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2020-08-21
Ricciardi la butta lì: «Le Regionali potrebbero saltare»
Walter Ricciardi (Ansa)
«Le prossime elezioni e anche la riapertura delle scuole possono essere a rischio se la circolazione del virus riaumenta». Walter Ricciardi, professore di Igiene dell'Università Cattolica e consulente del ministero della Salute, ha sganciato la bomba ieri mattina durante la trasmissione Agorà Estate, su Rai3. Rimandando a due scadenze importanti: il 14 settembre, giorno fissato per la riapertura in presenza delle scuole, e il 20 e 21 settembre, giorni per il voto sul referendum e per il rinnovo di alcuni governi regionali ed anche di diversi enti comunali.
Ricciardi l'ha presa larga: «Dobbiamo mettere sotto controllo questa curva epidemica che si è rialzata. Da noi si è rialzata poco. Ma in altri Paesi come la Spagna o la Croazia si è rialzata moltissimo. In quei Paesi oggi non si potrebbe votare. In Italia ancora sì, e a maggior ragione si potrà votare se tutte le fasce di età, soprattutto quella tra i 20 e i 40 anni, modificheranno positivamente i propri comportamenti». Se questo viene fatto, ha poi aggiunto il professore, «sicuramente si potrà andare a votare e sicuramente si potrà riprendere la scuola. Se invece questo non succede, ci troveremo nelle condizioni, come in altri Paesi, in cui queste attività sono messe a rischio».
Chi era davanti alla tv è balzato dalla sedia. I politici in vacanza si sono attaccati al telefono. Ed è subito partita una valanga di reazioni: «Il governo smentisca immediatamente quanto ha dichiarato il consigliere del ministro della Salute o è lecito pensare che sia già volontà dell'esecutivo rimandare l'apertura delle scuole e le elezioni regionali», hanno commentato i deputati di Cambiamo con Giovanni Toti, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli definendo quello di Riccardi «terrorismo psicologico» e chiedendo l'intervento del Quirinale «per porre un freno a questo uso strumentale dell'emergenza da parte di Conte e dei suoi ministri». Ancor più duro il governatore ligure e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Toti, che sui suoi profili social trova «eversivo» che «un signore non eletto da nessuno possa anche semplicemente ipotizzare» il rinvio del voto, «sarebbe la dimostrazione che il comitato tecnico scientifico del governo è un'accolita di inetti pericolosi». Al coro si sono poi aggiunti Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia viva («Ogni giorno si alza uno e spara. Decide il parlamento, basta improvvisazione») e Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia («Il governo smentisca» perché «anche solo accennare a questo rischio costituisce infatti una minaccia inaccettabile alle basi stesse della democrazia»). Il leader della Lega, Matteo Salvini, dice che è «irresponsabile ipotizzare rinvio delle elezioni e chiusura delle scuole, questo terrorismo danneggia l'Italia. Invece di aprire la bocca, chiudano i porti», mentre per Maurizio Lupi, deputato centrista e presidente dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, è «vergognoso che ancora una volta si dica non sappiamo se le scuole riapriranno».
Tuoni e fulmini nel giro di pochi minuti, insomma. Tanto che all'ora di pranzo il professore consulente di Speranza è costretto a fare una goffa retromarcia. «Non ho mai detto che riapertura delle scuole ed elezioni sono a rischio in Italia. Le scuole riapriranno e si sta facendo di tutto per riaprirle in sicurezza, parlavo di altri Paesi dove la curva dei contagi si è rialzata in modo preoccupante. In Italia, fortunatamente, non è ancora così e dobbiamo fare di tutto per tenere la situazione sotto controllo». Nel tentativo di smorzare le polemiche, però, la pezza di Ricciardi diventa peggio del buco perché non chiarisce a quali elezioni avesse fatto riferimento davanti alla telecamere della Rai. Quelle del Mali? La sfida Trump-Biden? Chissà.
