coppa d'africa marocco

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Il Marocco gioca la sua partita globale
Brahim Diaz esulta dopo aver segnato un gol durante la partita inaugurale della 35ª Coppa d'Africa tra Marocco e Comore allo stadio Prince Moulay Abdellah di Rabat (Getty Images)

La Coppa d’Africa non è solo calcio. È una vetrina politica e culturale con cui Rabat rivendica un nuovo ruolo: africano per storia, occidentale per infrastrutture e governance. In vista del Mondiale 2030, il Paese si propone come hub tra Africa ed Europa, usando lo sport come leva di potere e immagine.

La Coppa d’Africa, che si è da poco aperta e finirà gennaio in Marocco, non è soltanto un torneo continentale. È una dichiarazione politica. È una messa in scena accurata. È il modo con cui Rabat prova a raccontare al mondo chi vuole essere nei prossimi vent’anni. Il calcio, in questo disegno, non è un fine. È uno strumento. Serve a mostrare infrastrutture, capacità organizzativa, stabilità istituzionale. Serve a posizionare il Paese come interlocutore affidabile tra Africa, Europa e mondo arabo.

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