2020-04-28
Riaprire subito o aspettare ancora? All’estero decidono (non balbettano)
Mentre qui domina il cerchiobottismo, in Inghilterra Boris Johnson torna al comando e ci mette la faccia: «Mancano le condizioni per la fase 2». In Francia si va verso il via alle scuole: Emmanuel Macron fa di testa sua, però almeno sceglie.Con che cosa, quando, dove, perché parte la fase due, fuori dall'Italia viene deciso senza balbettii. Anche per affermare che non è ancora arrivato il momento, come ha fatto nel Regno Unito Boris Johnson, invitando alla cautela. Il Covid-19 «è un aggressore inatteso e invisibile nel suo assalto fisico, come posso dirvi per esperienza personale», ha detto nel suo primo discorso alla nazione dopo la guarigione, gli inglesi hanno «iniziato a metterlo al tappeto» (il virus), ma serve prudenza perché un secondo picco «sarebbe un disastro economico». Il primo ministro britannico ha dichiarato che, pur comprendendo «l'impazienza» del mondo economico perché il lockdown termini, prima di avviare una fase due il Regno Unito dovrà rispettare cinque condizioni: calo del numero dei morti, protezione del servizio sanitario nazionale (Nhs), calo del tasso di diffusione dell'infezione, soluzione delle sfide sui test e sui Dpi, garanzia di evitare un secondo picco. Johnson si è rifiutato di fare previsioni su quali restrizioni potrebbero essere revocate e ha evitato di dire quando si tornerà alla «nuova normalità», come la definiscono i ministri inglesi. La Danimarca è stata il primo Paese Ue a riaprire il 15 aprile con asili nido, scuole materne ed elementari, pochi giorni dopo era stata concessa la riapertura di parrucchieri e di altri piccoli negozi o attività. Venerdì riaprono giardini zoologici e i parchi con animali, il 10 maggio si torna sui banchi anche di medie e di licei. In Austria la fase due è cominciata il 14 aprile, con la riapertura di piccoli negozi, officine, tabaccherie, trasporto pubblico, obbligando a mascherine e a rispettare la distanza minima gli uni dagli altri. Dal primo maggio toccherà a parrucchieri, negozi di più grandi dimensioni e centri commerciali, il 4 maggio riapriranno le scuole di ogni ordine e grado, il 15 maggio il governo austriaco autorizzerà la riapertura dei ristoranti e dei luoghi di culto. Dal 20 aprile la Norvegia ha riaperto gli asili e in questi giorni riprenderanno a funzionare le università, rimangono vietati invece festival, eventi e sport almeno fino al 15 giugno.Da ieri è ripartita la Svizzera, che durante la fase uno non aveva mai vietato alla popolazione di uscire di casa malgrado l'alto numero di contagiati (29.164) e dei decessi (1.640) su 8,6 milioni di abitanti. Il Consiglio federale ha chiuso bar, ristoranti, scuole e negozi non di alimentari, ma ha permesso le passeggiate invitando solo a limitare gli spostamenti e in tutti i 26 Cantoni «le cene private tra poche persone» sono sempre state consentite. Da lunedì gli ospedali elvetici sono di nuovo autorizzati a effettuare tutti gli interventi, hanno ripreso la loro attività gli studi medici, i parrucchieri, i fisioterapisti, i centri estetici e quelli di bricolage, i negozi di giardinaggio. Dall'11 maggio riapriranno le scuole primarie e secondarie e tutti gli altri negozi, dall'8 giugno niente più limitazioni per gli assembramenti di più di 5 persone. Pure la Germania non aveva imposto l'obbligo di restare a casa e dal 20 aprile sono state autorizzate le riaperture dei negozi con superfici fino a 2.500 metri quadrati, delle librerie, di venditori di bici e auto. Il 4 maggio riapriranno le scuole tedesche. Bar e ristoranti resteranno chiusi in Olanda fino al 20 maggio, la prossima settimana riaprono le piccole imprese in Belgio.Oggi pomeriggio la Francia presenta il suo piano di rallentamento del lockdown, contenente misure pratiche relative a salute pubblica, riapertura delle scuole, ritorno al lavoro, imprese, trasporti, attività culturali e religiose. Macron ha in programma di togliere alcune restrizioni a partire dall'11 maggio, anche se la riapertura graduale delle scuole è ritenuta prematura dal comitato tecnico scientifico francese che vorrebbe «mantenere asili, elementari, medie, licei e università chiusi fino a settembre», in quanto luoghi di grande concentrazione dove è difficile mantenere le distanze di sicurezza. Dal 4 maggio verranno distribuite mascherine a tutta la popolazione. La Spagna, ha cominciato la fase due il 14 aprile facendo ripartire le attività nelle principali industrie, nei cantieri edilizi, negli uffici che non sono a diretto contatto con il pubblico. Da domenica sono state allentate le restrizioni per i minori di 14 anni, che possono camminare all'aperto per un'ora al giorno, ma dal 3 maggio potranno farlo anche adulti e over 65. Non ultimo aspetto, come importanza per i cattolici: mentre ieri il premier Conte annunciava che dal prossimo 4 maggio potranno riprendere i funerali con parenti stretti, ma il divieto rimane per le messe, nella Spagna socialista (e con l'estrema sinistra al governo) dal 2 maggio dovrebbero ripartire gli atti liturgici. Quindi chiese aperte per le messe, se oggi il consiglio dei ministri darà il via libera alle richieste avanzate da Comunità autonome come l'Andalusia, il cui presidente, Juanma Moreno del Pp ha chiesto di autorizzare le celebrazioni già da domenica prossima.
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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