2023-06-05
Nome per nome, la rete massonica dell'agente anti-Lega dell'«Espresso»
Nuove e clamorose carte sul trappolone Metropol: dalla loggia del paese di Matteo Messina Denaro all’ex deputato dem Khalid Chaouki.Nella matrioska di oggi, cari lettori, a proposito del finto scoop del Metropol, troverete un misto di ingredienti davvero esplosivo. Un cocktail di massoneria e politica che ci porterà sino a Castelvetrano (Trapani), terra d’origine e rifugio dell’ex latitante Matteo Messina Denaro. Infatti sullo sfondo della nostra inchiesta compare persino una loggia del paese del boss della Piovra siciliana.Questo nuovo capitolo sull’oscura vicenda ci svela come sia stato possibile che un avvocato cosentino sull’orlo del fallimento, con il registratore acceso in tasca, abbia potuto sedersi al tavolo di uno degli alberghi più esclusivi del mondo insieme con l’ex portavoce del politico italiano più influente di quel periodo, Matteo Salvini, per discutere di affari con un finto imprenditore che in realtà era un agente del Fsb, il Servizio di sicurezza federale, l’ex Kgb. Un ufficiale specializzato in «attività di influenza, ingerenza, propaganda e disinformazione», interessato a far arrivare le carte con la proposta indecente sul tavolo di Salvini e dell’allora premier Giuseppe Conte. Una recita in cui nessuno era quello che diceva di essere.Certamente non lo era Gianluca Meranda, per anni considerato uno dei mariuoli che trattava finanziamenti illeciti per la Lega e che, adesso, si è scoperto che più che per il Carroccio, lavorava per L’Espresso, indossando i panni dell’infiltrato o, peggio, dell’agente provocatore.Ebbene quell’avvocato controverso, «amico» del giornalista Giovanni Tizian (autore del Libro nero della Lega), a quel consesso era giunto per rovinare il Carroccio, con l’iPhone in modalità recording. E ci era arrivato, come vedremo in questo articolo, in modo un po’ estemporaneo, grazie alle sue frequentazioni massoniche e ai suoi ganci con la politica, ma non quella di matrice leghista, bensì quella d’area Pd.Nel primo ritratto che dedicammo a Meranda su Panorama (era il luglio del 2019 e l’inchiesta penale era appena partita) avevamo già ricordato la sua passione per le logge, anche quelle coperte, e i suoi rapporti con l’ex deputato dem Kalid Chaouki. Collegamenti che si sono rivelati decisivi nella marcia verso Mosca.L’incontro con Chaouki è forse uno snodo cruciale: dedito alle relazioni internazionali nel Mediterraneo, il quarantenne marocchino aveva rapporti stretti sia con i servizi segreti (sembra aggiornasse l’Aise su quanto accadeva nel Maghreb) che con le logge. E ad affiliarlo potrebbe essere stato proprio Meranda.Ma facciamo un passo indietro. Quattro anni fa avevamo raccontato che il Gran maestro della Serenissima gran loggia d’Italia Massimo Criscuoli Tortora nel 2015 aveva firmato contro l’avvocato calabrese un provvedimento di espulsione immediata per «colpe gravi» e «gravissime» a cui il diretto interessato non si era opposto. Meranda era stato cacciato «per aver attentato all’armonia e all’integrità» della Gran loggia. Per il Gran maestro il disegno di Meranda, che aveva rapporti con importanti ambasciate (russa, iraniana, indonesiana), era chiaro: conquistare la creatura di Criscuoli Tortora per poter sfruttare la rete internazionale a cui era collegata l’obbedienza.A un evento parigino arrivò al Gran maestro più di qualche segnale di fastidio per quella decisione. E, in Italia, alcune piccole logge continuarono a invitare Meranda come ospite d’onore, con tanto di posto a oriente dentro al Tempio. Ma le vicende odierne sembrano dare ragione a Criscuoli Tortora che, all’epoca, inserì due interessantissime pagine sul professionista calabrese nel dossier che consegnò all’Antimafia alla voce «situazioni da monitorare».Le carte segretate sono state depositate nel 2017, quando Criscuoli Tortora venne convocato dal presidente Rosy Bindi per parlare di mafia e massoneria. Infatti l’ex ministro della Sanità e i suoi commissari erano convinti che Messina Denaro fosse coperto da una loggia deviata trapanese.Tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014 