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2022-03-09
«I russi bombardano i corridoi umanitari». Ma Mosca smentisce
Ansa
L’8 marzo per le donne ucraine sarà una data che non potranno mai dimenticare perché invece di ricevere delle mimose hanno trascorso la loro giornata in fuga dalle bombe oppure nascoste nei rifugi.
Ieri alle 8 ora italiane, le 9 in Ucraina, è scattato il cessate il fuoco in modo da consentire l’evacuazione dei civili dalle città di Kiev, Kharkiv, Mariupol, Chernihiv e Sumy, come da intese siglate lo scorso lunedì durante la terza tornata di incontri bilaterali russo-ucraini arrivata dopo il fallimento dell’annuncio dell’apertura dei corridoi umanitari che non erano potuti mettere in funzione. In ogni caso, seppur in una situazione fragilissima che può degenerare in qualsiasi momento, il corridoio umanitario per evacuare i civili da Sumy resta aperto. Ieri mattina secondo il governatore della regione di Sumy, Dmytro Zhyvytskyi, il corridoio «era operativo» e la situazione all’uscita della città del Nord Est occupata dai russi veniva descritta come «calma», poi nel pomeriggio l’Ucraina ha denunciato «bombardamenti sui corridoi umanitari», un fatto però negato dai russi, che attraverso l’agenzia di stampa Ria hanno fatto sapere di aver evacuato 723 i civili attraverso il passaggio che va da Sumy a Poltava, nella parte centrale del dell’Ucraina.
Questo mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenski, in un’intervista all’Abc parlava di un possibile compromesso: «Possiamo discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere» riferito ovviamente alla Crimea mentre per quanto riguarda le due repubbliche separatiste del Donbass definite in tono sprezzante delle «pseudo Repubbliche» ha affermato: «Sono pronto ad un dialogo ma non alla capitolazione». Ma cosa vuol dire trovare un compromesso su qualcosa che è già «de facto» ed è un tema sul quale Vladimir Putin non vuole trattare per nessuna ragione al mondo?
Probabilmente lo sapremo nei prossimi giorni, tuttavia, il tempo scorre inesorabilmente, i morti aumentano e il momento dei tatticismi sta finendo per tutti mentre nella notte la città di Odessa è stata presa di mira da un attacco aereo che ha causato almeno 10 morti tra i quali ci sono ancora una volta dei bambini e lo stesso è accaduto nella la città di Sumy dove un bombardamento dei caccia russi avvenuto all’alba ha provocato la morte di 21 civili, tra cui 2 bambini. Zelenski ha concluso l’intervista agitando lo spettro di una possibile terza guerra mondiale: «Questa guerra non finirà così. Scatenerà la guerra mondiale». E poi, rivolgendosi alla Russia: «Tutti coloro che sono venuti sulla nostra terra, tutti coloro che hanno dato gli ordini... Sono tutti criminali di guerra». Per tornare al corridoio umanitario, nel tardo pomeriggio di ieri il ministero degli Esteri ucraino con un tweet ha rincarato la dose sulle presunte violazioni del cessate il fuoco: «Le forze russe stanno ora bombardando il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol. Otto camion e trenta autobus pronti a consegnare aiuti umanitari a Mariupol e a evacuare civili a Zaporizhzhia. La pressione sulla Russia deve essere intensificata affinché mantenga i suoi impegni», mentre Dmytro Ivanovyc Kuleba, ministro degli Esteri, ha accusato apertamente la Russia di «tenere in ostaggio 300.000 civili a Mariupol e di impedirne l’evacuazione nonostante gli accordi con la mediazione della Croce Rossa Internazionale».
In attesa del quarto round negoziale dove sarebbe auspicabile che al tavolo prendessero posto figure di primo livello sia russe che ucraine, dai fronti di guerra arrivano centinaia di notizie diffuse da una parte e dall’altra, impossibili o quasi da verificare. Pochissime le certezze; una tra tutte è che la popolazione civile nelle diverse città cinte d’assedio vive al freddo, senza l’acqua corrente, senza luce e non può comunicare con nessuno visto che anche ieri notte sono stati bombardati i ripetitori della telefonia mobile.