Attore (ha recitato pure con Mario Merola nel film L'ultimo guappo), medico e aspirante politico (nel 2013, infatti, tentò di entrare in politica candidandosi con i montiani di Scelta civica in quota Italia futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo), Ricciardi si era già fatto notare nei mesi scorsi per aver detto che «le mascherine alla persona sana non servono a niente» e anche per aver sentenziato che «chi ha dato l'indicazione di fare i tamponi anche agli asintomatici, ha sbagliato». Per un tweet - poi cancellato - su Donald Trump il professore ha pure costretto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a diramare una nota per invitare i giornalisti a «evitare espressioni che suggeriscano che il professore lavori per l'Oms o che la rappresenti». Il consulente del governo Conte ha dovuto, quindi, specificare meglio il suo ruolo: «Io sono il rappresentante italiano nel comitato esecutivo dell'Oms, designato dal governo per il periodo 2017-2020.
Quello stesso governo che ieri non ha proferito parola sulla versione pre retromarcia di Walter. Nessuno ha smentito le sue dichiarazioni sulle elezioni. Né il premier Conte, né il ministro della Salute, Roberto Speranza, né tantomeno il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, incaricata da Palazzo Chigi (anche per competenza) a trattare sulla delicatissima partita elettorale. Silenzio di tomba.
In piena pandemia urne aperte in Polonia, Israele e Francia
Se puoi farlo a Parigi, Varsavia, Tel Aviv e Zagabria, puoi farlo anche a Roma.
Senza chiedere permesso a Walter Ricciardi, il quale, evocando il rinvio delle elezioni, parlava «di altri Paesi», gli altri Paesi hanno già votato. Alcuni, in piena pandemia; altri, si apprestano a farlo.
Tra i casi più rilevanti, bisogna di sicuro menzionare le amministrative francesi, che hanno coinvolto, oltre alla capitale, importanti centri urbani come Lione, Marsiglia e Bordeaux. Il primo turno era stato confermato per il 15 marzo dal governo, nonostante il lockdown. Il ballottaggio - certo, non un trionfo di partecipazione - si è svolto a fine giugno. Pare che questo consunto rito democratico non abbia causato alcuna strage.
Attesissime, in quanto considerate un referendum sull'ultraconservatore Andrzej Duda (riconfermato), sempre con doppio turno, il 28 giugno e il 12 luglio, le elezioni polacche. Rinviate di un mese e mezzo per la pandemia, sì; ma in quel caso, la prima chiamata alle urne era prevista per il 6 maggio. Mica, come alle regionali italiane, per il 20 settembre. Anche stavolta, comunque, nessuna ecatombe.
Il 2 marzo, pochi giorni prima che Giuseppe Conte ci chiudesse in casa a tre mandate, gli israeliani hanno rinnovato la Knesset. In questa occasione, affluenza in lieve aumento rispetto alla precedente tornata, quella del settembre 2019. Il Covid non ha falcidiato gli elettori. Più di recente, hanno votato i serbi (21 giugno, vittoria del Partito progressista), i croati (5 luglio, successo del centrodestra) e i macedoni del Nord (15 luglio, anche se la tornata era prevista durante il picco dei contagi, il 12 aprile). La piccola Islanda ha votato a fine giugno, il Montenegro voterà il 30 agosto, anche se qualcuno temeva che la maggioranza facente capo al Partito democratico dei socialisti, approfittasse dell'emergenza sanitaria per rimandare le elezioni. Invece, persino in una democrazia declassata a «regime ibrido», tra nove giorno si andrà ai seggi. La Romania dovrebbe chiudere le danze a fine anno: se le previsioni dei catastrofisti del virus sono corrette, le elezioni si svolgeranno nel clou della seconda ondata, in un Paese in cui i contagi erano già fuori controllo. Vedremo se si verificherà il temuto eccidio.
Quasi presaga del monito di Ricciardi, la premier laburista neozelandese, Jacinda Ardern, ha invece posticipato le consultazioni parlamentari dal 19 settembre al 17 ottobre. Sarà a questo Paese che si riferiva l'attore de L'ultimo guappo, nel suo controverso intervento di ieri mattina ad Agorà, su Rai 3.