Meranda aveva fatto entrare con sé nella Serenissima una quindicina di fratelli di altre obbedienze e aveva lanciato un’Opa sulla Serenissima. Aveva potuto fondare una sua loggia, la De dignitate hominis, e ne era diventato il maestro venerabile. In quella nuova avventura aveva portato con sé un generale dell’esercito in pensione, D. P., che aveva operato per quasi tutta la carriera nel Sismi, i servizi segreti esteri, un noto costruttore calabrese e un mediatore italiano di petrolio in Algeria.Dopo l’espulsione di Meranda, anche i suoi uomini si dimisero in blocco e dopo qualche tempo alla Serenissima erano venuti a sapere che in un hotel di Roma l’avvocato e i suoi sodali avevano tenuto a battesimo la filiale di una loggia riservata serba in Italia che aveva diramazioni anche in Ungheria e in Romania. Un trampolino di lancio perfetto per entrare nel circuito della massoneria russa e dei suoi gran maestri.Nel frattempo Meranda entra a far parte della loggia Salvador Allende del Grande Oriente di Francia, l’obbedienza atea che ha abolito la storica figura del Grande architetto e il volume della legge sacra e ha aperto le porte dei suoi templi alle donne.Il suo braccio destro diventa Gianluigi Biagioni Gazzoli, soprannominato Khaled. Originario di Misurata (Libia), ha sempre mantenuto stretti rapporti con il Paese d’origine e con le associazioni filogovernative anche ai tempi del colonnello Muhammar Gheddafi. Insegnante di arabo, segretario generale della Unione islamica d’Occidente, la più antica d’Italia, è stato anche candidato alla Camera, nel 2006, per l’Udeur di Clemente Mastella. Il suo nome compare nella Moleskine lilla di Meranda in un elenco di presunti massoni. Sotto la data del 27 aprile 2016 si legge l’acronimo «Godf» che sta per «Grande oriente di Francia». Di seguito sono riportate alcune parole non chiarissime: «c/Legonas» o «Legouas» e poi un nome di donna, Cecile Sylvestre. Successivamente c’è un elenco di luoghi: «Pinerolo (Rf)», «Castelvetrano (Rsaa e Rf)», «Cagliari». «Rf» dovrebbe indicare il «rito francese» e «Rsaa» il «rito scozzese antico accettato» da cui discende quello francese. Poi si fa riferimento a una «domanda di integrazione a una loggia del Godf».Il nome di Castelvetrano non deve stupire. Al momento dell’arresto di Messina Denaro è emerso che alcuni dei suoi fiancheggiatori erano iscritti alla massoneria. È notizia recente che su 19 logge censite nella provincia di Trapani sei si trovassero proprio a Castelvetrano, cittadina con meno di 30.000 abitanti.Una di queste, regolarmente iscritta al Grand oriente di Francia, nelle scorse settimane, ha dato l’incarico a un avvocato per «tutelare l'immagine, il prestigio e l'onore dell'associazione e della massoneria». Chissà se era la stessa che Meranda intendeva portare sotto l’influenza del Godf.In data 30 maggio 2016, nell’agenda lilla, sono elencate alcune logge e i presunti appartenenti. Nella parigina Allende sono appuntati i nomi di Meranda e di altri tre suoi stretti collaboratori. Sono indicati tutti come terzi gradi della cosiddetta massoneria azzurra, ovvero maestri muratori dell’Arte muratoria (Craft).Nella Demos di Nizza e Cannes c’è invece l’amico Biagioni con un altro terzetto. Sotto Pinerolo compaiono altre sei persone. Quasi tutti questi nominativi sono citati in un altro documento ritrovato nel cellulare di Meranda, quello degli affiliati alla «Rispettabile loggia La Rose de Thelème- François Rabelais», il cui tempio era in via Avezzano a Roma. Ricordiamo che Rabelais è l’autore del romanzo cinquecentesco Gargantua e Pantagruele, che contiene la storia della abbazia di Thelème, che nel primo libro del ciclo viene donata a fra’ Giovanni Fracassatutto.