2022-09-20
Il mondo archivia la pandemia. Speranza resta aggrappato al virus
Dopo l’Oms, pure Biden dichiara la fine dell’emergenza. Intanto, l’Unicef denuncia i danni delle serrate imposte alle scuole e il Liechtenstein boccia il green pass. Solo l’ex assessore insiste: «Non ne siamo fuori».È rimasto l’ultimo dei mohicani. Chiedete a Roberto Speranza della pandemia. Vi risponderà che «non ne siamo fuori», come ha fatto, domenica, a Mezz’ora in più, su Rai 3. Non si capisce più quale sia la «canaglia»: con Al Bano e Romina Power, la nostalgia - di quando, con le gride virali, l’uomo di Leu teneva in pugno l’Italia? Oppure l’ipocondria? L’ex assessore somiglia, ormai, a quell’ufficiale giapponese che continuò a combattere per 30 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Mentre Speranza-san resta in trincea con la mascherina, infatti, la storia va avanti. Prima Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Oms, ha giubilato: «Il mondo non è mai stato così vicino alla fine della pandemia». Poi, è toccato a Joe Biden, il più importante esponente planetario della sinistra, lanciare un messaggio rassicurante: «Con il Covid abbiamo ancora un problema», ha sì spiegato ai microfoni di Cbs news, aggiungendo, tuttavia, che «la pandemia è finita. Se notate nessuno più indossa la mascherina. Tutti sembrano stare piuttosto bene e anche io penso che le cose stiano cambiando». Non per l’ultimo samurai di Potenza, che ancora incalza Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Ho chiesto più volte», frignava l’altro ieri da Lucia Annunziata, che s’impegnassero a dire «che dal 26 settembre la campagna di vaccinazione va avanti con determinazione». Ci sono i fragili da inoculare e rinoculare; soltanto che loro, a giudicare dalla partenza stentata dell’ennesima tornata di punturine, non se ne sono mica accorti. D’altra parte, mentre l’Italia è decisa a inseguire di nuovo tutti gli over 12 con i booster aggiornati - quello che copre dalla variante scomparsa e quello testato sui topi ma non sugli esseri umani - un altro Paese, faro dei progressisti, ha tagliato corto con le vaccinazioni di massa. In Danimarca, infatti, i prossimi richiami verranno offerti esclusivamente a chi ha più di 50 anni. Sulla base di una logica ineccepibile, che ci permetteremmo di definire davvero scientifica: il farmaco a mRna non scherma dal contagio, bensì solo dalla malattia grave; i più giovani quasi mai s’ammalano gravemente di Covid e, comunque, tra precedenti iniezioni e guarigione dall’infezione, sono abbondantemente coperti; ergo, correr loro dietro con l’ago non ha alcun senso. È uno spreco di tempo e risorse. Due preziosi beni che, in teoria, mancano anche a Speranza: nel giro di qualche settimana, il tristo burocrate dovrà abbandonare la scrivania di lungotevere Ripa. Quanto al denaro, dalle grandi promesse d’investimento sulla sanità, siamo passati al sindacato degli infermieri che denuncia la carenza di almeno 65.000 professionisti. È evaporata la retorica sugli «angeli» del Covid, compresi quelli che erano stati reclutati nelle scuole, per permettere lo sdoppiamento delle classi e la sostituzione degli insegnanti in malattia. Erano 70.000 nel 2020, sono diventati 40-50.000 nel 2021, mentre, per quest’anno, non ci sono riconferme e non c’è traccia di stanziamenti né nel decreto Aiuti bis né nel ter. Eppure - lo assicura Speranza - la pandemia non è finita. A proposito di scuola: financo l’Unicef, adesso, asfalta il lockdown imposto agli alunni, in Italia molto più che in altre nazioni occidentali. L’ultimo report del fondo Onu ha, naturalmente, un respiro globale, ma conferma quel che era già patente: insieme al sottofinanziamento dell’istruzione, il risultato delle serrate è stato che solo un terzo degli alunni di quinta elementare, oggi, è in grado di comprendere un testo scritto. Non la Critica della ragion pura, eh: una semplice storiella. Prima della pandemia, quest’abilità basilare, nel mondo, ce l’aveva il 50% di loro. E pensare che Patrizio Bianchi, il ministro incaricato di garantire per la formazione culturale dei ragazzi, di recente se n’è uscito con questa frase brillante: «Dobbiamo ringraziare la Dad». Sì, senza dubbio, se il dicastero di viale Trastevere è stato riconsacrato alla Distruzione. Nel nostro Paese - è evidente - le cose girano al contrario. Ad esempio, con un decreto della scorsa primavera, il governo dei «migliori» aveva prolungato di quasi tre anni la validità del codice a barre del green pass. Che, peraltro, ancora viene tragicamente utilizzato negli ospedali e nelle Rsa, benché sia noto pure ai pargoli delle scuole primarie - molti dei quali, grazie a Bianchi e Speranza, non capiscono quel che leggono - che il vaccino non impedisce il contagio. Così, persino il Liechtenstein si trova a darci una lezione. Con quasi il 53% dei voti, la popolazione dello staterello ha bocciato una legge che avrebbe autorizzato il governo a introdurre il passaporto verde per l’accesso agli spazi pubblici, in caso di aumento dei casi di Covid. Di sicuro, sopravvivono viropiddini, tipo Andrea Crisanti, che evocano restrizioni nella stagione fredda. O i boiardi dell’Ema, come Marco Cavaleri, che avvisa: «Dobbiamo aspettarci parecchie mutazioni nei prossimi mesi». La legione di Speranza s’è ridotta a un’armata Brancaleone; l’armata Branca-vibrione. Ma la crociata prosegue. È il comunismo sanitario: siringa e martello.