2021-04-11
Ristori fantasma: più di 11.000 sportivi persi nel limbo da Conte e Spadafora
Vincenzo Spadafora (Ansa)
Pioggia di richieste al sottosegretario Valentina Vezzali per inserire nel decreto una norma che sani tutte le domande contestate.Sono 11.500 i collaboratori sportivi che sono rimasti impantanati nel limbo dei vari decreti Ristori, senza riuscire a ottenere il risarcimento, molto spesso a causa della complessità delle norme. Nell'ultimo anno questa categoria è stata oggetto di numerose misure di sostegno, legate all'assegnazione di bonus, e indennità economiche a fondo perduto erogate dall'Inps e dalla società Sport e salute spa. Il problema è che le norme del Conte bis, avallate dall'ex ministro Vincenzo Spadafora, risultano essere state scritte in maniera complessa, rendendole di difficile comprensione. Un aspetto, per esempio, che molti collaboratori sportivi non avevano compreso era il divieto di cumulabilità dei vari ristori. Chi aveva fatto domanda all'Inps non avrebbe potuto richiedere il sostegno a Sport e salute, e viceversa. La mancanza di comprensione, con annessa sovrapposizione di autocertificazioni, ha dunque fatto sì che «un ingente numero di collaboratori sportivi è caduto involontariamente in errore nella compilazione della domanda di sussidio. La norma, infatti, non era di facile interpretazione e lasciava spazio a numerosi dubbi e confusioni, soprattutto se pensiamo al target dei lavoratori cui era rivolta, certamente non esperti in materia e non abituati al linguaggio stringato e tecnico dei decreti legge», si legge in una lettera scritta da Miriam Baldassari, presidente dell'associazione nazionale Assodanza Italia, a Valentina Vezzali, sottosegretario con delega allo Sport. E quindi, al momento ci sono 11.500 collaboratori sportivi che hanno ricevuto solo una piccola parte del bonus o indennità a fondo perduto che gli sarebbero spettati. Persone disperate che sono rimaste incastrate, anche a causa degli errori dei commercialisti o dei patronati, in una normativa poco comprensibile e che oggi, da una parte, affidano le loro speranze al dialogo tra Inps e Sport e Salute e, dall'altra, si sentono rispondere che se hanno rilasciato dichiarazioni mendaci ai sensi del Dpr 445/2000, la normativa gli impedirà comunque di ricevere il bonus. Senza parlare del rischio di conseguenze penali. Il problema acquista nuova linfa adesso che il decreto Sostegni ha stanziato 350 milioni, cui queste persone, se non si trova una soluzione normativa, non potranno accedere. Sport e Salute S.p.a., infatti, anche volendo procedere, è bloccata dall'art. 75 del Dpr 445/2000, che le impedisce di erogare l'indennità a tutti quelli che hanno rilasciato - anche per semplice errore - una dichiarazione inesatta (nella specie, i collaboratori avevano autocertificato di non aver fatto domanda all'Inps). Per sbloccare la situazione, l'unica soluzione è inserire nel decreto legge 41/2021 una «norma che sani le dichiarazioni non veritiere e dirima i casi dubbi di richiesta di ristoro, mettendo nella condizione i collaboratori sportivi, di poter ricevere il contributo spettante», dichiara la Baldassari. Viene dunque chiesto un intervento veloce per porre rimedio alle norme complesse previste dai diversi decreti Ristori, che non hanno aiutato una delle categorie maggiormente colpite dalla pandemia. Che la situazione sia complessa è anche testimoniata dai dati. Secondo Italia Oggi ci sarebbero più di 100.000 istanze ancora da chiudere da parte dell'Agenzia delle entrate a cavallo tra il primo e il secondo decreto. Il motivo? Da una parte i controlli e dall'altra gli errori fatti dai richiedenti. È stato infatti stimato che la partita dei ristori è ancora aperta per circa il 3 per cento delle istanze. Se dunque non si è ricevuto il «bonus» spettante legato ai decreti Ristori è meglio controllare la propria presentazione di domanda. E infatti possibile avvalersi della facoltà di autotutela, in seguito al riscontro di un errore. Questa permetterebbe di chiedere agli uffici di reperire le modifiche fatte. E dunque di portare avanti la propria domanda. Tecnicismo non noto ai più, ed è per questo che si chiede un intervento diretto per sbloccare le varie situazioni che attualmente sono nel limbo fiscale.