«Thelème sarà il regno della libertà e tutto vi andrà al contrario delle “regole” tradizionali» è la citazione che si trova nella presentazione della loggia di Meranda. «Vi saranno accolte solo donne “belle, ben formate e di buon carattere” e uomini “belli, ben formati e di buona indole”, soprattutto insieme. I tre voti fondamentali saranno “che ognuno possa onoratamente maritarsi, essere ricco e vivere liberamente”». E su una porta sarà incisa «la regola vera e propria, illuminata da un'unica stella, il libero arbitrio, e racchiusa in un solo articolo: fa’ ciò che vuoi». Una sorta di società ideale che ispirò la comunità fondata negli anni ’20 del ‘900 dall’occultista Aleister Crowley.Nelle carte agli atti c’è anche un invito del 4 maggio 2018 al «solenne rituale di iniziazione» di quattro «bussanti», tra cui Antonio Tortorici, un ex appartenente all'Arma dei carabinieri, il cui nome risultava inserito anche tra i membri del comitato Salvini premier inaugurato nello studio di Meranda. Il dress code per l’evento era lo smoking. L’elenco degli appartenenti alla «Rose de Thelème» è stato creato il 16 dicembre 2015 e modificato per l’ultima volta il 21 maggio 2019, due mesi prima del sequestro del telefonino del legale calabrese. La lista comprendeva trentacinque nomi, dal maestro venerabile Nunzio Foti, al fratello «copritore interno-garante di amicizia» Meranda, dal «fratello araldo» Biagioni Gazzoli al «primo segretario» Vittorio Spinola. Ma il nome che ci è balzato all’occhio è il settimo della lista, il «compagno segretario aggiunto» Khalid Chaouki. L’ex deputato nato a Casablanca, classe 1983, è stato membro della commissione esteri della Camera e presidente del Centro islamico culturale d'Italia, l'ente che ha in gestione la Grande moschea di Roma. Per anni ha imperversato in tv a discettare sullo scibile umano e a dare lezioni a tutti. Ma intanto, secondo documenti ritenuti attendibili dagli investigatori, si dedicava anche ai riti massonici e ai commerci con la banda del Metropol. Chaouki è stato sentito dalla Procura di Milano per spiegare tali rapporti.«Meranda? Lo conosco credo dal 2016. Mi è stato presentato da un caro amico italiano di religione musulmana, ex direttore della scuola libica di Roma, Gianluigi Biagioni Gazzoli (massone a sua volta, ndr). Questi era solito organizzare delle cene con degli ospiti per parlare di argomenti di attualità e altre questioni di storia o simili. In occasione della prima cena alla quali fui inviato in qualità di relatore per parlare di immigrazione mi trovai al tavolo con l'avvocato Meranda e altre persone e facemmo in tal modo la conoscenza. La cena si svolse al Circolo Tevere Remo di Roma». Un salotto che era praticamente il quartiere generale di Meranda.Dunque le anime belle del progressismo da una parte discutevano di immigrazione, dall’altra si affiliavano alle medesime logge e facevano affari insieme. Ben prima che la trattativa del Metropol fosse anche solo pensata.Il racconto di Chaouki prosegue: «Con l’avvocato Meranda ci siamo trovati da subito molto in sintonia, sia a livello umano che a livello di interessi professionali». In effetti la strana coppia si proponeva come consulenti per chi volesse sbarcare con la propria azienda in Africa e in Medio Oriente, ma anche nell’est Europa. Gli inquirenti hanno raccolto interessanti informazioni sul rapporto tra Meranda e Chaouki.L’ex segretaria del legale ha ricordato a verbale: «Ho conosciuto Khalid Chaouki perché frequentava lo studio di Meranda. Fu quest’ultimo a presentarmelo, ma io già lo conoscevo di vista perché era spesso in televisione. Tra l’altro, Chaouki aveva a sua disposizione una postazione nella sala open space, quindi saltuariamente veniva presso lo studio». La donna con i magistrati ha ricostruito come i due si siano conosciuti: «Meranda lo ha assistito in una causa di lavoro intentata nei confronti di Chaouki dalla sua ex assistente (parlamentare, ndr) per il mancato pagamento degli stipendi. La causa è stata persa e i soldi che Chaouki doveva alla sua ex assistente sono stati versati da Meranda. La cifra ammontava a 18.000 euro. Non ho mai chiesto perché Meranda si sia accollato tali spese e non so se Chaouki poi gli abbia restituito tale somma».Nel novembre 2016 l'avvocato Luca Bauccio ha emesso un atto di precetto con il quale intimava a Chaouki di provvedere al pagamento di 11.852 euro entro 10 giorni e tale cifra è stata corrisposta il 16 gennaio del 2017 dalla gola profonda dell’Espresso. Gli investigatori hanno verificato