Drammatica la situazione nella regione di Kiev, dove ieri pomeriggio tre adulti sono stati uccisi e tre bambini feriti dall’esplosione di una mina nella regione di Chernihiv (a Nord della capitale) ma soprattutto nella città portuale di Mariupol (Sud dell’Ucraina) dove secondo Laurent Ligozat, coordinatore delle emergenze di Medici senza frontiere intervistato dall’agenzia stampa Agi, «la situazione umanitaria è catastrofica ed è fondamentale che i civili vengano evacuati subito». Per tornare al fronte, è data per certa la morte del generale russo Vitaly Gerasimov, vice comandante della 41ª Armata interforze russa che sarebbe stato ucciso da un cecchino ucraino a Kharkiv. Vitaly Gerasimov non era certo un generale qualsiasi; nipote del generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore e primo vice Comandante della 41ª armata del distretto militare centrale della Russia, era conosciuto come colui che «ha conquistatola Crimea» e anche per aver partecipato alla seconda guerra in Cecenia e all’operazione militare russa in Siria.
Sul fronte dell’intelligence militare, invece, c’è molto nervosismo da parte russa per un articolo pubblicato dal Times nel quale l’attivista per i diritti umani Vladimir Osechkin parla di un presunto report dell’Fsb (il servizio segreto che si occupa della sicurezza interna della Federazione Russa) finito non si sa come nelle sue mani, nel quale gli 007 russi criticano ferocemente l’operazione militare. Difficile stabilire se sia vero o falso il report ma non sono in pochi coloro che ritengono che tra le agenzie di intelligence russe la guerra in Ucraina sia stata fin da subito avversata. Putin però ha tirato dritto e al momento nessuno sa come uscirne.
«Prendiamo rifugiati come stagionali per lavorare sulle spiagge italiane»
La guerra in Ucraina sta causando una significativa ondata di profughi verso Occidente. Secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, al momento avrebbero lasciato il Paese circa due milioni di persone: in questo quadro, alla giornata di ieri, il nostro Paese aveva accolto circa 17.000 rifugiati. Numeri significativi che sono probabilmente destinati a crescere.
In tal senso, l’Italia non si sta organizzando soltanto sul piano dell’assistenza umanitaria, ma sul territorio sono state avviate delle iniziative per assumere dei rifugiati come lavoratori stagionali. Confesercenti ha innanzitutto approntato un pacchetto di 10.000 contratti stagionali, al cui interno verranno inseriti anche giovani profughi della guerra in corso. «Pensiamo al futuro e all’integrazione di chi sta arrivando e arriverà nei prossimi mesi nel Lazio e a Roma», ha dichiarato al Messaggero il presidente della Fiepet–Confesercenti Roma, Claudio Pica. «Ognuno sta facendo la propria parte e anche noi, come possiamo, stiamo mettendo in campo tutto ciò che possiamo, per aiutare i sopravvissuti di questo terribile conflitto», ha aggiunto. «Avvieremo le procedure per tutti coloro che vorranno», ha proseguito, «si tratta di contratti a termine da attivare per il trimestre estivo. Abbiamo pensato ai tanti studenti, ai giovanissimi, è una possibilità per dare loro modo di integrarsi e iniziare a ricostruire una nuova vita». In particolare, a livello tecnico, Confesercenti attiverà questi contratti, accedendo al Fondo competenza. La rete Riviera Sicura, dal canto suo, ha annunciato ieri assunzioni a tempo determinato – da tre a sei mesi – di almeno 300 donne ucraina, fuggite dal conflitto, negli alberghi della riviera romagnola. «L'economia del nostro territorio», ha detto il presidente della rete Giosuè Salomone, «necessita di manodopera straordinaria ogni stagione estiva. Avevamo già previsto di ricorrere al decreto Flussi per sopperire alla mancanza di personale poiché il mercato del lavoro italiano non riesce mai a soddisfare la nostra richiesta in estate». «Il personale va però formato», ha proseguito Salomone, «e per questo già lunedì inizieremo un corso base di italiano, cui seguiranno corsi di housekeeping, haccp e sicurezza sul lavoro per essere pronti con le assunzioni già a Pasqua. Abbiamo calcolato di potere erogare stipendi per oltre due milioni di euro entro settembre. Soldi che le famiglie, al loro rientro in patria, potranno impiegare per la ricostruzione del Paese». «Chiederemo al governo», ha concluso il presidente di Riviera Sicura, «un provvedimento straordinario che consenta sgravi contributivi per l'assunzione dei rifugiati: il minore introito di contributi sarebbe più che ampiamente coperto dal risparmio nell'accoglienza».
