
Il cambiamento nelle notti di viale Ceccarini, ma un po’ di tutta la riviera romagnola. A denunciare la mutazione è il rapper Emis Killa. L’eccesso della movida adriatica, quando le bande si scatenano. La sindaca s’indigna: «Chiederemo i danni d’immagine».Il quadro della riviera romagnola è sempre più fosco. E se a dirlo non è Gianni D’Elia, il poeta che ha cantato la mutazione antropologica pasoliniana lungo la dorsale adriatica, ma il rapper Emis Killa, che paragona Riccione a Marsiglia, viene giù il mondo. È bufera social su Emiliano Rudolf Giambelli da Vimercate, questo il nome dell’artista della scena rap milanese, che con un tweet ha riassunto il profondo cambiamento delle notti di viale Ceccarini, ma anche un po’ di tutta la riviera romagnola. Alle prese con problemi di ordine pubblico causati dalle conseguenze dell’insano divertimento di una generazione che sembra voler esplodere dopo due anni di restrizioni Covid.Il tweet di Emis Killa ha raccolto oltre 4500 like, 400 condivisioni e oltre 250 commenti in meno di 24 ore: «Riccione è diventata Marsiglia comunque. Una volta i giovani andavano lì a divertirsi, le famiglie anche. Ora dopo le diciotto, se sei un bravo ragazzo, devi avere paura a farti una passeggiata sul lungomare. Le manganellate nelle ginocchia ci vogliono».Il rapper registra come la Riviera non sia più mèta di villeggiatura familiare, ma ormai luogo di divertimento sfrenato e senza limiti per frotte di ragazzini pericolosi nell’eccesso. In cerca di musica, sballo e non si sa cos’altro, riassunto in quel termine, movida, che ormai sa più di delinquenza che di sano divertimento estivo. E contro il quale è lo stesso rapper ad invocare un freno da parte delle istituzioni.Sui social media c’è chi, preoccupato e intimorito da quanto accade nelle notti romagnole, dà ragione al rapper ed è sulla stessa linea di reazione: «È molto difficile per me dire queste parole ma nei tre mesi estivi Riccione e Rimini non esistono più, sono in mano ad una delinquenza fuori dal comune. È rimasta solo la soluzione della linea dura». Le parole dell’artista alzano alto il muro di difesa nei confronti della Perla verde dell’Adriatico: «Parli per sentito dire, in un mese non ho visto nulla di ciò che viene detto. I miei figli girano liberamente in bici fino a tardi. Io mi sento al sicuro più che a casa».E c’è chi si scaglia contro il rapper, che con la sua musica sarebbe addirittura parte del problema: «È anche colpa di voi rapper e dei vostri testi diseducativi», attacca Luca, mentre Giovanni rincara la dose e la butta anche in politica: «(I rapper e trapper, ndr) fomentano da anni il gangsterismo e la droga e si lamentano dei pischelli che li imitano. Solo perché sono magrebini, poi: delle baby gang di italiani non si lamenta nessuno». Marco non fa distinzione tra giovani italiani e stranieri, tutti uguali nell’eccesso delle notti della movida adriatica: «Abbiamo trasformato la nostra tranquilla società in una fogna, anche tramite testi e comportamenti diseducativi di rapper e trapper», scrive Marco. «Iniziare a cambiare i modelli educativi sarebbe un primo passo, riportare alla dimensione della musica pulita che non gioca a fare i bad boy».Mutazione antropologica, si diceva: lontanissimi i tempi della Riviera Adriatica tempio della villeggiatura per famiglie, incentivate dal Fascismo e vissute anche da Pier Paolo Pasolini. Che nei suoi tour lungo le spiagge ne colse già la mutazione antropologica popolare degli Anni Cinquanta e Sessanta, in contrapposizione alle estati nobili, esclusive e intellettuali del Tirreno. Sabbia, sole, stabilimenti balneari, musica e bellezze straniere, il mito dei bagni e delle vacanze per tutti, con negli Ottanta e Novanta l’apice nelle oceaniche discoteche/divertimentifici di Rimini e Riccione, oggi quasi tutte abbandonate. «Una luccicante industria pop del divertimento, per notti di massa, sballo e deriva vacanziera anche intrise di disperazione», scriveva Pier Vittorio Tondelli nel 1985 in Rimini.Chissà, è forse quella «disperazione» che nelle notti degli anni Venti del Duemila è degenerata in risse, scazzottate, accoltellamenti, violenze sessuali in spiaggia, gang di ragazzini che si fronteggiano sui lungomare, incuranti delle famiglie relegate a meri spettatori incidentali.Dopo due anni di estati condizionate nei numeri dal Covid, quest’anno sulla Riviera è tornata la folla di turisti. È normale che albergatori ed esercenti siano scesi subito