I narcotrafficanti colombiani entrano nel Continente africano attraverso la Guinea-Bissau che è notoriamente una porta del traffico di cocaina che si dirige a Nord verso l'Europa, talvolta sotto la protezione di gruppi armati jihadisti. Nel 2022, i sequestri maggiori sono stati effettuati in Burkina Faso, molto prima di Niger e Mali.
I narcotrafficanti colombiani entrano nel Continente africano attraverso la Guinea-Bissau che è notoriamente una porta del traffico di cocaina che si dirige a Nord verso l'Europa, talvolta sotto la protezione di gruppi armati jihadisti. Nel 2022, i sequestri maggiori sono stati effettuati in Burkina Faso, molto prima di Niger e Mali.Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga, la cocaina prodotta in Sud America che attraversa l'Africa per raggiungere l'Europa, passa anche dal Burkina Faso che è in pieno caos e dove i jihadisti dell’Isis e al-Qaeda si combattono ormai quotidianamente. L'ufficio dell’Onu ha ricordato che i traffici sulla tratta saheliana della droga continuano a prosperare grazie ai gruppi armati. Nel 2022, i sequestri maggiori sono stati effettuati in Burkina Faso, molto prima di Niger e Mali dove i confini sono a dir poco porosi. Secondo le autorità del Burkinabè, i trafficanti «approfittano dei confini porosi per attraversare aree che sfuggono al controllo degli Stati». Il traffico di droga in transito attraverso il Burkina Faso riguarda principalmente la cocaina. Su questo le autorità di Ouagadougou per quanto riguarda il 2022 hanno detto di aver sequestrato una tonnellata di cocaina mentre secondo l'Onu in realtà sarebbero 488 chili inoltre una trentina di tonnellate di tramadolo, un altro farmaco oppioide, a scopo analgesico, il cui mercato nero si sta rapidamente crescendo in tutta l’Africa Occidentale (specialmente in Nigeria), e che tramite le rotte illegali sta arrivando anche in Europa. Nel 2021, come scrive la Deutsche welle (Dw) secondo un percorso descritto dal Central Narcotics Office of Mali: «Il traffico di cocaina ha preso la strada tra Bobo Dioulasso e Faramana, al confine tra Burkina Faso e Mali, per poi raggiungere la città maliana di Ségou per prendere infine la direzione del Nord del paese». La droga arriva nascosta in sacchi di verdura o di carbone e poi trasportata in automezzi non contrassegnati chiamati «dinas». Ma dove sbarcano i narcos colombiani nel Continente africano? Il Narco stato della Guinea-Bissau I narcotrafficanti colombiani entrano nel Continente africano attraverso la Guinea-Bissau che è notoriamente una porta del traffico di cocaina che si dirige a Nord verso l'Europa, talvolta sotto la protezione di gruppi armati jihadisti, come spiega a Dw Emmanuel Kaboré, controllore generale della polizia e segretario permanente del comitato nazionale per la lotta alla droga: «I jihadisti finanziano così parte delle loro attività. La droga alimenta la maggior parte dei gruppi terroristici che sono attivi sul campo. All'inizio degli anni 2000, la Guinea-Bissau divenne nota come punto di transito nel traffico internazionale di droga. La Commissione per la droga dell'Africa occidentale (Wacd) affermava, in uno studio pubblicato nel 2014, che i trafficanti di droga colombiani hanno finanziato la campagna per la rielezione del 2005 dell'ex presidente di Bissau-Guinea Joao Bernardo Vieira. Mentre nel 2010, il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, Generale Ibraima Papa Camará, e il Capo della Marina, Ammiraglio José Americo Bubo Na Tchuto, vennero inseriti nell'elenco dei baroni della droga istituito dal Tesoro degli Stati Uniti. Bubo Na Tchuto è stato arrestato nel 2013 al largo di Capo Verde prima di essere estradato e processato negli Stati Uniti. Condannato a una pena mite di quattro anni per aver accettato di collaborare, è tornato in Guinea-Bissau dove ora mantiene un profilo basso mentre il Generale Ibraima Papa Camará, il 19 febbraio 2021 è stato nominato nuovo Presidente dell’Istituto della Difesa Nazionale. Quando nel 2012 i militari fecero un colpo di Stato, furono i primi a mettere le mani sul traffico di cocaina. «Il traffico di droga è diventato la principale attività economica dell'élite militare del paese» si legge nel report dl Wacd. Le Nazioni Unite