Ora, è senz’altro giusto dare un aiuto concreto a persone che fuggono veramente da una guerra. E queste iniziative vanno indubbiamente in tale direzione. Detto ciò, bisogna tuttavia anche vigilare affinché da una buona azione non nascano degli effetti problematici. Non bisogna infatti trascurare gli effetti perniciosi che la pandemia ha avuto sull’economia e il mercato del lavoro nel nostro Paese. Alla luce di tali iniziative, è quindi necessario cercare di evitare due rischi: la sostituzione di manodopera italiana e l’abbassamento dei salari. Un problema, quest’ultimo, che si pone inevitabilmente in presenza di lavoratori disposti a guadagnare meno. I giusti aiuti umanitari devono quindi armonizzarsi con la questione sociale. Non è facile, certo. Ma è quello che bisogna fare.
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Nuove vittime tra i civili, bambini compresi. Kiev accusa: «L’invasore tiene in ostaggio 300.000 persone a Mariupol».L’Italia si attrezza per l’accoglienza. Ma c’è il rischio di un contraccolpo sociale.Lo speciale contiene due articoli.L’8 marzo per le donne ucraine sarà una data che non potranno mai dimenticare perché invece di ricevere delle mimose hanno trascorso la loro giornata in fuga dalle bombe oppure nascoste nei rifugi. Ieri alle 8 ora italiane, le 9 in Ucraina, è scattato il cessate il fuoco in modo da consentire l’evacuazione dei civili dalle città di Kiev, Kharkiv, Mariupol, Chernihiv e Sumy, come da intese siglate lo scorso lunedì durante la terza tornata di incontri bilaterali russo-ucraini arrivata dopo il fallimento dell’annuncio dell’apertura dei corridoi umanitari che non erano potuti mettere in funzione. In ogni caso, seppur in una situazione fragilissima che può degenerare in qualsiasi momento, il corridoio umanitario per evacuare i civili da Sumy resta aperto. Ieri mattina secondo il governatore della regione di Sumy, Dmytro Zhyvytskyi, il corridoio «era operativo» e la situazione all’uscita della città del Nord Est occupata dai russi veniva descritta come «calma», poi nel pomeriggio l’Ucraina ha denunciato «bombardamenti sui corridoi umanitari», un fatto però negato dai russi, che attraverso l’agenzia di stampa Ria hanno fatto sapere di aver evacuato 723 i civili attraverso il passaggio che va da Sumy a Poltava, nella parte centrale del dell’Ucraina. Questo mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenski, in un’intervista all’Abc parlava di un possibile compromesso: «Possiamo discutere e trovare un compromesso su come questi territori continueranno a vivere» riferito ovviamente alla Crimea mentre per quanto riguarda le due repubbliche separatiste del Donbass definite in tono sprezzante delle «pseudo Repubbliche» ha affermato: «Sono pronto ad un dialogo ma non alla capitolazione». Ma cosa vuol dire trovare un compromesso su qualcosa che è già «de facto» ed è un tema sul quale Vladimir Putin non vuole trattare per nessuna ragione al mondo? Probabilmente lo sapremo nei prossimi giorni, tuttavia, il tempo scorre inesorabilmente, i morti aumentano e il momento dei tatticismi sta finendo per tutti mentre nella notte la città di Odessa è stata presa di mira da un attacco aereo che ha causato almeno 10 morti tra i quali ci sono ancora una volta dei bambini e lo stesso è accaduto nella la città di Sumy dove un bombardamento dei caccia russi avvenuto all’alba ha provocato la morte di 21 civili, tra cui 2 bambini. Zelenski ha concluso l’intervista agitando lo spettro di una possibile terza guerra mondiale: «Questa guerra non finirà così. Scatenerà la guerra mondiale». E poi, rivolgendosi alla Russia: «Tutti coloro che sono venuti sulla nostra terra, tutti coloro che hanno dato gli ordini... Sono tutti criminali di guerra». Per tornare al corridoio umanitario, nel tardo pomeriggio di ieri il ministero degli Esteri ucraino con un tweet ha rincarato la dose sulle presunte violazioni del cessate il fuoco: «Le forze russe stanno ora bombardando il corridoio umanitario da Zaporizhzhia