in campo contro il tweet del cantante: «Quella di Emis Killa è un’immagine che non corrisponde alla realtà, ma è quella che passa agli occhi delle persone», ha dichiarato Bruno Bianchini di Federalberghi. «Il mio consiglio è di guardare i numeri degli interventi delle forze dell’ordine, quello è un dato oggettivo. Il resto è soggettività».Gelida la reazione del sindaco di Riccione, Daniela Angelini: «I nostri legali sono già al lavoro per procedere per ottenere il risarcimento del danno d’immagine».Eppure, per la prima volta nella storia, quest’anno proprio i sindaci della Riviera romagnola, su invito del prefetto di Rimini Giuseppe Forlenza, hanno concordato una serie d’ordinanze di sicurezza per Ferragosto con lo scopo di proteggere le loro città dal dilagante fenomeno della microcriminalità giovanile: stop alla musica alle 2 di notte nei bar, ristoranti, chiringuiti, con divertimento fino a mattina consentito solo in discoteca. Una misura giustificata dalla Prefettura per scongiurare fenomeni di degrado, risse e microcriminalità «in un territorio che ha visto riprendere a pieno ritmo l’afflusso di turisti e l’organizzazione di eventi». Tanto da meritarsi, nello specifico di Riccione, il riconoscimento di destinazione più trendy dell’estate 2022 secondo l’indagine Panorama Turismo-Mare Italia condotta dall’Osservatorio di Jfc.
Luca Palamara (Ansa)
La gip che fece spiare Palamara per accuse risultate infondate parla di «gogna» se pubblichiamo messaggi messi agli atti.
I magistrati si fanno la guerra e poi accusano i giornali. Il 10 novembre abbiamo intervistato l’ex avvocato Piero Amara e lui ci ha rivelato che un pm, Mario Formisano, nel giugno del 2019, gli avrebbe chiesto, «in ginocchio» e «scherzosamente», di fargli «fare l’inchiesta della vita su Luca Palamara», in quel momento accusato di corruzione dalla Procura di Perugia. Non basta. Da alcune chat sequestrate in un procedimento per accesso abusivo ai danni di un ex cancelliere della Procura, emergeva anche che Formisano con altri colleghi si era adoperato per far trapelare sui media notizie che riguardavano l’ex procuratore aggiunto di Perugia Antonella Duchini, in quel momento indagata per corruzione. Una gogna mediatica che oggi la giunta della sezione perugina dell’Associazione nazionale magistrati prova a contestare a chi, come noi, si è limitato a registrare delle notizie.
Ecco #DimmiLaVerità del 19 novembre 2025. Con il nostro Alessandro Rico commentiamo lo scoop sul Quirinale e tutti gli sviluppi.
Nel riquadro Lorenzo Greco, amministratore delegato di Cegeka Italia (iStock)
Cegeka ha presentato oggi a Milano la piattaforma TPRM (Third Party Risk Management) che aiuta le aziende a gestire meglio i rischi dei fornitori, con l’ausilio dell’intelligenza artificiale e controlli continui. «Non ci limitiamo a rispondere alle normative» - spiega Lorenzo Greco, ad di Cegeka Italia - «Trasformiamo la gestione del rischio in un vantaggio competitivo che rafforza trasparenza e velocità decisionale».
Milano, il luogo dell'investimento mortale di Cecilia de Astis, nel riquadro (Ansa)
La sinistra giustifica i minorenni alla guida che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, solo per dare la colpa ai fascisti che non li fanno integrare. Mentre condanna la famiglia che vive nei boschi perché quella storia è priva di spunti per attaccare i suoi nemici.
Ci sono una serie di meccanismi mentali che ci rendono ciechi di fronte a cose evidenti, sordi in presenza di suoni simili e praticamente insensibili alle cose che possono mettere in crisi le convinzioni politiche più radicate. Ecco dunque che, pressoché negli stessi giorni, sui media sono comparse due storie così vicine nei significati ma così lontane nel modo di presentarle: a proposito della vicenda che vide la morte di Cecilia De Astis, investita a Milano da un’auto sulla quale erano presenti quattro minorenni di etnia rom, è emerso che i genitori della più giovane dei bambini, quella di undici anni, risultino irreperibili come esito finale di quella che il Tribunale dei minori ha definito una condizione «senza punti di riferimento genitoriali». Dopo l’incidente la bambina è stata affidata a una nonna ma è stato recentemente riportato che la minore sarebbe in fuga proprio con la nonna e che il possibile motivo delle fughe dei vari parenti potrebbe essere l’intenzione di sottrarsi al risarcimento in capo ad essi, stante la non imputabilità dell'undicenne.