hanno persino designato il paese come il primo «narco-Stato» dell'Africa.Un alto funzionario della Drug enforcement agency (Dea) degli Stati Uniti ha affermato alla Harvard International Rewiew: «La cosa logica è che i cartelli prendano la traversata più breve sull'oceano dalla Colombia all'Africa occidentale, in aereo, fino a una delle tante piste di atterraggio utilizzate per decenni durante la guerre, o nelle migliaia di piccole baie. Una nave può gettare l'ancora in acque completamente non monitorate, mentre flotte di imbarcazioni più piccole portano a terra il contrabbando. Queste barche viaggiano solo di notte e rimangono immobili durante il giorno, coperte da teloni blu per evitare il rilevamento dall'aria». Al momento della designazione della Guinea-Bissau come «narco-Stato», la polizia era focalizzata su Giamaica e Panama, entrambi ex punti di transito. Inoltre, la crescente forza dei cartelli della droga messicani ha spinto i trafficanti a trovare nuove rotte attraverso l'Atlantico. La Guinea-Bissau è attraente per i cartelli perché la sua posizione nell'Africa occidentale elimina il controllo extra che i governi europei designano per i pacchi dal Sud America. Queste condizioni, oltre al fragile ambiente interno della Guinea-Bissau, hanno reso il paese un terreno fertile per il traffico di droga. Ci sono stati diversi raid antidroga di alto profilo in Guinea-Bissau negli ultimi vent'anni. La più nota è stata l'operazione Navara del settembre 2019, in cui il governo nazionale ha sequestrato oltre 4.000 libbre di cocaina, 20 veicoli, 3 milioni di dollari in conti bancari, e vino per un valore di 90.000 dollari. Sempre nel 2019, a settembre, è stato effettuato il più grande sequestro della storia del Paese: 1,8 tonnellate di cocaina nascoste in sacchi di riso. La droga venne scoperta nel magazzino di un uomo d'affari, Braima Seidi Bá, presentato come un caro amico del generale Antonio Indjai. Il traffico di droga ha trasformato il Paese negli ultimi vent'anni. Bissau, la capitale, è un mix di gente del posto poverissima e signori della droga colombiani che guidano auto di lusso. Il Burkina FasoA proposito del Burkina Faso, Emmanuel Kaboré ricorda che «la cocaina che attraversa il Paese non è destinata al mercato locale e che in termini di statistiche, nel 2022 abbiamo potuto contare fino a una tonnellata di cocaina che siamo riusciti a sequestrare. Il Burkina Faso non è un Paese di traffico ma è un Paese di transito e la domanda non è molto forte a livello di cocaina ed eroina perché si tratta di droghe piuttosto costose» ma anche se anche consumo locale rimane relativamente basso, è in costante aumento da diversi anni, soprattutto tra i giovani. Di diverso avviso è Issouf Savadogo dell'Oskimo Tour Young clean without drugs: «Mi rendo conto in realtà che il Burkina è anche un Paese di consumo, i giovani dai 10 ai 20 anni sono nel consumo di droga e improvvisamente il traffico ha avuto più influenza sui giovani del Burkinabè, dal momento che il paese è in pericolo di sicurezza. Licei, università e spazi pubblici sono invasi dal consumo di droga». Il 26 giugno scorso, in occasione della 36ª giornata internazionale contro l'abuso e il traffico di stupefacenti, in Burkina Faso sono state ufficialmente distrutte 33 tonnellate di droga varia. Una piccola parte di tutto il traffico che riesce a superare i controlli delle autorità. Il Mali Secondo il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, John Kirby, esprimendo la preoccupazione della Casa Bianca per le attività di destabilizzazione in Africa della compagnia di mercenari di Evgenij Prigozhin ha affermato: «Il governo di transizione nel Mali ha versato alla Wagner più di 200 milioni di dollari dalla fine del 2021 ed è stata la Wagner ad aver organizzato l'espulsione dei caschi blu dell'Onu». A questo proposito il Consiglio di Sicurezza dell'Onu lo scorso 30 giugno ha votato all'unanimità una risoluzione per porre fine alla missione di mantenimento della pace in Mali. Il documento dispone che si avvierà immediatamente lo scioglimento di Minusma, nel paese dal 2013. Il voto è arrivato due settimane dopo che il ministro degli Esteri del Mali, Abdoulaye Diop, ha definito la missione delle Nazioni Unite