Storia di un crollo che dura da un decennio. Il grande enigma delle costanti commesse in fumo che allungano le perdite dal 2013. In soli tre mesi distrutto il piano industriale. Però amministratore delegato e dirigenti non si sono mai fatti mancare le gratifiche.Passerà probabilmente alla storia come la più grande beffa ai suoi azionisti e al mercato. Con tanto di perdita totale di credibilità dei suoi manager di punta, Francesco Caio in testa, che è già stato commissariato. Il disastro Saipem non è tanto nella perdita miliardaria che verrà rivelata la settimana prossima, ma sul fatto che ha distrutto in un colpo solo il piano industriale della Nuova Saipem che magnificava sorti progressive. Il tutto in meno di 3 mesi. Dai fasti proclamati a ottobre dell’anno scorso, all’amara sorpresa di un buco miliardario a gennaio. Tutto da rifare quindi con i soci Eni e Cdp in testa che dovranno mettere mano al portafoglio per un importo intorno ai 2 miliardi per ricostituire il patrimonio. Con le banche esposte per 1 miliardo che dovranno gioco forza ristrutturare il debito e con un dimagrimento via cessioni. Un conto che vale 4 miliardi. Ma se la cronaca stretta di questi giorni si è occupata del crollo delle aspettative, basta scorrere indietro nel tempo le lancette dell’orologio per scoprire che l’ultimo tracollo non è che l’epilogo di una situazione di crisi che dura da un decennio. E che ha trasformato Saipem in uno dei più grandi falò borsistici della storia recente. La prima perdita risale addirittura al 2013. Bilancio in rosso per 160 milioni; poi l’escalation. Solo un anno in attivo per la miseria si 12 milioni. Per il resto anni su anni sempre in perdita per la bellezza di 5,2 miliardi di rosso di bilancio cumulato, che salirà oltre i 7 miliardi a fine 2021. Dieci anni fa il titolo capitalizzava 16 miliardi oggi ne vale poco più di 1,1. Con ricavi dimezzati. Ma cosa è successo e da dove viene tanta distruzione di valore? Certo perforare ed estrarre petrolio e gas a terra o in mare è mestiere difficile, pieno di rischi operativi, e fluttua in base ai prezzi di petrolio e gas. Ma per Saipem il tema ricorrente del bagno di sangue del decennio sono le commesse. Lavori acquisiti e valorizzati per una certa cifra che poi vengono, chissà come, svalutati a distanza di pochi anni. È successo nel lontano autunno del 2012 con due profit warning consecutivi che fecero crollare il titolo da oltre 40 euro a 16 nei mesi successivi del 2013. Al centro della caduta, commesse e portafoglio ordini svalutati con ricavi svaniti per oltre 1,3 miliardi. Cambio di ad da Pietro Franco Tali a Umberto Vergine. Ma la storia del portafoglio ordini si ripete come vedremo a scadenze fisse. Nel 2015 si compie il passaggio di parte del capitale da Eni a Cdp che acquisisce il 12,5% di Saipem, pagandolo la bellezza di 903 milioni. Ma ecco la sorpresa. Appena acquisita da Cdp la quota del 12,5%, si scopre nel 2016 che il bilancio di Saipem è pieno di buchi. Altra pulizia che comporta lo svanire di ricavi per 1,5 miliardi e soprattutto una massiccia svalutazione di commesse e ordini che portano nel 2016 la perdita di Saipem a ben 2,1 miliardi. Altro cambio di manager, Umberto Vergine lascia e arriva Stefano Cao da Eni, grande esperto di industria petrolifera. Terrà il comando da allora ad aprile del 2021 quando alla sua carica subentra Francesco Caio. Negli anni sotto Cao le perdite continuano a sporcare il bilancio: tra il 2017 e il 2020 Saipem cumulerà altri 1,9 miliardi di perdite che si sommano ai 2 miliardi del 2016. E siamo ai giorni nostri: Saipem tenta la svolta della transazione energetica con progetti eolici sia a terra che in mare. A far precipitare ancora una volta i conti questa volta sono proprio i progetti della nuova Saipem. Un parco eolico in Scozia e un progetto in Mozambico sono i nuovi dolori del gruppo. Ora il nuovo vertice, commissariato Caio, farà retromarcia sulla transizione verde, tornando al vecchio amore della perforazione ed estrazione. Di fatto altro capitale da immettere dopo l’aumento da 3,5 miliardi del passato. Con Cdp ed Eni che ora dovranno rimettere mano al portafoglio, insieme a quel 60% del mercato che ha già visto sfumare in 10 anni oltre il 90% dell’investimento. Per Cdp, già prima del prossimo aumento, il capitale bruciato assomma a oltre 700 milioni, soldi dei contribuenti. E così Saipem si rivela sempre più, al di là del futuro riassetto, il grande enigma della Borsa italiana. E mentre il Titanic Saipem si inabissava sempre più, con perdite anno su anno, sulla tolda di comando si è continuato a festeggiare a pioggia di bonus. I dati del 2021 non sono ancora disponibili, ma i bonus non sono mai mancati. Nel 2020 l’ad Stefano Cao ha incassato 565.000 euro di bonus oltre al fisso da 1 milione di euro. L’anno prima il bonus riconosciuto a Cao è stato di 1,1 milioni più il fisso da 1 milione. E nel 2018 altro bonus da 491.000 euro. Con l’ad anche i principali dirigenti strategici hanno continuato a incamerare bonus per oltre 5 milioni nel periodo 2018-2020. Vedremo se nel bilancio 2021, l’anno della perdita miliardaria, saranno stati riconosciuti bonus. Se fosse così sarebbe grave, oltre che patetico.
L' Altro Picasso, allestimento della mostra, Aosta. Ph: S. Venturini
Al Museo Archeologico Regionale di Aosta una mostra (sino al 19 ottobre 2025) che ripercorre la vita e le opere di Pablo Picasso svelando le profonde influenze che ebbero sulla sua arte le sue origini e le tradizioni familiari. Un’esposizione affascinante, fra ceramiche, incisioni, design scenografico e le varie tecniche artistiche utilizzate dall’inarrivabile genio spagnolo.
Jose Mourinho (Getty Images)
Con l’esonero dal Fenerbahce, si è chiusa la sua parentesi da «Special One». Ma come in ogni suo divorzio calcistico, ha incassato una ricca buonuscita. In campo era un fiasco, in panchina un asso. Amava avere molti nemici. Anche se uno tentò di accoltellarlo.