Naturalmente, nella lista dei Paesi che oseranno sfidare il Covid, vanno aggiunti gli Stati Uniti. Lì, da settimane, repubblicani e democratici si scannano sul voto per corrispondenza, uno dei sistemi che dovrebbe evitare gli assembramenti ai seggi. Chissà se, pur tenere in vita la democrazia, con il virus faranno fuori gli elettori americani...
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Il consigliere di Roberto Speranza ventila la possibilità di annullarle. Travolto dalle critiche, tenta la sterzata: «Parlavo di altri Paesi».Grandi e piccole nazioni nel mondo non si sono fermate. L'unica è la Nuova Zelanda.Lo speciale contiene due articoli. «Le prossime elezioni e anche la riapertura delle scuole possono essere a rischio se la circolazione del virus riaumenta». Walter Ricciardi, professore di Igiene dell'Università Cattolica e consulente del ministero della Salute, ha sganciato la bomba ieri mattina durante la trasmissione Agorà Estate, su Rai3. Rimandando a due scadenze importanti: il 14 settembre, giorno fissato per la riapertura in presenza delle scuole, e il 20 e 21 settembre, giorni per il voto sul referendum e per il rinnovo di alcuni governi regionali ed anche di diversi enti comunali.Ricciardi l'ha presa larga: «Dobbiamo mettere sotto controllo questa curva epidemica che si è rialzata. Da noi si è rialzata poco. Ma in altri Paesi come la Spagna o la Croazia si è rialzata moltissimo. In quei Paesi oggi non si potrebbe votare. In Italia ancora sì, e a maggior ragione si potrà votare se tutte le fasce di età, soprattutto quella tra i 20 e i 40 anni, modificheranno positivamente i propri comportamenti». Se questo viene fatto, ha poi aggiunto il professore, «sicuramente si potrà andare a votare e sicuramente si potrà riprendere la scuola. Se invece questo non succede, ci troveremo nelle condizioni, come in altri Paesi, in cui queste attività sono messe a rischio».Chi era davanti alla tv è balzato dalla sedia. I politici in vacanza si sono attaccati al telefono. Ed è subito partita una valanga di reazioni: «Il governo smentisca immediatamente quanto ha dichiarato il consigliere del ministro della Salute o è lecito pensare che sia già volontà dell'esecutivo rimandare l'apertura delle scuole e le elezioni regionali», hanno commentato i deputati di Cambiamo con Giovanni Toti, Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini, Alessandro Sorte e Giorgio Silli definendo quello di Riccardi «terrorismo psicologico» e chiedendo l'intervento del Quirinale «per porre un freno a questo uso strumentale dell'emergenza da parte di Conte e dei suoi ministri». Ancor più duro il governatore ligure e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Toti, che sui suoi profili social trova «eversivo» che «un signore non eletto da nessuno possa anche semplicemente ipotizzare» il rinvio del voto, «sarebbe la dimostrazione che il comitato tecnico scientifico del governo è un'accolita di inetti pericolosi». Al coro si sono poi aggiunti Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia viva («Ogni giorno si alza uno e spara. Decide il parlamento, basta improvvisazione») e Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia («Il governo smentisca» perché «anche solo accennare a questo rischio costituisce infatti una minaccia inaccettabile alle basi stesse della democrazia»). Il leader della Lega, Matteo Salvini, dice che è «irresponsabile ipotizzare rinvio delle elezioni e chiusura delle scuole, questo terrorismo danneggia l'Italia. Invece di aprire la bocca, chiudano i porti», mentre per Maurizio Lupi, deputato centrista e presidente dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, è «vergognoso che ancora una volta si dica non sappiamo se le scuole riapriranno». Tuoni e fulmini nel giro di pochi minuti, insomma. Tanto che all'ora di pranzo il professore consulente di Speranza è costretto a fare una goffa retromarcia. «Non ho mai detto che riapertura delle scuole ed elezioni sono a rischio in Italia. Le scuole riapriranno e si sta facendo di tutto per riaprirle in sicurezza, parlavo di altri Paesi dove la curva dei contagi si è rialzata in modo preoccupante. In Italia, fortunatamente, non