2023-09-05
«Usiamo la discussione sui salari per superare la distanza Nord-Sud»
Pietro Ichino (Imagoeconomica)
Il giuslavorista Pietro Ichino: «Non si possono ignorare le differenze del costo della vita».Prima di capire davvero cosa succederà al Cnel, quali saranno i tempi e come sarà composta la commissione che avrà il compito di lavorare su una proposta per migliorare i salari degli italiani, conviene aspettare il prossimo Consiglio dei ministri che molto probabilmente si terrà l’8 settembre. In quell’occasione infatti le parti sociali daranno i nomi dei loro 48 consiglieri: sono i rappresentanti di lavoratori e datori di lavoro che andranno a comporre buona parte del nuovo consiglio nazionale dell’economia e del lavoro presieduto da Renato Brunetta. A seconda dei nomi e della loro storia si potrà avere quindi un quadro più chiaro sui punti di caduta della discussione sul salario minimo. Intanto però emerge con forza un tema retributivo che è tanto oggettivo quanto divisivo: in Italia il costo delle vita ha grandi differenze tra il Nord e il Sud del Paese e quindi un ragionamento su come garantire buste paga più sostanziose lì dove il quotidiano (vivere, nutrirsi, abitare, crescere i figli, godersi il dopo lavoro) è più caro è ineludibile. Un’indicazione in questo senso l’aveva data alla Verità l’avvocato Francesco Rotondi, titolare dello studio LabLaw, nominato consigliere esperto del Cnel nelle scorse settimane dalla presidenza del Consiglio, ma non ancora attivo nel suo nuovo ruolo: «Bisogna spingere sulla contrattazione collettiva», aveva spiegato, «anche perché è lo strumento più adatto per individuare le differenze tra le varie aree geografiche, del resto è evidente a tutti che il costo della vita non è lo stesso nel Paese. Così come delle differenze sui salari possono essere previste in relazione ai diversi settori di riferimento». Domenica una conferma è arrivata dal ministro del Lavoro Elvira Calderone che in un’intervista al nostro giornale ha chiarito: «Anche questo, come quello dei trattamenti retributivi, è un tema che va affrontato con un confronto con le parti sociali. Credo che uno spazio di discussione a questo proposito si possa aprire senza toccare necessariamente il diritto alla parità retributiva, ma intervenendo sulla contrattazione territoriale di seconda livello e su quella aziendale». Che il tema ci sia è evidente. E non da adesso. Ma in questo momento con l’inflazione che ha acuito le differenze di costo della vita tra le varie aree geografiche e con il tema salariale tornato prepotentemente al centro del dibattito politico, sarebbe davvero imperdonabile continuare ad ignorarlo. Al punto che uno dei giuslavoristi italiani più influenti e ascoltati del Paese, Pietro Ichino, è intervenuto nella discussione: «La soluzione più lineare», ha evidenziato alla Verità, «consisterebbe nell’affidare a un’autorità - quale potrebbe essere il Cnel - il compito di determinare lo standard minimo in termini di potere d’acquisto effettivo, modulandolo sulla base dell’indice Istat del costo della vita locale. Ma una soluzione di questo tipo incontrerebbe probabilmente qualche resistenza nella parte del movimento sindacale che teme un ritorno alle “gabbie salariali”». Alternativa? «Un’altra soluzione», continua Ichino, «potrebbe essere quella di “sgabbiare la contrattazione collettiva” consentendo ai contratti aziendali o territoriali - purché stipulati dai sindacati maggiormente rappresentativi - di adattare lo standard minimo alle condizioni particolari delle zone dove il costo della vita è nettamente inferiore (zone depresse) o superiore (per esempio grandi centri urbani) rispetto alla media nazionale». Del resto il tema diventa centrale anche nell’ipotesi in cui si volesse proseguire sulla strada dell’individuazione di una soglia di salario minimo valido erga omnes. «Una cosa è certa», spiega ancora l’esperto di diritto del lavoro, «il rifiuto di commisurare gli standard retributivi al costo della vita effettivo nella zona considerata fa sì che i minimi oggi applicati in Italia, espressi in valore nominale della moneta, siano inevitabilmente sbagliati sia al Nord sia al Sud: al Nord perché troppo bassi, al Sud perché troppo alti. Anche la proposta delle forze di opposizione soffre di questo grave difetto».
Jose Mourinho (Getty Images)