2022-02-25
Ricciardi confessa: «Manovriamo i governi»
Il consulente di Roberto Speranza ammette la sua azione di lobby con il gruppo di pressione transnazionale di cui fa parte: «Cerchiamo di condizionare positivamente le decisioni, qualche volta riuscendoci, qualche volta no». L’unico Paese in cui ce la fa è il nostro.A voler essere gentili, dovremmo dire che almeno ha avuto il pregio dell’onesta. Guardando la faccenda da un’altra prospettiva, tuttavia, ci viene il dubbio che si tratti invece di faccia tosta, della sicurezza di cui gode chi si sente tutelato su tutti i fronti. Fatto sta che Walter Ricciardi ha confermato ciò che non poteva smentire: il consulente del ministro della Salute fa parte di un gruppo di pressione internazionale che mira a influenzare le politiche dei governi sull’emergenza Covid.Un paio di giorni fa abbiamo raccontato che il guru di Roberto Speranza fa parte della «squadra» del Covid action group, cioè «una rete globale e multidisciplinare di esperti con la missione di consigliare i responsabili politici e le comunità sulle strategie pratiche per eliminare il Covid-19». L’obiettivo dichiarato di questo gruppo di pressione - che possiamo tranquillamente chiamare lobby - consiste nella «eliminazione» del virus. Il Covid action group propone infatti «la strategia Zero Covid», portando come esempi virtuosi Stati come «Australia, Nuova Zelanda, Vietnam, Thailandia, Singapore, Cina, Taiwan, Mongolia». Questo gruppo di pressione opera «sotto l’egida del New England complex system institute» (Necsi), un istituto di ricerca indipendente che può contare su sponsor come bank of america charitable gift fund, Boeing, Dell, Microsoft research, World Bank e The Mitre corporation (società americana che si occupa anche di «sicurezza nazionale, difesa e intelligence»). Covid action group è collegato ad altre realtà come Endcoronavirus e Zerocovid, anch’esse promotrici della medesima strategia di lotta al virus. Una strategia che, come dimostrano i fatti, è clamorosamente fallita in tutto il mondo, pur continuando a produrre disastri (ad esempio a Hong Kong).Certo, non risulta ci siano leggi che impediscano a Walter Ricciardi di far parte di queste congreghe di professionisti, né di firmare documenti come il John Snow memorandum, una carta sottoscritta da vari studiosi dall’orientamento decisamente chiusurista. Semmai ci sarebbe da valutare l’opportunità politica di queste scelte di campo. Il consulente di un ministro dovrebbe, prima di tutto, avere a cuore la sorte della sua nazione, e non pensare a imporre un approccio unilaterale e ideologico sostenuto da un gruppo transnazionale. Ricciardi, tuttavia, sembra pensarla diversamente. E infatti non ha nemmeno provato a smentire le nostre affermazioni (anche perché non avrebbe potuto farlo). Anzi: ha rivendicato con orgoglio la sua appartenenza.Mercoledì sera, il nostro ha partecipato a War Room, il talk show virtuale gestito da Enrico Cisnetto. A dialogare con lui c’era Gilberto Corbellini, professore alla Sapienza di Roma, e da subito si sono viste scintille. Corbellini - che pure non è certo un no vax - si è espresso con molta decisione contro il green pass: «Non è uno strumento sanitario», ha detto. «Non dà protezione contro alcunché. Siccome con il green pass e il vaccino posso contrarre Omicron, questo strumento serve a poco». Ricciardi, ovviamente, si è sentito in dovere di difendere il lasciapassare e le restrizioni, e proprio nel giorno in cui Mario Draghi annunciava la fine dello stato di emergenza. «Sconsiglio caldamente di allentare», ha detto il professore. «Questa è la terza causa di morte in Italia. La Danimarca ha allentato tutto, ma ha avuto un incremento della mortalità enorme. E chi ha provato a smentire si è dovuto rimangiare tutto. […] Abbiamo avuto 10.000 morti a gennaio, ne abbiamo ancora 200 o 300 e che facciamo? Senza il green pass avremmo avuto molti morti in più».Persino Corbellini, di fronte a queste affermazioni di Ricciardi (parecchio contestabili e in alcuni casi false), non ha potuto non sbottare: «Ma allora pubblicatele sulle riviste scientifiche queste cose!». Come a dire: se esiste una prova che senza il green pass ci sarebbero stati più morti, siete caldamente pregati di esibirla. Anche perché praticamente tutto il mondo ha meno restrizioni di noi, eppure non sono tantissime le nazioni che hanno dati peggiori su ricoveri e mortalità.Ma torniamo al punto centrale della questione, e cioè l’appartenenza di Ricciardi al Covid action group. Cisnetto ha avuto il buon gusto di porre al professore una domanda sull’argomento. «Maurizio Belpietro e La Verità la definiscono come uno che ha interesse a tenere determinate misure», ha detto il conduttore. «Ci sono degli interessi dietro il mantenimento del green pass? Non so, a me sembrano cose paramassoniche…». Cisnetto era sarcastico, forse intendeva descriverci come complottisti e farsi beffe di noi. Eppure, Ricciardi gli ha dato una risposta sorprendente: «Quell’organizzazione si chiama World health network e l’abbiamo presentata con un editoriale su Lancet. Ha un suo sito su cui sono elencati tutti i partecipanti. Siamo tra gli scienziati più importanti del mondo e alcuni di questi sono anche consiglieri […]. E facciamo tutto alla luce del sole, portiamo i dati a supporto della decisione scientifica. Cerchiamo di condizionare positivamente le decisioni dei governi, qualche volta riuscendoci, qualche volta no».Strepitoso: Ricciardi non solo non smentisce, ma rivendica l’appartenenza a World health network che spinge il Covid action group e tutti gli altri gruppi dello stesso tipo al mondo, sembra addirittura celebrarne l’attività, anche se sarebbe interessante sapere dove siano i dati a cui fa riferimento dato che l’approccio Zero Covid è fallito praticamente ovunque. Il passaggio più sconcertante della sua risposta, però, è quello conclusivo. Ricciardi spiega serenamente che il suo gruppo cerca «di condizionare positivamente le decisioni dei governi, qualche volta riuscendoci qualche volta no». A questo punto la domanda è inevitabile: ma il caro Walter lavora con il governo per consigliarlo o per condizionarlo? A lui interessa fare il bene dell’Italia o imporre la visione del suo circolino internazionale? Il dubbio sorge, anche perché Ricciardi non si limita a «consigliare» Speranza: egli elargisce i suoi preziosi pareri anche nel Comitato scientifico di Santé publique France, l’omologo francese dell’Istituto superiore di sanità e pure nella Pontificia accademia per la vita, di cui è stato nominato membro ordinario. Se il suo obiettivo è quello di fare il lobbista, le cose gli vanno piuttosto bene. In teoria, però, il suo mestiere dovrebbe essere un altro.