2024-05-22
Ricostruzione ferma per i nidi delle rondini
A Macerata, stop al più vasto cantiere post sisma del Centro Italia: in un sito con otto palazzine ci sono i rifugi dei volatili protetti. L’inizio dei lavori (che riguardano 500 famiglie) rischia il rinvio fino a ottobre-novembre. Il commissario Guido Castelli: «Sudiamo freddo».È il più vasto cantiere di edilizia abitativa del Centro Italia, forse il maggiore mai avviato durante una ricostruzione post sisma. Cinquanta milioni come prima stima, ora a rischio per non disturbare le rondini. Sta in una strada che ha un’intitolazione profetica: via Maffeo Pantaleoni. Ricorre il centenario di questo grande economista, padre del marginalismo che non sta troppo simpatico neppure alla giunta di centrodestra di Macerata, dove tutto questo svolge e dove c’è la sua tomba ormai diruta. La sua colpa? Aver detto la verità: «Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse».L’imbecillità si estende alla burocrazia e all’afflato green e così in via Pantaleoni una rondine non fa primavera, ma fa blocco del cantiere. Il 28 aprile le ruspe cominciano a demolire il primo stabile: devono venirne giù otto dal civico 77 al civico 111. Il terremoto del 2016 - siamo in vista dell’ottavo anniversario - li ha resi inagibili e da 2.740 giorni circa 500 maceratesi aspettano una casa. Quando hanno visto le prime ruspe non ci credevano. Solo che, buttata giù la prima palazzina, l’assessore all’Urbanistica, lista civica, architetto di chiarissima fama, ha avuto un sussulto: «C’è un ostacolo insormontabile», ha infatti sentenziato Silvano Iommi. Problemi di tenuta del terreno? No, lui guardava in alto, verso la grondaia della seconda palazzina. Col groppo in gola - perché montare e mantenere operativo quel cantiere vuol dire sconvolgere la viabilità della città, perché ogni minimo ritardo - dopo otto anni - rischia di far sballare i conti, perché ci sono delle scuole vicine e se smette di piovere la polvere della demolizione può creare gravi problemi - ha dovuto avvertire: «Ci sono degli inquilini che non si possono sfrattare: le rondini!». Sono specie protetta, non si possono spostare i nidi, non si può disturbare la cova. E di nidi ce ne sono sotto i tetti di tutti e sette i palazzi ancora da demolire. Quindi si avviano le ispezioni.Fortunatamente gli stabili due e tre hanno sì i nidi, ma sembrano vuoti. Si riparte con la demolizione, ma il 15 maggio nuovo stop. In una pausa di lavoro, mentre il cantiere tace, gli operai che stanno imbragando l’angolo Ovest della palazzina numero tre sentono dei pigolii. Nuova ispezione e stavolta spuntano i beccucci implumi dei pulcini. Ammette Guido Castelli - senatore di Fratelli d’Italia, senese di nascita ma ascolano di vita, di Ascoli è stato a lungo sindaco - dal gennaio di due anni fa commissario a una ricostruzione che finalmente è ripartita dopo un letargo di oltre cinque anni: «Ho sudato freddo, ritardare quel cantiere vuol dire fermare una delle opere più significative di tutto il cratere, forse il più cospicuo impegno di edilizia abitativa che ci sia oggi in atto in Italia col rischio di arrivare col fiato corto dei finanziamenti se si accumulano ritardi.» La pratica è già vecchia di un anno: nel luglio scorso ci fu l’accordo tra commissario, Comune e privati per dare il via al cantiere. Poi è comparso l’amianto, e ancora problemi di sicurezza e di viabilità. «Fermarsi di nuovo», sentenzia Castelli, «è impossibile». Ma la rondine è specie protetta e nessun può far niente.Con gli ambientalisti già sul piede di guerra, due giorni fa Castelli convoca una riunione con i tecnici e la risposta è sconcertante: «Se sono nidi di rondine con i pulcini dobbiamo aspettare che crescano e che verso metà ottobre migrino, ma se dura il caldo si va fino a novembre». Una ventina di rondini che hanno il diritto al nido contro circa 500 maceratesi che sono sfrattati da otto anni causa terremoto e che, va da sé, un nido non ce l’hanno. Spiega Silvano Iommi: «La previsione di cantiere è di almeno 24 mesi per consegnare le nuove abitazioni, ritardare di cinque mesi la demolizione vuol dire dilatare pericolosamente i tempi». Così Guido Castelli ha affidato una perizia a Paolo Pigliacelli, naturalista uno dei progettisti di Next Appennino, il programma di rilancio delle zone terremotate, per aprire una trattativa con le rondini. Dopo l’ispezione si è scoperto che i pulcini - almeno nelle palazzine tre e quattro - sono dei balestrucci. Sono anch’essi dei passeracei, ma non protetti. Il cantiere è ancora fermo perché bisogna comunque aspettare la schiusa di tutte le uova e che i pulcini siano in grado di volare prima di spostare i nidi. Resta il punto interrogativo sugli altri edifici: se si trovano rondini si blocca di nuovo tutto. Chiosa Castelli: «Abbiamo dimostrato che è possibile coniugare le esigenze dell’uomo con quelle della natura operando attraverso la scienza e non con le ideologie. Quanto stiamo facendo a Macerata conferma che la ricostruzione ha avuto un’importante accelerazione e l’efficacia della nostra azione ispirata al pragmatismo e alla soluzione concreta dei problemi». Per la verità il commissario un po’ s’è spaventato. Perché se una rondine non fa primavera, di certo non fa ricostruzione.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)