un «fallimento», sollecitandone l'immediata fine.Le relazioni del Mali con l'Onu si sono drasticamente deteriorate da quando un colpo di stato del 2020 ha portato al potere un regime militare: la giunta si è subito allineata con la Russia e ha portato nel paese il gruppo Wagner. «Siamo profondamente dispiaciuti per la decisione del governo di transizione di abbandonare Minusma e per il danno che ciò arrecherà al popolo maliano», ha detto al Consiglio di sicurezza il diplomatico americano Jeffrey De Laurentis. Gli Stati Uniti tuttavia, hanno votato a favore della risoluzione in quanto concordata con la tempistica del ritiro: secondo la prassi consolidata delle Nazioni Unite, una missione di mantenimento della pace necessita dell'approvazione del paese ospitante. Il Mali, che da tempo si è infilato in una spirale fatta di instabilità politica e colpi di Stato (2020 e 2021) continua a perdere il controllo di una parte del suo territorio a causa dell'attività delle branche locali di al-Qaeda e Isis che si combattono tra di loro e i trafficanti di droga, ovviamente, approfittano di questo vuoto. Secondo il rapporto 2020 del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sul Mali, «il flusso più regolare di stupefacenti attraverso il Mali rimane quello dell'hashish marocchino che transita attraverso la Mauritania e il Mali per poi prendere la strada per la Libia attraversando il Niger» ma anche il trasporto di cocaina che converge anche in Mali usa le stesse strade quando non sono gli stessi camion carichi di hashish. Una volta arrivati ai valichi di frontiera non sono rari gli scontri tra bande armate che vogliono prenderne il controllo come avviene a Lerneb, vicino al confine con la Mauritania, o di Aguelhok, non lontano dal confine algerino, controllata da Ahmoudou Ag Asriw, narcotrafficante inserito nella lista delle sanzioni delle Nazioni Unite che organizza convogli con la CMA e la MAA-Plateforme, due alleanze militari ribelli attive nel Nord del Mali.Altro narco trafficante è Mohamed Ben Ahmed Mahri che secondo gli esperti dell’Onu «utilizza i proventi del traffico di droga per sostenere gruppi terroristici armati, tra cui al-Mourabitoun», il gruppo armato legato ad al-Qaeda fondato da Mokhtar Belmokhtar, ex comandante militare di Al-Qaeda nel Maghreb, contrabbandiere e commerciante di armi. Al-Mourabitoune nasce nell'agosto 2013 dalla fusione del gruppo «Blood Signatories», un'unità combattente creata meno di un anno prima da Belmokhtar, e il Movimento per l'Unità e la Jihad in Africa Occidentale (Mujao). Mokhtar Belmokhtar diventato una leggenda dello jihadismo nel Sahel per aver ideato numerosi attacchi terroristici, tra cui l'operazione di presa di ostaggi presso l'impianto di gas di In Amenas in Algeria nel 2013 sarebbe morto e ad annunciarlo fu l’allora leader di al-Qaeda Ayman al-Zawahiri che disse nel settembre 2021 che Belmokhtar veterano algerino della jihad afghana, era diventato «un martire» senza specificare però quando e dove sarebbe ucciso. Gli Stati Uniti non hanno mai confermato il decesso di «Mr. Marlboro», più volte dato per morto e poi riapparso sulla scena. Sempre a proposito della questione relativa al legame tra gruppi jihadisti e traffico di droga, Amado Philip de Andrés dell'Unodc afferma che «si comincia a vedere un incrocio tra la presenza dei gruppi jihadisti e quella delle reti criminali transnazionali nel Sahel. Ora bisogna vedere come i gruppi jihadisti si finanziano. Solo così si può individuare il collegamento con le reti del narcotraffico».
(Istock)
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Lo speciale contiene due articoli.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)
La Procura di Roma ipotizza a carico del capo di gabinetto del ministro il reato di false dichiarazioni ai pm, mai contestato ai componenti dell’esecutivo nel caso Almasri. Una mossa che rende più difficile estendere lo scudo dell’immunità alla dirigente.
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Le aziende iberiche dell’energia: la rete elettrica è satura. La colpa è degli investimenti «verdi» che hanno provocato un netto taglio della spesa in sicurezza e infrastrutture.
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