2021-04-17
Rinchiuso Speranza, riapre l'Italia
Mario Draghi si tiene vicino il ministro chiusurista mentre demolisce la linea di Leu e Pd, smentendo così anche i retroscena sullo schiaffo a Matteo Salvini. Decisivo il pressing del centrodestra e dei governatori, guidati da Massimiliano Fedriga.Arriva il cambio di rotta: scuole e atenei in presenza, tra maggio e giugno si potrà andare in palestre e piscine. Mr Bce: «Rischio calcolato, non faremo passi indietro».Esistono protocolli per minimizzare i rischi di contagio negli esercizi pubblici. E bisogna sfruttare al massimo gli spazi all'aperto.Lo speciale contiene tre articoli.E adesso, pover'uomo? Il 12 aprile, parlando con Repubblica, aveva rinviato all'estate il ritorno degli italiani alla libertà e aveva scavato l'ultima trincea temporale: «In aprile conviene tenere ancora la massima prudenza», aveva detto Roberto Speranza, «mentre da maggio, a seconda dei parametri del contagio e della capacità di vaccinare i fragili ci possono essere le condizioni per misure meno restrittive come quelle della zona gialla». Due giorni dopo, sul salvifico crinale di maggio, il ministro della Salute aveva piantato addirittura la sua bandierina rossa, per quanto sforacchiata dalle ultime polemiche: «Io credo che sia lecito aspettarsi delle riaperture per maggio», aveva dichiarato a Porta a porta, «ma comunque verificheremo i dati giorno per giorno». Anche giovedì scorso, parlando alla Camera, Speranza aveva confermato l'invito alla prudenza, alla cautela, alla riflessione sui dati che ancora non erano abbastanza tranquillizzanti, a partire dalle terapie intensive «che sono ancora al 41% di occupazione». Ieri pomeriggio, invece, il ministro della Salute è stato sonoramente smentito: la sua ultima trincea è stata travolta, la bandierina rossa strappata e atterrata. Al termine di una «cabina di regia» particolarmente accesa, e forse con un sottile filo di crudeltà, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto Speranza accanto a sé nella conferenza stampa con cui ha annunciato agli italiani che dal 26 aprile tutto cambia, e finalmente potranno riaprire scuole e ristoranti (anche a cena), teatri e cinema, purché all'aperto: «Penso si possa guardare al futuro con prudente ottimismo e con fiducia», ha sorriso Draghi. «Per questo, le nostre decisioni sostanzialmente anticipano al 26 aprile l'introduzione della zona gialla». Questo significa, ha sottolineato il premier, che «c'è un cambiamento rispetto al passato: si dà precedenza alle attività all'aperto e alle scuole, che riaprono in presenza nelle zone gialle e arancioni, mentre nelle zone rosse restano in parte a distanza». La decisione è chiara, insomma, e segna una vera svolta: «Il governo», ha spiegato Draghi, «ha preso un rischio ragionato, con i dati in miglioramento: un rischio che certamente incontra le aspettative dei cittadini». Lo sconfitto Speranza, accanto a lui, guardava nel vuoto.Il vertice di governo che in mattinata aveva preceduto l'annuncio della svolta era stato a dir poco agitato. Nella cabina di regia, al grido «ma perché volete continuare a tenere prigionieri gli italiani?», chiedevano di riaprire tutto già da lunedì 26 aprile sia la Lega, con il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, sia Forza Italia con il ministro delle Autonomie, Mariastella Gelmini. L'opposto fronte delle chiusure a oltranza, insieme a Speranza (in rappresentanza politica di Articolo 1, il partitino di cui è segretario) vedeva arroccati il ministro Pd della Cultura, Dario Franceschini, e il grillino Stefano Patuanelli, responsabile dell'Agricoltura. Alla fine il centrosinistra «chiusurista» ha dovuto accontentarsi di conservare il coprifuoco alle 22. Ed è stato evidente a tutti che la mediazione di Draghi ha accolto le richieste del centrodestra «riaperturista», così smentendo anche i retroscena del Corriere della Sera, della Stampa e di Repubblica, dove proprio ieri si leggeva che il premier avesse invitato il leader leghista Matteo Salvini a «smettere di fare dispetti» al governo. Il risultato finale è ben diverso: ieri dalla partita è uscito disastrosamente sconfitto il povero Speranza, ed è stato battuto anche e soprattutto il Pd, che negli ultimi mesi ha instancabilmente predicato l'ideologia delle chiusure. Perché si potesse minimamente pensare a riaprire, ancora negli ultimi giorni il segretario Enrico Letta aveva piantato una sua invalicabile linea Maginot su due condizioni lontanissime: «La prima è aver vaccinato tutti gli over 60», aveva stabilito, «e la seconda che il tasso dei contagi sia attorno o sotto i 50 ogni 100.000 abitanti per sette giorni di fila». Ieri, pochi minuti dopo l'annuncio della svolta da parte del premier, Letta s'era già rimangiato tutto: «La road map delle riaperture in sicurezza annunciata da Draghi e Speranza», ha dettato alle agenzie, «va nella direzione giusta».Sulla svolta di Draghi (che ieri ha anche chiuso all'ipotesi di un'accelerazione sull'agenda delle norme «etiche», come la legge Zan), pare abbia avuto un ruolo significativo l'avvicendamento alla presidenza della Conferenza delle Regioni avvenuto una settimana fa tra Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna per il Pd, e Massimiliano Fedriga, esponente leghista al vertice del Friuli Venezia Giulia di cui Draghi ha apprezzato l'approccio pragmatico. Ieri pomeriggio, Fedriga ha rivendicato le riaperture del 26 aprile come «una proposta delle Regioni che trova successo». E ha spiegato che sono state le Regioni a lanciare l'idea di «un periodo sperimentale di aperture almeno per tutte le attività che si possono svolgere all'aperto, dove si riduce drasticamente la possibilità di contagio», per cercare di «dare ossigeno alle categorie più colpite dalla pandemia». Tornare a lavorare, in effetti, è la loro sola speranza (con la s minuscola).<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/rinchiuso-speranza-riapre-litalia-2652611382.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dal-26-ritorna-la-zona-gialla-ok-alle-cene-al-ristorante-aprono-pure-cinema-e-teatri" data-post-id="2652611382" data-published-at="1618605117" data-use-pagination="False"> Dal 26 ritorna la zona gialla. Ok alle cene al ristorante. Aprono pure cinema e teatri «Si può guardare al futuro con fiducia e prudente ottimismo. Il governo ha preso un rischio ragionato, fondato sui dati che sono in miglioramento»: è un Mario Draghi cautamente positivo quello che, in conferenza stampa, annuncia agli italiani la data del ritorno alla vita. «Sulle aperture le decisioni», dice Draghi, «anticipano al 26 di questo mese l'introduzione della zona gialla, che introduce un cambiamento rispetto al passato: la ristorazione all'aperto a pranzo e a cena. Ripartono tutte le scuole in presenza in zona gialla e arancione». Il 26 aprile, dunque, è la data della possibile rinascita: oltre a ristoranti all'aperto e scuole, riapriranno, in zona gialla, anche teatri, cinema e spettacoli (sempre all'aperto) mentre al chiuso gli stessi spettacoli saranno consentiti con stringenti limiti di capienza. Sempre il 26 aprile sarà possibile anche tornare a fare attività sportiva all'aperto. Resta un'incognita per i locali che hanno solo posti al chiuso: che faranno? Dovranno aspettare altre cinque settimane? Già, perché la road map prevede poi la riapertura dal 15 maggio delle piscine all'aperto e delle spiagge, dal primo giugno delle palestre e dei ristoranti al chiuso, dal primo luglio delle fiere. Dal 26 aprile le scuole in zona rossa svolgeranno lezioni in presenza fino alla terza media, mentre per le superiori l'attività dovrebbe svolgersi almeno al 50% in presenza. Sarà il monitoraggio dei dati di venerdì prossimo a stabilire quali Regioni saranno in zona gialla. La quale era stata abolita fino al 30 aprile dal decreto Covid del 31 marzo scorso, ma che il governo ha deciso di ripristinare in anticipo. Una decisione politica, anche se fondata sul miglioramento dei dati. Presa in prima persona da Mario Draghi, mattatore della cabina