una sola dose, un dosaggio più basso per due dosi - come già raccomandato per i bambini di 5-11 anni - o di allungare l’intervallo tra le dosi. L’invito è quindi a considerare, negli under 18, il rapporto rischi e benefici in base alla condizione epidemica, ma anche di personalizzare la vaccinazione, invece di farla in modo standard. Tale precauzione, utile a qualunque età, ma non di facile applicazione, diventa però necessaria nei bambini tra 5 e 11 anni, come rivela il report dell’ente britannico per la vaccinazione Jcvi (Joint committee on vaccination and immunisation) pubblicato il 16 febbraio. Il vaccino Covid-19 pediatrico a mRna è in genere ben tollerato, ma negli Stati Uniti, un report del Centro per le malattie infettive (Cdc), in questa fascia d’età «ha segnalato meno di due casi di miocardite correlata al vaccino per milione di dosi. La maggior parte dei casi di miocardite è stata riportata dopo la seconda dose». Secondo gli esperti britannici, «bisogna tenere conto dello scenario». Se un ciclo completo (due dosi) per milione di soggetti evita, in piena ondata pre Omicron, tre ingressi in terapia intensiva, ne previene solo 0,5 con una variante simile a Omicron. Il rischio però della vaccinazione resta invariato: quasi due casi per milione di dosi. Senza addentrarsi in calcoli complicati - che devono considerare più variabili - è evidente che qualche valutazione vada fatta, soprattutto per la seconda dose, nei bambini, ma non solo. Il report dello Jcvi ricorda infatti che «i dati internazionali dei programmi per adulti suggeriscono che un intervallo più lungo tra le dosi», cioè oltre le tre, quattro settimane previste, «è associato a un tasso di segnalazione più basso di miocardite dopo la vaccinazione». Non si vede perché questa associazione non si dovrebbe applicare anche nei bambini, considerando anche il dosaggio (che è già ridotto). Qualche Paese, non solo Hong Kong, sta prendendo in considerazione questi suggerimenti. La Svezia, per esempio, ha deciso di non vaccinare tutti i bambini tra i 5 e gli 11 anni e la offre solo a coloro che sono a rischio per patologie già presenti o per il contatto stretto con familiari fragili, con deficit immunitari. «I vaccini sono sicuri», ha detto Britta Bjorklund dell’Agenzia per la sanità pubblica, «ci sono vaccini molto buoni, ma ora ci stiamo concentrando sui benefici clinici per il singolo bambino e non vediamo che siano tali da raccomandarne l’uso su tutti».