2022-07-31
«Repubblica» scopre gli sbarchi ma dà la colpa alla crisi di governo
Dopo aver negato l’evidenza, il quotidiano progressista si accorge che c’è un’emergenza in atto. Ma, sorpresa, ne attribuisce la responsabilità al centrodestra, scordandosi che al Viminale siede ancora Luciana Lamorgese.La Repubblica ha scoperto il problema dell’immigrazione. Per Repubblica ovviamente intendo quella della famiglia Agnelli, non la Repubblica italiana celebrata dalla nostra Costituzione. Quest’ultima si è accorta da un pezzo delle ondate di profughi che sbarcano sulle nostre coste, cioè da quando deve fare i conti con un aumento delle spese per ciò che viene comunemente chiamata solidarietà, e anche con un fenomeno che è abitualmente classificato come criminalità d’importazione. No, la Repubblica di cui parlo è quell’altra, ossia la testata di riferimento del popolo progressista, giornale che ha sempre chiuso gli occhi di fronte agli sbarchi, accusando di razzismo chiunque abbia provato a denunciare l’invasione delle nostre città da parte di extracomunitari senza regole. Tuttavia, da un paio di giorni anche nel quotidiano della Real casa sabauda (la stessa che in questi giorni si prepara a traslocare l’ultima sua holding oltre frontiera in cerca di trattamenti normativi e fiscali migliori) si parla di profughi e del crescente aumento di richiedenti asilo. Fino a poche settimane fa l’argomento era tabù, nonostante l’incremento degli arrivi. Siccome eravamo governati dal migliori, parlare degli aspetti peggiori dell’unità nazionale non era infatti consentito. Eppure i dati erano incontrovertibili da parecchio tempo. Per capire di che cosa stiamo parlando sono necessari alcuni numeri. Nella prima parte del 2018, vale a dire quando a Palazzo Chigi «regnava» senza essere mai stato eletto dal popolo italiano Paolo Gentiloni, ossia un signor nessuno che era stato gentilmente gratificato della nomina a presidente del Consiglio da Matteo Renzi e Sergio Mattarella, sbarcarono sul suolo italiano 18.546 richiedenti asilo, che alla pari data del 2019 diventarono 3.729. Vi chiedete come sia possibile che il 31 luglio di quattro anni fa gli arrivi di extracomunitari nei porti italiani si fossero ridotti a circa un quinto? Beh, la risposta è semplice, visto che nel 2018 il ministro dell’Interno del governo di sinistra lasciò il posto a Matteo Salvini. Con lui al Viminale gli arrivi si diradarono, fino a risalire nell’estate del 2020, dopo la caduta del governo gialloverde. Il grafico è più eloquente di qualsiasi editoriale. Se al 31 luglio del 2019 gli sbarchi erano meno di 4.000, già l’anno dopo si arrivava a più di 13.000, per poi sfiorare i 30.000 nel 2021. E quest’anno? Le cifre sono impietose, perché nei primi sette mesi siamo a poco meno di 40.000, con i centri d’accoglienza da tempo in overbooking. Ed è proprio l’affollamento di questi ultimi a far gridare allo scandalo il giornale di proprietà della dinastia automobilistica. Probabilmente in redazione vorrebbero che ci fossero più centri destinati all’accoglienza e, in attesa che il desiderio diventi realtà, a Repubblica si limitano ad accusare il centrodestra di aver fomentato l’arrivo dei migranti con la caduta del governo Draghi. Sì, avete letto bene. Sebbene l’esecutivo sia caduto il 20 di luglio, mentre già il tachimetro del Viminale segnalava il sorpasso degli arrivi sull’anno precedente, anche l’incremento di profughi è attribuito alle recenti dimissioni del governo dei migliori, come la siccità, il crollo sulla Marmolada, il vaiolo delle scimmie e pure la guerra in Ucraina.A dire il vero, nonostante la crisi, alla guida del ministero c’era e c’è Luciana Lamorgese, ossia il prefetto più amato da Sergio Mattarella, che lo volle al posto di Salvini già nel 2019. Allora si parlava di modello Lamorgese, quasi che la funzionaria ministeriale fosse in grado di far fronte a ogni tipo di emergenza, compresa quella dei profughi. Quale fosse il modello lo abbiamo visto: gli sbarchi sono aumentati e pure i reati che la politica classifica come meno allarmanti, anche se per l’opinione pubblica essere rapinati per strada o a casa fa più paura di una truffa online. Sì, sebbene Repubblica faccia finta di non saperlo e attribuisca ogni catastrofe alla scellerata decisione di far cadere Draghi, a Palazzo Chigi continua a governare l’ex capo della Bce e al Viminale Luciana Lamorgese è rimasta al suo posto. Detto in altre parole, la crisi di governo non c’entra una cippa con l’aumento dei profughi, semmai la causa è proprio questo governo, che preso com’era dal Pnrr, dalla guerra in Ucraina e dalle beghe nella maggioranza, sul tema migranti ha battuto la fiacca, cioè è rimasto con le mani in mano nonostante a chiunque avesse un minimo di conoscenza delle cose fosse evidente ciò che stava accadendo. Troppo distratti a parlare di guerra, a Palazzo Chigi non si sono accorti che le bombe non piovevano solo sul Donbass, ma una più pericolosa, quella migratoria, minacciava di esplodere ai nostri in confini. Senza grano e con una situazione economica sempre più precaria, le migrazioni africane rischiavano di mettersi in movimento verso l’Europa e in prima fila, inutile a dirsi, c’era e c’è l’Italia. Lo sapevamo tutti e lo scrivevano tutti. Gli unici a non accorgersi sono stati i colleghi di Repubblica. E, ovviamente, Luciana Lamorgese, che oggi, pur essendo in carica, è un ministro senza portafoglio. Anzi: è un portafoglio (perché gli Interni sono un dicastero che costa) senza ministro, dacché da quando c’è è come se non ci fosse.