di regia di ieri mattina. A Palazzo Chigi con Draghi ci sono il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro e un ministro per ogni partito di maggioranza: Roberto Speranza (Leu), Mariastella Gelmini (Forza Italia), Giancarlo Giorgetti (Lega), Dario Franceschini (Pd), Stefano Patuanelli (M5s), Elena Bonetti (Iv). C'è anche il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi. La discussione, a quanto apprende La Verità da fonti dirette, sembra incanalata sui soliti binari: Giorgetti e (con più cautela) Gelmini e Bonetti sono per riaprire il prima possibile, Patuanelli, Franceschini e Speranza non ne vogliono sapere dei ristoranti all'aperto e comunque non vogliono muovere nulla fino alla prima settimana di maggio. Draghi, a un certo punto, sveste i panni di arbitro, si fa dare il pallone, lo piazza sul dischetto e tira il rigore decisivo: si apre tutto quello che si può e il prima possibile, l'Italia non può più aspettare, la campagna di vaccinazione sta andando bene. «Ha concesso a Lega e Forza Italia», spiega la nostra fonte, «più di quanto loro stessi si aspettassero». Un lavoro importante per consentire lo scatto in avanti di Draghi è stato quello messo a punto dalla Conferenza delle Regioni, guidata da pochi giorni dal presidente leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che ha lavorato giorno e notte per mettere a punto le proposte in larghissima misure accolte dal governo. Il «rischio ragionato» di Draghi è il vero punto di svolta: più coraggio, meno paura, più fiducia nei comportamenti corretti degli italiani, meno repressione. Una rivoluzione liberale dopo un anno e più di inefficace oscurantismo. «Questo rischio», avverte il premier, «incontra le aspettative dei cittadini e si fonda su una premessa: che quei provvedimenti che governano il comportamento nelle attività riaperte siano osservati scrupolosamente, quindi mascherine e distanziamenti. In questo modo questo rischio si traduce in una opportunità straordinaria non solo per l'economia, ma anche per la nostra vita sociale. Se i comportamenti saranno osservati», aggiunge Draghi, «e sulla campagna vaccinale non ho dubbi che andrà sempre meglio, la possibilità che si torni indietro è molto bassa». Il presidente del Consiglio utilizza il suo stile colloquiale ma molto preciso: «La decisione sulle aperture all'aperto», argomenta il premier, «è basata su evidenze scientifiche, come quella di posporre il richiamo di alcuni vaccini. I distanziamenti, ad esempio: se passo l'intera serata in ambiente chiuso a cinquanta centimetri da chi mi sta vicino a tavola, probabilmente mi contagio. Non sono decisioni prese così, per vedere l'effetto che fa». La distanza siderale tra il suo stile e quello del predecessore sta nella risposta a chi gli chiede se ci siano state divergenze in cabina di regia: «Su decisioni così importanti», sorride Draghi, «si hanno punti di vista per forze di cosa non uguali, i vari membri della cabina regia avevano in comune una strada verso cui andare ma differenze di vedute. Siamo riusciti a trovare una soluzione che contempera tutti i punti di vista. La decisione è stata presa all'unanimità, non a maggioranza, come si dice», conclude, lasciando intendere che, se M5s e sinistre si fossero opposti fino alla fine, sarebbe andato avanti lo stesso. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/rinchiuso-speranza-riapre-litalia-2652611382.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="ricambio-dellaria-e-ffp2-come-ripartire-in-sicurezza" data-post-id="2652611382" data-published-at="1618605117" data-use-pagination="False"> Ricambio dell’aria e Ffp2: come ripartire in sicurezza Riaprire bar, ristoranti, cinema e teatri si può, anzi si deve. Sono tre i punti intorno ai quali si può disegnare la strategia per la ripartenza in sicurezza. Primo: ventilare e purificare l'aria negli ambienti al chiuso. Quello relativo alla trasmissione aerea del coronavirus è stato definito da Giorgio Buonanno, professore ordinario di fisica tecnica