2023-04-29
Rosa & Olindo fanno litigare i pm. «Prove incontestabili, niente errori»
Rosa Bazzi e Olindo Romano (Ansa)
La bozza della richiesta di revisione del processo per la strage di Erba scatena l’ennesimo scontro tra toghe e l’ira del Procuratore di Como, che coordinò l’inchiesta: «Ci tuteleremo dalle accuse del sostituto Pg di Milano».Si sta trasformando in un durissimo scontro tra toghe il caso giudiziario che ha ricostruito i quattro omicidi dell’11 dicembre 2006 diventati per tutti la strage di Erba. Ieri il procuratore di Como Massimo Astori, che ha coordinato l’inchiesta sin dai primi passi, ha rimandato al mittente le accuse sulla gestione delle indagini mosse al suo ufficio dal sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser e contenute nella bozza di una richiesta di revisione del processo che si chiuse con una sentenza di condanna definitiva all’ergastolo per i due imputati: Olindo Romano e Rosa Bazzi. «Senza giustificazione alcuna», scrive Astori in un comunicato, «a distanza di 16 anni, espressioni del pg contengono accuse di condotte abusive e illegittime se non di veri e propri reati a carico di magistrati della Procura di Como». Ed entra nel merito: «La responsabilità di Bazzi e Romano è stata affermata nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente le richieste dei rappresentanti dell’ufficio del pubblico ministero». Il magistrato di Como rivendica che «la lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all’ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità». E difende il suo ufficio, ribadendo che le indagini sono state «svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa». Definisce «incontestabili» le prove fornite ai giudici, che vanno a sommarsi alle confessioni.Dal 2015 a oggi, inoltre, «ai tre gradi di giudizio e ai due giudizi incidentali (quelli davanti alla Corte costituzionale, ndr)», sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuove indagini o di revisione del processo, tutte respinte». Ma ci sono dei passaggi nell’istanza di revisione che Astori proprio non ha mandato giù. In particolare quelle in cui il collega Tarfusser ritiene la «condanna» di Olindo e Rosa «pronunciata in conseguenza di falsità in atti». Il sostituto procuratore generale di Milano fa suo il lavoro di gran parte dei consulenti della difesa e chiede la riapertura del caso «per l’insopportabilità che due persone, probabilmente vittime di errore giudiziario, stiano scontando l’ergastolo». Tarfusser è arrivato a definire alcune attività dei carabinieri «manipolazioni». E perfino l’uso di alcune fonti di prova come dei «grimaldelli per convincere i fermati a confessare». Ma proprio le confessioni, secondo Astori, «sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare e accompagnate a ulteriori prove emerse». La ritrattazione, infine, sarebbe stata solo «frutto di un cambio di strategia processuale». Anche perché, nonostante le confessioni, non sono arrivati evidenti sconti di pena. E dopo l’arringa difensiva è partito con le stoccate: se non stupisce comunque, valuta il magistrato della Procura di Como, che «le difese intendano legittimamente proporre nuove iniziative», stupisce invece «che la proposta di revisione, frutto dell’iniziativa individuale di un sostituto procuratore generale, sia stata rapidamente e integralmente divulgata prima della sua trasmissione all’autorità competente». Al contrario, ha rimarcato Astori, «la Procura di Como in questi 16 anni si è consegnata a un rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati». La coda del comunicato annuncia l’approdo del caso in altre sedi giudiziarie: «La Procura tutelerà con le forme più opportune l’immagine del suo ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale». Con un auspicio: «Sia adottato rispetto, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane il profondo dolore di chi ne è stato colpito». Le vittime: Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, colpito con una coltellata alla gola, riuscì a salvarsi grazie a una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento (è poi deceduto nel 2014). Rosa, che si trova nel carcere di Bollate, e Olindo, in quello di Opera, ora cavalcano l’onda e tramite uno dei loro difensori, l’avvocato Diego Soddu, hanno ringraziato pubblicamente Tarfusser: «Hanno capito», ha spiegato l’avvocato, «che questa volta la richiesta di riconsiderare la loro colpevolezza viene da un magistrato». Che ha innescato la miccia per l’ennesimo scontro tra toghe.
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