che l’ex parlamentare avrebbe restituito a Meranda solo 1.000 euro, due anni e mezzo dopo, a ridosso delle perquisizioni per il caso Metropol. Il 21 giugno 2019 il faccendiere scrive via Whatsapp a Chaouki: «Non senza imbarazzo, torno sull’argomento. Qualunque somma mi sarebbe di grande aiuto. Grazie». Risposta: «Ok è tuo diritto». Meranda: «Grazie molte mi aiuti davvero. Il mio conto a Bruxelles è ancora tranquillo». Chaouki: «Posso mandare 1000 lunedì».La segretaria Roberta C. ha narrato anche un altro aneddoto: «Ricordo che Chaouki venne personalmente in ufficio per chiedermi di pagargli il biglietto del treno. Ho informato della richiesta l’avvocato Meranda che mi ha autorizzato a pagare il biglietto inviandomi il codice per utilizzare la carta di credito che mi aveva lasciato in studio. Non ho chiesto all'avvocato le motivazioni per le quali pagava lui il biglietto».Meranda non avrebbe mai emesso alcuna parcella per l’attività svolta a favore di Chaouki.L’ex parlamentare ha seguito l’avvocato sia a Mosca che a Belgrado. In Serbia Meranda era in contatto con l’ex ministro dell’educazione Zarjo Mihailovic, a cui, il 29 gennaio 2017, scrive: «Posso sapere qual è il programma degli incontri a Belgrado venerdì 3? Ci incontriamo con il governo? In questo caso Hon. Chaouki del Parlamento italiano si unirà a me!». Con gli inquirenti Chaouki ha dichiarato anche che nel 2017 un altro deputato del Pd, Renzo Carella, settantaduenne di Carpineto romano, già candidato con il Pds, gli aveva presentato Francesco Vannucci, uno dei tre italiani indagati e poi archiviati per l’intrigo del Metropol: «Sapevo che aveva militato nell'area della Margherita e quindi questa circostanza lo rendeva a me vicino politicamente e anche per tale motivo accettai di incontrarlo. Decisi quindi di metterlo in contatto con Meranda». Dunque a far conoscere il Gatto e la Volpe della nostra storia è proprio Chaouki. E, ovviamente, in nome della comune militanza a sinistra. La squadretta iniziò a frequentarsi assiduamente, ma la politica non era il collante principale. «Personalmente partecipai solo ad alcuni di questi incontri, che si svolgevano di solito presso lo studio di Meranda, o, in qualche caso, in occasione di cene romane con le famiglie» ha riferito Chaouki. Che ha aggiunto: «Nel corso di questi incontri, in alcuni casi, si sono valutati possibili fornitori, come ad esempio Lukoil, Eni, fornitori del Bahrein, e soggetti dell'Azerbaijan, come la compagnia nazionale di questo Paese. Si iniziò a valutare anche altre possibilità di business, delle quali ricordo a esempio un caso in cui G.V. (un esperto di finanza, ndr) andò per conto di Meranda a esplorare un Paese africano […] lo non venivo messo al corrente di tutto. Avevo instaurato un rapporto di amicizia con Meranda e Vannucci e questi mi aggiornavano di tanto in tanto dei progetti in corso». In poche parole il petrolio era un vecchio pallino della banda. Ben prima dell’arrivo di Savoini.Per esempio Chaouki presentò il ministro del petrolio del Bahrein sia a Meranda che al vice presidente di Eni, l’ex viceministro renziano agli Esteri Lapo Pistelli.Ma quando tramonta il Renzismo ed esplode il fenomeno della Lega i nostri decidono di cambiare casacca in massa. «A un certo punto, credo all'inizio del 2018, notai un avvicinamento di Vannucci all’area di centro destra ed in particolare al partito della Lega Nord, che cercava sostenitori nel centro Italia. Questo suscitò in me una notevole sorpresa» ha continuato Chaouki. E come si arrivò a quel cambio di linea: «Suppongo che Vannucci si sia avvicinato alla Lega per il tramite di Sergio Pirozzi, ex sindaco di Amatrice, attualmente consigliere regionale della Regione Lazio» ha dichiarato sempre l’ex parlamentare. Il quale ha pure rammentato la nascita del comitato pro Salvini nell’ufficio di Meranda nel gennaio del 2018: «Io partecipai solo in un'occasione come relatore, senza aderirvi». In realtà nel blocchetto delle ricevute del comitato gli investigatori hanno trovato anche 25 euro a nome di Chaouki.Comunque la nuova avventura politica dei suoi amici avrebbe deluso l’ex deputato: «Questo loro avvicinamento non mi aveva fatto molto piacere e lo feci notare, seppur amichevolmente, a Meranda». Il consulente di origini africane si riscopre anima bella e lascia intendere che se gli affari li concludeva lui andavano bene, ma se li portava avanti Savoini allora erano discutibili: «La commistione tra l’aspetto del business e le figure politiche che erano subentrate era una cosa che non approvavo. Anche per questo, non seguii più le vicende e manifestai nei fatti, con il mio distacco, che secondo me Savoini non sarebbe stato un canale corretto».Questa fase di avvicinamento al centro-destra, promossa soprattutto da Vannucci, è certificata da alcuni audio che Meranda ha registrato di nascosto. Non è ben chiaro a quale fine. Forse stava già mettendo da parte materiale per i giornalisti dell’Espresso. «Tieni conto che Pirozzi vuol dire Salvini, vuol dire Lega» esclama Vannucci in un file. «Lui è stato il vero trait d’union, perché io un rapporto diretto con Savoini non ce l'avrei mai avuto, non ci saresti mai arrivato se non ci fosse stato una persona che parlando con Emme (Salvini, ndr) gli avesse detto “ho bisogno di far parlare con Savoini”». A questo punto l’ex sindacalista ha descritto come sarebbe «nato il discorso» tra Salvini e Pirozzi. «Ma chi è?» avrebbe chiesto il primo. «È un uomo mio, è mio al cento per cento!» avrebbe risposto il secondo. A questo punto sarebbe arrivato l’avvertimento del vicepremier: «Se è tuo ne rispondi te». Un ammonimento che non avrebbe dato grandi frutti. Vannucci riporta quanto gli avrebbe annunciato Savoini: «Mi ha detto: “Preparati perché quando si torna dalla Russia io ti porterò con me in un posto... a parlare a sei occhi con Matteo... quindi preparati… ti dirò all'ultimo momento dove... tu vieni in compagnia e si quadra il cerchio”». L’ex margheritino sospira: «Immaginati te che cosa vuol dire per un disgraziato come me ...». Mentre parla, l’informatore dell’Espresso lo registra.Sulla genesi di questi intricati rapporti con la politica, gli inquirenti hanno convocato anche Pirozzi. Il quale ha ammesso che Vannucci gli era stato presentato da una candidata della sua lista, Lorenza Alessandrini, dopo le elezioni regionali del 2018: «Vannucci disse che lui veniva dal centrosinistra, ma ne era stato deluso, che aveva lavorato con Mps e che avrebbe potuto dare delle consulenze in materia bancaria».Con i magistrati Pirozzi collega Vannucci a un altro fatto: «La Alessandrini mi disse che aveva la necessità del numero di telefono di Gianluca Savoini. Io a quell'epoca ero molto popolare e avevo il numero di Salvini, di Renzi, della Merkel e di tanti personaggi politici importanti. Ricordo che chiamai la Isoardi (Elisa, ndr), che all'epoca era fidanzata con Matteo Salvini, per chiederle il numero di Savoini, che io non ho mai conosciuto personalmente. Avevo conosciuto la Isoardi per alcune trasmissioni televisive fatte prima del terremoto e le domandai di chiedere a Matteo Salvini il numero di Savoini. Diedi quindi il numero alla collega Alessandrini e non seppi più nulla».L’argomento venne ripreso quando iniziarono a circolare voci sulla trattativa del Metropol: «La Alessandrini mi disse che Vannucci si stava occupando dell'acquisto di petrolio in Russia per conto di Eni, ma a me sembrò un'esagerazione perché sapevo che Eni - essendo una multinazionale - aveva canali ufficiali per queste cose. Mi era stato detto che Vannucci era andato due o tre volte in Russia per questo affare e che il canale tra lui e i russi era Savoini». Nel gennaio del 2019, in un ristorante romano, Vannucci gli avrebbe confermato che «stavano finalizzando un importante acquisto di petrolio dalla Russia per Eni». Ma il bancario toscano a Mosca ci era arrivato attraverso un percorso davvero tortuoso, che da Chaouki e dalla comune militanza dem lo aveva condotto alla corte di Pirozzi. E alla causa aveva contribuito persino la rubrica telefonica della Isoardi. Il tutto sotto l’occhio vigile del massone Meranda che registrava tutto per gli «amici» dell’Espresso. E forse non solo per loro.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)