2024-05-02
Il ruolo strategico di Gibuti nella crisi del Mar Rosso
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Dal porto della città-stato africana che si affaccia sulle coste del Mar Rosso partono molte operazioni militari. Oltre alle basi americane, francesi, cinesi, giapponesi e spagnole, c'è anche quella di supporto italiana guidata dal colonnello Stefano Capriglione, che ha acquisito un ruolo determinante nella missione Aspides.Il fronte del Mar Rosso è diventato sempre più importante nel conflitto mediorientale e lo dimostra anche il fatto che dalle zone dello Yemen controllate dai ribelli Houthi sono partiti droni per colpire Israele all’interno dell’operazione Vera Promessa dell’Iran. In queste acque incrociano da mesi navi da guerra di diverse missioni arrivare per difendere il passaggio dei mercantili diretti nel Mediterraneo, che dal novembre scorso vengono quotidianamente attaccati dai miliziani yemeniti.La base di partenze delle determinanti operazioni militari di questa area è il grande porto di Gibuti, una città-stato africana che si affaccia sulle coste del Mar Rosso. Dal 2008 sono partite da qui le numerosi spedizioni navali contro i pirati che infestavano le coste della Somalia, poi negli ultimi mesi sono nate le operazioni Prosperity Guardian, voluta dagli Stati Uniti e la missione Aspides, frutto del lavoro dell’Unione europea e che vede l’Italia come paese guida. Il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio è stato il primo mezzo della marina italiana arrivato a Gibuti all’interno di questa missione dimostrando subito in mare quanto determinante sia la difesa delle navi che utilizzano lo stretto passaggio di Bad el Mandeb per raggiungere Suez e poi il Mediterraneo. Nei primi mesi del 2024 il calo delle merci attraverso questa rotta marittima ha sfiorato il 60% rischiando di mettere in crisi le economie dell’Egitto e dei Paesi europei per i quali da qui arriva il 16% del commercio globale. A Gibuti, grazie alla sua posizione strategica, si trovano basi americane, francesi, cinesi, giapponesi, spagnole e anche una base di supporto italiana che ha acquisito un ruolo determinante in questa situazione. Il colonnello Stefano Capriglione è al comando della Bmis (Base militare italiana di supporto) intitolata all’eroe della seconda guerra mondiale Amedeo Guillet. Il colonnello Stefano Capriglione (Foto Matteo Giusti)Colonnello nelle scorse settimane la nave Caio Duilio è arrivata a Gibuti per are il via alla nuova missione Aspides.«Questa base è stata creata nel 2014 con il compito specifico di supportare le missioni e le attività italiane in questa delicata area del Corno d’Africa. In questi ultimi anni abbiamo svolto attività in favore della missione Atalanta che si è occupata di combattere la pirateria. Ora ci siamo occupati di supportare la task force di Aspides e delle richieste specifiche arrivate dal comando delle nave Duilio. Ci siamo occupati della logistica compreso il rientro e l’arrivo di marinai che facevano parte dell’equipaggio ed anche tutti i rifornimenti necessari per portare avanti la missione». Colonnello la presenza militare italiana in questa regione è determinante vista la complessità della situazione?«Noi ci siamo occupati anche della crisi in Sudan, quando allo scoppio della guerra civile di circa un anno fa abbiamo fatto attività di recupero ed evacuazione dei nostri connazionali. Militari, civili ed anche il personale diplomatico presente a Khartoum è stato fatto rientrare in Italia con voli militari». Colonnello l’Africa è diventata geopoliticamente determinante. Come viene percepita la nostra presenza a Gibuti?«Noi abbiamo ottimi rapporti sia con le autorità civili che militari gibutiani, ma ci tengo a sottolineare che abbiamo un bellissimo rapporto anche con la popolazione di Gibuti perché portiamo avanti diversi progetti di cooperazione sia civile che militare riuscendo a fornire un aiuto in diversi campi . Noi siamo qui lavorare insieme e siamo orgogliosi della riposta che stiamo ricevendo dal popolo gibutiano».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/ruolo-gibuti-crisi-mar-rosso-2668099397.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="non-partecipiamo-a-nessuna-operazione-navale-nel-mar-rosso-il-nostro-paese-non-fa-parte-di-nessuna-coalizione" data-post-id="2668099397" data-published-at="1714492922" data-use-pagination="False"> «Non partecipiamo a nessuna operazione navale nel Mar Rosso. Il nostro Paese non fa parte di nessuna coalizione» L'ambasciatore Guelleh Idriss Omar (Foto Matteo Giusti) Gibuti che è stato soprannominato lo stato delle basi ha compreso l’importanza del suo ruolo, ma deve barcamenarsi in un’area dagli equilibri molto complessi. Guelleh Idriss Omar è un ambasciatore e direttore delle Relazioni Bilaterali al ministero degli Esteri della Repubblica di Gibuti.Ambasciatore il suo Paese vede la presenza di moltissimi soldati, la vostra posizione vi ha reso molto appetibili?«Noi siamo una repubblica indipendente da quasi 47 anni e ci teniamo a dimostrare che siamo un paese sovrano. Tutte le basi aperte qui lo hanno fatto con accordi con il nostro governo che ha voluto dare la possibilità a tanti paesi di essere presenti. Siamo ben consapevoli di quanto strategicamente determinante Gibuti sia diventato, alle nostre spalle c’è ancora la guerra in Sudan, alcune regioni dell’Etiopia ribollono e la Somalia fa fatica a trovare stabilità, mentre davanti alle nostre coste la situazione è sempre più complicata».Ambasciatore gli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso hanno trasformato questo stretto braccio di mare in un campo di battaglia.«Gibuti ha rafforzato la sua guardia costiera e la sua forza navale, ma ci tengo a sottolineare che non prendiamo e non prenderemo parte a nessuna operazione navale nel Mar Rosso, il nostro Paese non fa parte di nessuna coalizione».Ambasciatore che rapporti avete con i ribelli Houthi dello Yemen?«Nessun rapporto, noi abbiamo solidi rapporti con diversi Paesi della penisola arabica come gli Emirati Arabi Uniti o l’Arabia Saudita e quando gli Houthi hanno attaccato le loro infrastrutture il nostro governo ha fermamente condannato le loro azioni. Gibuti però chiede che il genocidio di Gaza si fermi subito, il nostro governo accusa Israele di pulizia etnica e di crimini di guerra. Il presidente Guelleh lo ha detto chiaramente al vertice dei Paesi islamici che deve cessare la barbara e brutale aggressione delle forze di occupazione di Israele contro il popolo palestinese».Un fronte sempre meno secondario e che sarà determinante per gli equilibri economici e politici dell’indo-mediterraneo.
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