a Mariupol. Otto camion e trenta autobus pronti a consegnare aiuti umanitari a Mariupol e a evacuare civili a Zaporizhzhia. La pressione sulla Russia deve essere intensificata affinché mantenga i suoi impegni», mentre Dmytro Ivanovyc Kuleba, ministro degli Esteri, ha accusato apertamente la Russia di «tenere in ostaggio 300.000 civili a Mariupol e di impedirne l’evacuazione nonostante gli accordi con la mediazione della Croce Rossa Internazionale».In attesa del quarto round negoziale dove sarebbe auspicabile che al tavolo prendessero posto figure di primo livello sia russe che ucraine, dai fronti di guerra arrivano centinaia di notizie diffuse da una parte e dall’altra, impossibili o quasi da verificare. Pochissime le certezze; una tra tutte è che la popolazione civile nelle diverse città cinte d’assedio vive al freddo, senza l’acqua corrente, senza luce e non può comunicare con nessuno visto che anche ieri notte sono stati bombardati i ripetitori della telefonia mobile. Drammatica la situazione nella regione di Kiev, dove ieri pomeriggio tre adulti sono stati uccisi e tre bambini feriti dall’esplosione di una mina nella regione di Chernihiv (a Nord della capitale) ma soprattutto nella città portuale di Mariupol (Sud dell’Ucraina) dove secondo Laurent Ligozat, coordinatore delle emergenze di Medici senza frontiere intervistato dall’agenzia stampa Agi, «la situazione umanitaria è catastrofica ed è fondamentale che i civili vengano evacuati subito». Per tornare al fronte, è data per certa la morte del generale russo Vitaly Gerasimov, vice comandante della 41ª Armata interforze russa che sarebbe stato ucciso da un cecchino ucraino a Kharkiv. Vitaly Gerasimov non era certo un generale qualsiasi; nipote del generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore e primo vice Comandante della 41ª armata del distretto militare centrale della Russia, era conosciuto come colui che «ha conquistatola Crimea» e anche per aver partecipato alla seconda guerra in Cecenia e all’operazione militare russa in Siria. Sul fronte dell’intelligence militare, invece, c’è molto nervosismo da parte russa per un articolo pubblicato dal Times nel quale l’attivista per i diritti umani Vladimir Osechkin parla di un presunto report dell’Fsb (il servizio segreto che si occupa della sicurezza interna della Federazione Russa) finito non si sa come nelle sue mani, nel quale gli 007 russi criticano ferocemente l’operazione militare. Difficile stabilire se sia vero o falso il report ma non sono in pochi coloro che ritengono che tra le agenzie di intelligence russe la guerra in Ucraina sia stata fin da subito avversata. Putin però ha tirato dritto e al momento nessuno sa come uscirne. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/russi-bombardano-corridoi-mosca-smentisce-2656877143.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prendiamo-rifugiati-come-stagionali-per-lavorare-sulle-spiagge-italiane" data-post-id="2656877143" data-published-at="1646794908" data-use-pagination="False"> «Prendiamo rifugiati come stagionali per lavorare sulle spiagge italiane» La guerra in Ucraina sta causando una significativa ondata di profughi verso Occidente. Secondo quanto riferito dalle Nazioni Unite, al momento avrebbero lasciato il Paese circa due milioni di persone: in questo quadro, alla giornata di ieri, il nostro Paese aveva accolto circa 17.000 rifugiati. Numeri significativi che sono probabilmente destinati a crescere. In tal senso, l’Italia non si sta organizzando soltanto sul piano dell’assistenza umanitaria, ma sul territorio sono state avviate delle iniziative per assumere dei rifugiati come lavoratori stagionali. Confesercenti ha innanzitutto approntato un pacchetto di 10.000 contratti stagionali, al cui interno verranno inseriti anche giovani profughi della guerra in corso. «Pensiamo al futuro e all’integrazione di chi sta arrivando e arriverà nei prossimi mesi nel Lazio e a Roma», ha dichiarato al Messaggero il presidente della Fiepet–Confesercenti