all'università di Cassino e del Lazio meridionale, il «grande errore commesso» dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali. Perché sebbene a seguito della pressione degli scienziati l'Organizzazione mondiale della sanità abbia dichiarato «possibile» la trasmissione aerea del Sars-CoV-2, osserva Buonanno in un contributo pubblicato sul sito della Fondazione Davide Hume di Luca Ricolfi, ciò «non ha comportato alcun miglioramento significativo nella protezione nei luoghi pubblici e di lavoro per gli operatori sanitari e altri lavoratori essenziali». Il problema riguarda gli «ambienti con ventilazione non ottimale», nei quali «gli aerosol infettivi possono accumularsi nell'aria dell'ambiente e raggiungere concentrazioni pericolose». Soluzione? «La ventilazione e la filtrazione dell'aria sono misure aggiuntive fondamentali», spiega ancora Buonanno. Le strade percorribili sono due: la ventilazione meccanica controllata, piuttosto costosa, oppure molto più banalmente aprire le finestre per far circolare l'aria. Pochi giorni fa nel corso di un'intervista rilasciata all'Huffington Post, il docente ha precisato che la ventilazione da sola potrebbe non bastare a mettere in sicurezza l'ambiente, ma grazie al combinato disposto con le vaccinazioni «potremmo tornare a vivere i luoghi chiusi come un tempo». Tuttavia, la strada è ancora lunga. Le autorità sanitarie «non sottolineano a sufficienza l'importanza di questo tema», ha dichiarato Jose-Luis Jimenez, professore di chimica all'università del Colorado, in un lungo approfondimento sulla diffusione del Covid-19 nei luoghi chiusi pubblicato su Nature a fine marzo: «Se i governi dirottassero per la ventilazione metà dei fondi stanziati per la disinfezione, sarebbe una gran cosa». Specie ora - aggiungiamo noi - che il rischio legato alla diffusione tramite le superfici è stato fortemente ridimensionato. Un esempio positivo arriva dal Michigan, dove nell'ambito del programma Safer dining (letteralmente «Ceniamo più sicuri») le autorità locali hanno offerto ai ristoranti la possibilità di essere ispezionati da un esperto in materia di ventilazione. Nel nostro Paese si inizia timidamente a muovere qualche passo nella giusta direzione. «Dei 300 milioni di euro previsti dal dl Sostegno a favore della scuola», ha spiegato il sottosegretario all'Istruzione e deputato della Lega Rossano Sasso, «150 sono destinati, per la prima volta, come si legge nelle linee guida, alla salubrità dell'aria all'interno degli istituti: si parla di depuratori d'aria e impianti di ventilazione meccanica». Secondo: sfruttare gli spazi all'aperto. Gli ultimi studi dimostrano che la probabilità di contrarre il Covid-19 all'esterno è molto bassa. Secondo i dati forniti dall'Autorità sanitaria irlandese e pubblicati sull'Irish Times, appena 262 contagi su 232.164, dunque appena lo 0,1%, sarebbero riconducibili ad attività outdoor. Qualche giorno fa, la Società tedesca per la ricerca dell'aerosol ha inviato al governo federale una lettera nella quale gli scienziati criticano le misure di contenimento negli spazi esterni: «La trasmissione del virus avviene quasi esclusivamente al chiuso». Inutile, se non addirittura controproducente, la decisione di introdurre il coprifuoco, così come proibire passeggiate, sport e altre attività all'aperto. Queste limitazioni, semmai, spingono le persone a incontrarsi al chiuso. Terzo: rendere obbligatorio l'utilizzo dei dispositivi di protezione più efficaci all'interno degli ambienti chiusi. È risaputo che le mascherine Ffp2 garantiscono un maggior potere filtrante: se indossate correttamente superiore al 90% contro appena il 20% rispetto a quelle chirurgiche. Già dall'inizio dell'anno, l'Austria ha introdotto l'obbligo di indossare le Ffp2 sui mezzi pubblici e all'interno dei negozi. Stesso discorso in Slovacchia, Repubblica Ceca, in Baviera e a Berlino. Costano di più, ma i governi hanno previsto agevolazioni per il loro acquisto, anche inviando pacchi omaggio alle categorie più a rischio.