2020-03-10
Sala spinge per Mazzoncini in A2a. Ma secondo Milano non è candidabile
Renato Mazzoncini e Giuseppe Sala (Ansa)
Domani la nomina alla multiutility più importante d'Italia. In pole position c'è l'ex ad renziano di Ferrovie. Processo e inchiesta a carico non contraddirebbero però i criteri di correttezza richiesti dal bando comunale.Il sindaco e il ferroviere. Pur con la mascherina e l'amuchina, Giuseppe Sala si prepara in piena emergenza alla nomina più strategica dell'anno a Milano, quella dell'amministratore delegato di A2a, anch'essa da gestire con i guanti bianchi. In pole position c'è Renato Mazzoncini, ex ad delle Ferrovie dello Stato, manager molto vicino a Matteo Renzi e assiduo frequentatore della Leopolda, che aspira a sedersi domani (in assenza di ulteriori rinvii) sul trono della multiutility più importante d'Italia con 12.000 dipendenti e un fatturato di 6,5 miliardi. Un colosso quotato in Borsa che produce e distribuisce energia, acqua e gas alla capitale economica del Paese; il boccone più grosso per Italia viva e il suo 3% di ipotetici consensi. La soluzione è sponsorizzata da Sala e dal sindaco piddino di Brescia Emilio Del Bono, ex parlamentare dell'Ulivo (i due Comuni sono comproprietari del 50% delle quote) che stanno dando il benservito dopo sei anni a Luca Valerio Camerano per far posto a Mazzoncini nonostante exploit aziendali, forti malumori di Borsa, processi e inchieste giudiziarie a carico del candidato, impedimenti etici, mancanza di competenze di settore. Tutto questo a conferma che la raccomandazione per l'ex capo di Ferrovie dev'essere del Padreterno o di qualcuno un gradino sotto che si finge senatore semplice di Scandicci. Favorita dal cerchio magico bresciano (Del Bono e Mazzoncini sono molto amici) con solidi addentellati milanesi (la compagna di Sala, Chiara, è figlia del guru della sinistra cattolica bancaria, il bresciano Giovanni Bazoli), l'operazione è portata avanti malgrado due intoppi giudiziari non banali: il processo di Mazzoncini a Perugia con l'accusa di truffa ai danni dello Stato e l'inchiesta a suo carico a Parma per turbativa d'asta. I due fascicoli hanno messo di cattivo umore Gherardo Colombo; l'icona di Mani pulite nominata proprio da Sala a dirigere il Comitato per la legalità e la trasparenza del Comune di Milano avrebbe sollevato perplessità sulla candidatura. Ora si aggiunge un nuovo problema: secondo il bando del Comune di Milano per A2a, Mazzoncini sarebbe incandidabile. Nel capitolo sui requisiti si legge: «I candidati devono essere persone qualificate in possesso dei requisiti previsti dalla normativa, per i quali non sussistano elementi oggettivi che inducano a metterne in dubbio la correttezza e l'onorabilità, e in possesso di specifiche competenze professionali di natura tecnica e/o amministrativa, adeguate alle specifiche caratteristiche della carica da ricoprire. I candidati devono dimostrare qualificata esperienza almeno quinquennale». Difficile che un processo e un'inchiesta siano considerati elementi che non mettono in dubbio la correttezza. E che una «qualificata esperienza» nei trasporti (Ansaldo, Busitalia, Ferrovie) possa essere ritenuta tale anche nella gestione di acqua, luce, gas, raccolta rifiuti, strategie ecologiche, rivoluzione digitale. Sala vorrebbe tirare diritto. Conosce bene Mazzoncini, nel 2017 ha firmato con lui il protocollo d'intesa per la «riqualificazione degli scali ferroviari» di Milano, di fatto una partita immobiliare da 2,5 miliardi che i critici considerano un mezzo regalo a Ferrovie e Coima, la società di Manfredi Catella. L'operazione A2a sta suscitando l'attenzione della Consob ed è vista negativamente dalla Borsa, come confermano gli analisti di Equita Sim: «Si tratterebbe di un cambiamento inatteso dal mercato perché la società ha diversi dossier aperti per aggregazioni in local utilities e inoltre l'attuale management ha una profonda conoscenza del settore energetico che sta vivendo un'importante trasformazione verso le rinnovabili dettata dal green deal europeo». Un modo elegante per far rimarcare la bizzarria del cambio di un manager, Camerano, che in sei anni ha triplicato la capitalizzazione della società (da 1,9 a 5,2 miliardi) e incrementato i dividenti del 114% (da 102 a 218 milioni). A2a è un carro armato, sta facendo acquisizioni in Veneto e in Friuli. Il cambio manageriale - servono due anni per capire meccanismi e curve - potrebbe rallentare l'espansione a favore dei rivali storici del gruppo Hera, la multiutility dell'Emilia Romagna a guida piddina, già presente nel ricco Nordest. Ma a differenza di quello che sussurrano i maligni, è impensabile che Sala faccia il tifo contro la sua città.La febbre delle nomine riguarda anche il cda di Monte dei Paschi; entro giovedì il Tesoro deve stilare la lista. In prima fila ci sono Mauro Selvetti (ex Credito valtellinese) e Marina Natale (ex Unicredit, Amco). Ma ecco spuntare il terzo incomodo, Alberto Minali (ex Cattolica), sostenuto dal direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera. Mai diretto una banca, solo assicurazioni. Come direbbe il sindaco Sala, «c'è sempre una prima volta».
Francesca Albanese (Ansa)
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