è ancora così e dobbiamo fare di tutto per tenere la situazione sotto controllo». Nel tentativo di smorzare le polemiche, però, la pezza di Ricciardi diventa peggio del buco perché non chiarisce a quali elezioni avesse fatto riferimento davanti alla telecamere della Rai. Quelle del Mali? La sfida Trump-Biden? Chissà. Attore (ha recitato pure con Mario Merola nel film L'ultimo guappo), medico e aspirante politico (nel 2013, infatti, tentò di entrare in politica candidandosi con i montiani di Scelta civica in quota Italia futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo), Ricciardi si era già fatto notare nei mesi scorsi per aver detto che «le mascherine alla persona sana non servono a niente» e anche per aver sentenziato che «chi ha dato l'indicazione di fare i tamponi anche agli asintomatici, ha sbagliato». Per un tweet - poi cancellato - su Donald Trump il professore ha pure costretto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a diramare una nota per invitare i giornalisti a «evitare espressioni che suggeriscano che il professore lavori per l'Oms o che la rappresenti». Il consulente del governo Conte ha dovuto, quindi, specificare meglio il suo ruolo: «Io sono il rappresentante italiano nel comitato esecutivo dell'Oms, designato dal governo per il periodo 2017-2020. Quello stesso governo che ieri non ha proferito parola sulla versione pre retromarcia di Walter. Nessuno ha smentito le sue dichiarazioni sulle elezioni. Né il premier Conte, né il ministro della Salute, Roberto Speranza, né tantomeno il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, incaricata da Palazzo Chigi (anche per competenza) a trattare sulla delicatissima partita elettorale. Silenzio di tomba. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ricciardi-la-butta-li-le-regionali-potrebbero-saltare-2647043625.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="in-piena-pandemia-urne-aperte-in-polonia-israele-e-francia" data-post-id="2647043625" data-published-at="1597959592" data-use-pagination="False"> In piena pandemia urne aperte in Polonia, Israele e Francia Se puoi farlo a Parigi, Varsavia, Tel Aviv e Zagabria, puoi farlo anche a Roma. 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Anche stavolta, comunque, nessuna ecatombe. Il 2 marzo, pochi giorni prima che Giuseppe Conte ci chiudesse in casa a tre mandate, gli israeliani hanno rinnovato la Knesset. In questa occasione, affluenza in lieve aumento rispetto alla precedente tornata, quella del settembre 2019. Il Covid non ha falcidiato gli elettori. Più di recente, hanno votato i serbi (21 giugno, vittoria del Partito progressista), i croati (5 luglio, successo del centrodestra) e i macedoni del Nord (15 luglio, anche se la tornata era prevista durante il picco dei contagi, il 12 aprile). La piccola Islanda ha votato a fine giugno, il Montenegro voterà il 30 agosto, anche se qualcuno temeva che la maggioranza facente capo al Partito democratico dei socialisti, approfittasse dell'emergenza sanitaria per rimandare le elezioni. Invece, persino in una democrazia declassata a «regime ibrido», tra nove giorno si andrà ai seggi. La Romania dovrebbe chiudere le danze a fine anno: se le previsioni dei catastrofisti del virus sono corrette, le elezioni si svolgeranno nel clou della seconda ondata, in un Paese in cui i contagi erano già fuori controllo. Vedremo se si verificherà il temuto eccidio. Quasi presaga del monito di Ricciardi, la premier laburista neozelandese, Jacinda Ardern, ha invece posticipato le consultazioni parlamentari dal 19 settembre al 17 ottobre. Sarà a questo Paese che si riferiva l'attore de L'ultimo guappo, nel suo controverso intervento di ieri mattina ad Agorà, su Rai 3. Naturalmente, nella lista dei Paesi che oseranno sfidare il Covid, vanno aggiunti gli Stati Uniti. Lì, da settimane, repubblicani e democratici si scannano sul voto per corrispondenza, uno dei sistemi che dovrebbe evitare gli assembramenti ai seggi. Chissà se, pur tenere in vita la democrazia, con il virus faranno fuori gli elettori americani...
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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