2019-12-13
Rimpatri quasi a zero in compenso fioccano gli sbarchi fantasma
La Finanza smantella un' organizzazione che portava in Puglia i clandestini. Mentre gli accordi del governo con l'Ue sono fuffa. La banda degli sbarchi fantasma aveva base a Brindisi, dove gli immigrati riuscivano ad arrivare viaggiando su fuoribordo comprati su siti Web di inserzioni. Porto di partenza: Corfù. Mentre il governo continua a ciarlare attorno allo sbandierato accordo di Malta e fa propaganda sulle redistribuzioni (che al momento sono ferme a qualche decina di unità), ci sono gruppi organizzati che - come dimostra l'inchiesta della Procura antimafia di Lecce - permettono l'arrivo in Italia di centinaia di immigrati costretti a pagare fino a 6.000 euro per la traversata. Due bande di scafisti trafficanti di esseri umani (una in Italia, l'altra in Grecia) sono state sgominate ieri mattina dagli investigatori della Guardia di finanza. Gli arrestati sono in tutto 13: sette in Italia e sei in Grecia. Un altro componente della banda è indagato a piede libero dalla Procura leccese. L'operazione Sestante, come l'hanno ribattezzata gli investigatori, è scattata all'alba del giorno in cui è entrato in vigore il regolamento che rende Eurojust - l'organismo di coordinamento tra le autorità giudiziarie continentali - una vera e propria agenzia giudiziaria europea. Per questo motivo, durante la conferenza stampa convocata dal procuratore aggiunto della Dda leccese, Guglielmo Cataldi (che ha coordinato l'inchiesta), al comando provinciale della Guardia di finanza di Lecce è stato attivato un collegamento in videoconferenza con l'Aia, dove erano presenti Filippo Spiezia, membro italiano dell'agenzia e Robert Crepinko, direttore del settore di Europol che si occupa del traffico di migranti. Sono almeno sette gli sbarchi fantasma ricostruiti nell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giovanni Gallo, con 99 immigrati (siriani, iraniani e pachistani) che al loro arrivo in Italia si sono dati alla macchia (ma gli sbarchi fantasma continuano senza sosta anche in Sicilia, dove a novembre tra Torre Salsa e Seccagrande ne sono scesi una quarantina, e in Calabria, dove, qualche setimana fa, ne sono arrivati altri 33). In un caso è stato necessario anche il soccorso in mare dei mezzi navali della Guardia di finanza, a causa di un'avaria. Quella è stata la fine del grande business. Da quel momento, infatti, gli investigatori si sono messi a caccia degli scafisti. Grazie alle indicazioni di alcuni immigrati, hanno ricostruito i meccanismi di quella che i magistrati definiscono «un'associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina». Ahmad, nato in Iran 21 anni fa, è una delle gole profonde: «Il 15 settembre sono partito con regolare passaporto dall'Iran, in aereo, per raggiungere la Turchia. Era mia intenzione passare dall'Italia per poi proseguire il viaggio fino in Inghilterra». Il testimone è sceso nei dettagli: «Ho pagato la somma di 70 euro, a bordo di una piccola imbarcazione di gomma, con la quale ho attraversato il confine turco per giungere in Grecia». I suoi familiari nel frattempo hanno contrattato con l'organizzazione il costo del viaggio. La partenza: «Nei pressi di Igoumenitsa», racconta Ahmad, «siamo saliti su un'imbarcazione. Eravamo in 30. Una volta vicini alle coste italiane, gli scafisti ci hanno riconsegnato i cellulari ritirati al momento dell'imbarco. Loro sono saliti su un gommone e si sono allontanati». Alcuni testimoni hanno anche fornito la descrizione fisica dei loro accompagnatori. E da lì gli investigatori sono risaliti a Tommaso Ferrero, 27 anni, di Brindisi, considerato il promotore della banda (individuato tramite la foto profilo che aveva messo su Facebook). Ad aiutarlo c'erano, secondo l'accusa, altri sei italiani (cinque dei quali arrestati) e due stranieri: Dalil Mohammood, siriano, e Anas Mohammad, palestinese con permesso di soggiorno greco. Grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e informatiche, a pedinamenti e filmati, sono state ricostruite le rotte utilizzate e i ruoli di ognuno dei componenti dell'organizzazione. Il gruppo italiano aveva il compito di trovare e preparare le imbarcazioni: tutti motoscafi molto veloci.Ma l'attraversamento del Canale d'Otranto, con approdi sui litorali leccese e brindisino, era solo l'ultima tappa di un viaggio che passava senza grandi preoccupazioni per la Grecia. Tutto programmato: dall'accompagnamento al confine greco-turco, all'ospitalità ad Atene in una struttura temporanea, fino al trasferimento nel motoscafo, che arrivava nel porto ellenico prescelto solo qualche ora prima della partenza per l'Italia.
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