Roma, Claudio Pica. «Ognuno sta facendo la propria parte e anche noi, come possiamo, stiamo mettendo in campo tutto ciò che possiamo, per aiutare i sopravvissuti di questo terribile conflitto», ha aggiunto. «Avvieremo le procedure per tutti coloro che vorranno», ha proseguito, «si tratta di contratti a termine da attivare per il trimestre estivo. Abbiamo pensato ai tanti studenti, ai giovanissimi, è una possibilità per dare loro modo di integrarsi e iniziare a ricostruire una nuova vita». In particolare, a livello tecnico, Confesercenti attiverà questi contratti, accedendo al Fondo competenza. La rete Riviera Sicura, dal canto suo, ha annunciato ieri assunzioni a tempo determinato – da tre a sei mesi – di almeno 300 donne ucraina, fuggite dal conflitto, negli alberghi della riviera romagnola. «L'economia del nostro territorio», ha detto il presidente della rete Giosuè Salomone, «necessita di manodopera straordinaria ogni stagione estiva. Avevamo già previsto di ricorrere al decreto Flussi per sopperire alla mancanza di personale poiché il mercato del lavoro italiano non riesce mai a soddisfare la nostra richiesta in estate». «Il personale va però formato», ha proseguito Salomone, «e per questo già lunedì inizieremo un corso base di italiano, cui seguiranno corsi di housekeeping, haccp e sicurezza sul lavoro per essere pronti con le assunzioni già a Pasqua. Abbiamo calcolato di potere erogare stipendi per oltre due milioni di euro entro settembre. Soldi che le famiglie, al loro rientro in patria, potranno impiegare per la ricostruzione del Paese». «Chiederemo al governo», ha concluso il presidente di Riviera Sicura, «un provvedimento straordinario che consenta sgravi contributivi per l'assunzione dei rifugiati: il minore introito di contributi sarebbe più che ampiamente coperto dal risparmio nell'accoglienza». Ora, è senz’altro giusto dare un aiuto concreto a persone che fuggono veramente da una guerra. E queste iniziative vanno indubbiamente in tale direzione. Detto ciò, bisogna tuttavia anche vigilare affinché da una buona azione non nascano degli effetti problematici. Non bisogna infatti trascurare gli effetti perniciosi che la pandemia ha avuto sull’economia e il mercato del lavoro nel nostro Paese. Alla luce di tali iniziative, è quindi necessario cercare di evitare due rischi: la sostituzione di manodopera italiana e l’abbassamento dei salari. Un problema, quest’ultimo, che si pone inevitabilmente in presenza di lavoratori disposti a guadagnare meno. I giusti aiuti umanitari devono quindi armonizzarsi con la questione sociale. Non è facile, certo. Ma è quello che bisogna fare.
David Neres festeggia con Rasmus Hojlund dopo aver segnato il gol dell'1-0 durante la semifinale di Supercoppa italiana tra Napoli e Milan a Riyadh (Ansa)
Nella prima semifinale in Arabia Saudita i campioni d’Italia superano 2-0 i rossoneri con un gol per tempo di Neres e Hojlund. Conte: «Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza». Allegri: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà».
È il Napoli la prima finalista della Supercoppa italiana. All’Alawwal Park di Riyadh, davanti a 24.941 spettatori, i campioni d’Italia superano 2-0 il Milan al termine di una semifinale mai realmente in discussione e torneranno lunedì nello stadio dell’Al Nassr per giocarsi il primo trofeo stagionale contro la vincente di Bologna-Inter, in programma domani sera.
Decidono un gol per tempo di Neres e Hojlund, protagonisti assoluti di una gara che la squadra di Antonio Conte ha interpretato con maggiore lucidità, intensità e qualità rispetto ai rossoneri. Il pubblico saudita, arrivato a scaglioni sugli spalti come da consuetudine locale, si è acceso soprattutto per Luka Modric durante il riscaldamento, più inquadrato sugli smartphone che realmente seguito sul campo, ma alla lunga è stato il Napoli a prendersi scena e risultato. Un successo meritato per i partenopei che rispetto al Milan hanno dimostrato di avere più idee e mezzi per colpire.
