2025-05-29
Sala rinnega sé stesso e spreme i costruttori
Beppe Sala (Imagoeconomica)
Dopo le inchieste edilizie e dopo aver negato errori, il sindaco di Milano cerca di mettere una pezza e chiede agli immobiliaristi indagati di versare gli oneri concessori. Poi lancia una fumosa iniziativa per ridisegnare la città, coinvolgendo ancora le archistar.Il sindaco di Milano Beppe Sala corre ai ripari. E dopo mesi a ribadire che suo fronte urbanistico palazzo Marino non aveva commesso errori, nei giorni scorsi proprio l’amministrazione comunale ha chiesto 1,3 milioni di euro a uno dei costruttori sotto indagine, l’immobiliare Bluestone di Andrea Bezziccheri. Il Fatto Quotidiano ha anticipato la notizia, ricordando come questi soldi non siano altro che gli oneri di urbanizzazione che spettano alle casse comunali, in linea con quanto già stabilito dalla procura: gli inquirenti stimano vantaggi economici indebiti per almeno 4,7 milioni, ottenuti anche grazie a monetizzazioni al ribasso - appena 240 euro al metro quadro. Si tratta di un piccolo passo avanti da parte di Sala, dopo mesi a rincorrere un provvedimento come il Salva Milano (ormai impantanato) o a sperare in un altro condono per salvare i funzionari comunali. Ma restano sempre tutte operazioni fatte senza piani attuativi approvati dal consiglio comunale.Non è in corso alcun accordo con la Procura, né esistono trattative risolutive. Anzi, il sindaco è ancora in alto mare. I comitati delle famiglie in sospeso - 14.481 nuclei, oltre 39.000 persone senza più certezze sulla propria casa - attendono ancora risposte, dopo aver incontrato sia la giunta comunale sia i magistrati che indagano sulle loro abitazioni. Per di più lunedì scorso su La 7 Elly Schlein, segretario dem, ha dimostrato di essere poco informata sulla situazione milanese. Non ha neppure contraddetto il giornalista che spiegava come nei cantieri sotto sequestro o nei palazzi sotto indagine per abuso edilizio non abiti ancora nessuno. Considerazione non vera, perché a Torre Milano Via Stresa ci sono già 110 famiglie, alle Park Towers di via Crescenzago sono 120, mentre all’Hidden Garden di piazza Aspromonte sono 44. E questi appartamenti sono invendibili non solo commercialmente, perché secondo una legge del 1985 (condono edilizio di quell’anno) i notai non possono rogitare appartamenti dei quali hanno notizia di un possibile abusivismo. In pratica c’è chi la casa deve ancora riceverla o c’è chi l’ha ricevuta e non vale niente. L’ultima mossa di Sala sembra un tentativo di rimettere ordine in una situazione ormai fuori controllo, non solo per lui ma per tutto il centrosinistra. I reati contestati sono molti, e i «buchi» da colmare altrettanti: oltre venti inchieste per abusi edilizi, un intero modello di sviluppo urbano finito sotto la lente della magistratura, e un sistema che per anni ha scambiato demolizioni integrali per semplici ristrutturazioni, eludendo i piani urbanistici approvati dal Consiglio comunale grazie a una Scia.È in questo contesto che si muove l’amministrazione milanese di centrosinistra. Dopo mesi trascorsi tra smentite e rassicurazioni, Sala sembra ora aver cambiato approccio. Da un lato, corre ai ripari cercando di adeguarsi - in ritardo - alle richieste degli inquirenti, imponendo oneri economici ai costruttori finora mai richiesti. Dall’altro, prova a rilanciare la propria immagine con una nuova narrazione urbanistica che coinvolge università, architetti e progettisti di fama. Due narrazioni che, più che delineare una visione coerente di città, sembrano configurare una strategia difensiva per contenere le criticità di una gestione in affanno. Anche perché, oltre al pantano in cui si trova palazzo Marino, bisogna pensare alle elezioni comunali del prossimo anno, con un centrosinistra in netto calo in tutta la città.E così, mentre la magistratura prosegue il suo lavoro, Palazzo Marino tenta di rilanciare la propria immagine pubblica. Nei giorni scorsi è stato presentato il progetto Radical Flows, un’iniziativa patrocinata dal Comune che ambisce a ridisegnare la città a partire dai campus universitari, coinvolgendo studenti, ricercatori e archistar in sette progetti pilota distribuiti sul territorio. Sui media, l’operazione viene raccontata come un’alleanza virtuosa tra cultura e istituzioni per rendere Milano più verde, inclusiva e vivibile.Ma sotto questa superficie progressista, crescono i dubbi. Il soggetto promotore è un’entità privata selezionata senza alcuna procedura pubblica visibile. Nessuna gara, nessun bando, nessuna deliberazione ufficiale del Consiglio comunale. Il sospetto è che si tratti più di una copertura narrativa che di un autentico strumento di pianificazione urbanistica. L’assenza di concorsi pubblici, la confusione tra pubblico e privato, e l’opacità del processo decisionale sono elementi che destano forte preoccupazione. Ne sono convinti 150 sottoscrittori di una lettera aperta che vede tra i firmatari, architetti (come Lorenzo Degli Esposti) ma anche economisti (Marco Vitale) o ex assessori (Giorgio Goggi). I firmatari chiedono al Comune di Milano e agli atenei coinvolti di chiarire finalità, utilità e iter decisionale legato all’iniziativa Radical Flows, criticando la modalità di affidamento, che appare opaca e riservata a categorie professionali specifiche, senza ricorso a un concorso pubblico. Si sollecita inoltre l’Ordine degli Architetti a spiegare l’assenza di un moderatore terzo per l’evento del 26 maggio 2025. E sullo sfondo, emerge una critica più ampia: la mancanza di un vero progetto culturale e urbano per la Milano del futuro.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson