2023-04-30
Roma-Milan è cominciata dopo 94 minuti
Partita noiosa all’Olimpico, in palio punti cruciali per la Champions. José Mourinho ingabbia i campioni d’Italia e non succede nulla fino al quarto di recupero: zampata di Tammy Abraham e giallorossi avanti. Ma il Diavolo è in stato di grazia: Alexis Saelemaekers fa 1-1 al 97'. Chi conserva vaghe reminiscenze della commedia d’autore italiana, non faticherà a ricordare il Carlo Verdone del film Troppo forte, quando interpretava il coatto Oscar Pettinari: giovane stuntman a Cinecittà in cerca di gloria, si vantava di aver recitato in un grottesco film d’avventura intitolato La palude del caimano. Ieri, di quella pellicola fantasiosa, è andata in onda la versione 2.0: la palude era lo stadio Olimpico, il caimano José Mourinho, gran visir lusitano dei pantani vorticosi, quelli in cui l’avversario non si raccapezza e finisce inghiottito. Solo che il calcio è meglio del cinema, almeno nei colpi di scena. Dopo 90 minuti di equilibrio, con gli uomini di Pioli impegnati senza successo a proporre un gioco sbarazzino fatto di verticalizzazioni, fraseggi, ghirigori per favorire l’estro di Leao e il guizzo di Giroud, la commedia ha fatto posto ai film d’azione con gocce sparse di thriller: rete della Roma al minuto 93 con Abraham, pareggio matto e disperatissimo del Milan al minuto 97 con Saelemakers, entrato al posto di Diaz. Si chiude 1-1 un match terminato dopo 10 minuti di recupero, a testimonianza che contrasti fisici e perdite di tempo assortite non sono mancati. Un punto in classifica che potrebbe far comodo a entrambe le compagini, ma sia chiaro, Mou è una volpe: sapeva di puntare al pareggio, rifilando magari qualche zampata improvvisa nei minuti conclusivi, forte della probabilità che alla Juventus qualche penalizzazione di fine stagione verrà inflitta e che la qualificazione alle coppe che contano non è in pericolo. Lo Special One ha costruito una formazione - pur attrezzata sul terminale offensivo con Belotti e Abraham - densissima a centrocampo: Celik, Cristante, Matic, Spinazzola, quest’ultimo abile incursore. Non scordando Pellegrini sulla trequarti, vivace e accorto, e la difesa a tre con Kumbulla che però si rompe quasi subito durante uno scontro di gioco, rimpiazzato da Bove, che va a scambiarsi la posizione con Cristante. Il Milan gioca con la maglia bianca, schiera gli uomini migliori, da Magic Mike Maignan tra i pali, alla difesa composta da Calabria e Theo Hernandez sulle fasce, con gli esperti Kjaer e Tomori al centro. In mezzo al campo Tonali e il pupillo di mister Pioli, quel Rade Krunic gregario per tutte le evenienze. Davanti, Diaz e Leao a supporto di Giroud a mezzo servizio, con il tendine d’Achille un po’ infiammato, e Bennacer a far da raccordo. Le emozioni tardano a venire, i rossoneri palleggiano, i giallorossi impediscono ai varchi di aprirsi. Al minuto 17 ci prova Pellegrini su calcio piazzato, Mancini di testa non direziona il pallone. Già Pellegrini pochi minuti prima aveva impensierito la retroguardia milanista sfruttando una sponda del gallo Belotti. Tomori e Matic si beccano i cartellini gialli, il Milan si scuote, Diaz azzarda il traversone, Krunic non è preciso nell’aggancio. I campioni d’Italia capiscono l’antifona e fanno di necessità virtù. Sanno che Leao è l’uomo giusto per sbloccare risultati incollati sul pari e tentano di servirlo. Ci prova Tonali ma il portoghese, dopo aver ricevuto il pallone in verticale, viene chiuso da Mancini. Sempre Leao, una manciata di minuti prima, si era prodotto in un tiro a giro alla Lorenzo Insigne, mandando la sfera a lato. Theo cade in alcune occasioni sotto gli interventi degli avversari, qualcuno dagli spalti si lamenta dell’eccessiva teatralità dei capitomboli, ma i contrasti ci sono eccome. In uno di questi, Tomori patisce una botta alla coscia e nel secondo tempo viene sostituito dal giovane dell’under 21 tedesca Malick Thiaw. Prima che l’arbitro Orsato fischi la pausa, c’è tempo per un paio di occasioni, una targata Calabria, l’altra Pellegrini, ma la sostanza mostra un dato incontrovertibile: si giochicchia senza occasioni lampanti. Pure nel secondo tempo la situazione non pare diversa. Mourinho fa entrare l’ex di turno, nonché ex bimbo prodigio di Milanello El Sharaawy, il Milan aspetta una decina di minuti per cambiare Diaz, meno pirotecnico del solito, con Saelemakers, provando a sfruttare la voglia del belga di sacrificarsi con costrutto. A fine partita, al biondo fiammingo verrà eretto un monumento equestre: è stato lui a capitalizzare l’imbeccata di Leao, calciando di destro e infilando Rui Patricio, e a evitare ai suoi la sconfitta. Durante i botta e risposta precedenti, fino al novantesimo, il copione già visto nella prima frazione di gara era rimasto analogo. Kjaer mura una conclusione di Pellegrini su assist di Abraham al 65’, Leao prova a inventarsi traiettorie ben controllate dai rivali. La girandola delle sostituzione non pare ravvivare lo spettacolo: il belga dall’occhio depresso De Ketelaere rimpiazza Bennacer, Kalulu entra in luogo di Kjaer, all’88’, quando ormai la partita è incanalata verso lo 0-0, Origi prende il posto di Giroud. Ma è durante il terzo minuto di recupero che il destino suona la carica giallorossa. Celik vede Abraham scattare e lo serve puntuale, l’attaccante inglese in piena area di rigore valuta un tiro angolato con cui superare Maignan e realizza il gol secondo i suoi piani balistici. In casa rossonera si accende il dramma, una sconfitta di quel tipo sarebbe una mazzata per il morale e un’iniezione di autostima eccessiva per Mourinho che, sul quel versante, è già zavorrato. Ecco allora che i milanisti si riversano in avanti, fino al guizzo di Leao per Saelemakers, non un fenomeno, ma un calciatore utilissimo alla causa.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)