Conte ha scelto la miglior formazione possibile, confermando il 3-4-2-1 con l’unica eccezione rispetto alle ultime gare di campionato che riguarda il ritorno tra i titolari di Politano al posto di Lang. Davanti la coppia McTominay-Neres ad agire alle spalle di Hojlund. Ed è stato proprio il centravanti danese uno dei protagonisti del match e della vittoria del Napoli, mettendo lo zampino in entrambi i gol e facendo impazzire in marcatura De Winter. L’ex difensore del Genoa è stato scelto da Allegri come perno della difesa a tre per sostituire l'infortunato Gabbia, un’assenza che alla fine dei conti si è rivelata più pesante del previsto. Ma se quella del difensore centrale era praticamente una scelta obbligata, il turnover applicato in mezzo al campo e sulla corsia di destra non ha restituito gli effetti desiderati. Nel solito 3-5-2 hanno trovato spazio dal primo minuto anche Jashari e Loftus-Cheek, titolari al posto di Modric e Fofana, ed Estupinan per far rifiatare Bartesaghi, uno degli uomini più in forma tra i rossoneri.
Il Napoli ha preso infatti fin da subito l’iniziativa, con Elmas al tiro già al 2’ e con Maignan attento a bloccare senza problemi. Il Milan ha poi avuto due ghiotte occasioni: al 5’ sugli sviluppi di una rimessa laterale Pavlovic ha tentato una rovesciata, il pallone è arrivato a Loftus-Cheek che, solo davanti a Milinkovic-Savic, ha mancato incredibilmente l’impatto; al 16' Saelemaekers ha sprecato calciando alto da buona posizione. È l’illusione rossonera, perché da quel momento sono i partenopei a comandare il gioco. Al 32' McTominay ha sfiorato il vantaggio con un destro di prima poco fuori, mentre Nkunku al 37’ ha confermato il suo momento negativo non inquadrando nemmeno la porta a conclusione di un contropiede che poteva cambiare la partita. Partita che è cambiata in maniera decisiva due minuti dopo, al 39’, quando è arrivato il gol che ha sbloccato la semifinale: da un'azione insistita di Elmas sulla sinistra, il pallone è arrivato a Hojlund il cui tiro in diagonale ha messo in difficoltà Maignan. La respinta troppo corta del portiere francese è finita sui piedi di Neres, il più rapido ad avventarsi sul pallone e a depositarlo in rete. Il Napoli è andato vicino al raddoppio già prima dell’intervallo con un altro contropiede orchestrato da Elmas e concluso da Hojlund, su cui Maignan ha dovuto compiere un mezzo miracolo.
Nella ripresa il copione non è cambiato. Rrahmani ha impegnato ancora Maignan da fuori area, poi al 64’ è arrivato il 2-0 che ha chiuso la partita: Spinazzola ha affondato a sinistra e servito Hojlund, veloce e preciso a finalizzare con freddezza, firmando così una prestazione dominante contro un De Winter in grande difficoltà. Allegri ha provato a cambiare volto alla gara passando al 4-1-4-1 con l’ingresso di Fofana e Athekame, ma il Milan non è riuscito di fatto mai a rientrare davvero in partita. Anzi. Al 73' uno scatenato Hojlund ha sfiorato la doppietta personale. Poi, al 75', il Milan ha regalato alla parte di stadio rossonera la gioia più grande di tuta la serata, ovvero l'ingresso in campo di Modric. Il croato è entrato tra gli applausi del pubblico, ma è solo una nota di colore in una serata che resta saldamente nelle mani del Napoli. Nel finale spazio anche a qualche tensione, sia in campo che in panchina. Prima le scintille tra Tomori e McTominay, ammoniti entrambi da Zufferli. Poi, in pieno recupero, un battibecco verbale tra Oriali e Allegri. E mentre scorrevano i sette minuti di recupero concessi dal direttore di gara, accompagnato dal coro dei tifosi sauditi di fede azzurra «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi», è arrivato il verdetto definitivo.
Nel post partita Massimiliano Allegri ha riconosciuto i meriti degli avversari: «Il Napoli ha meritato perché ha difeso molto meglio di noi. Dobbiamo migliorare la fase difensiva, è lì che nascono le difficoltà». Sull’eliminazione da Coppa Italia e Supercoppa è stato netto: «Siamo dispiaciuti, ma il nostro obiettivo resta la qualificazione in Champions, che è un salvavita per la società». Di tutt’altro tono Antonio Conte, soddisfatto della risposta della sua squadra: «Battere il Milan fa morale. Vincere contro un top team dà fiducia, entusiasmo e consapevolezza. Con energia, anche in emergenza, siamo difficili da affrontare». Parole di elogio per Hojlund: «Ha 22 anni, grandi margini di crescita e oggi è stato determinante. Sta capendo sempre di più quello che gli chiedo».
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