2019-02-04
«Repubblica» con il pentito Traini nasconde il buco nero di Macerata
A un anno dall'omicidio del quale è stato accusato un nigeriano, il quotidiano ignora Pamela Mastropietro e intervista l'uomo che sparò sugli africani. Non una parola sul boom di criminalità straniera che c'entra con la morte della giovane.Era già tutto previsto. Alla sinistra serve un simbolo che cancelli la correlazione, purtroppo sempre più ricorrente, tra immigrazione incontrollata e aumento della pericolosità sociale. E dove se non a Macerata, trascurando il fatto che lì Pamela Mastropietro, 18 anni appena, è stata violentata, uccisa, fatta a pezzi e inserita in due trolley - così sostiene l'accusa nel processo in corso - da uno spacciatore nigeriano? E quando se non il 3 febbraio, anniversario della sparatoria con il ferimento di sei persone di colore che ha visto protagonista un ragazzo di estrema destra? Ieri mattina Repubblica ha messo in prima pagina l'intervista che il suo ex direttore Ezio Mauro ha fatto a Luca Traini, meno di 30 anni, destinato a passare i prossimi dodici in galera per quel gesto. Lo hanno condannato per strage aggravata da motivi razziali. Il 3 febbraio di un anno fa sparò all'impazzata su persone di colore per vendicare la morte di Pamela. A Ezio Mauro, che al raid di Traini ha dedicato un libro dal titolo Uomo Bianco, si «confessa» pentito. Aggiunge: «Non c'è più odio in me». Un pentimento fondamentale, l'organo ufficiale della gauche caviar gli dedica infatti le tre prime pagine, che dà forza anche alla tesi del sindaco di Macerata Romano Carancini, piddino duro e puro, che non ha voluto commemorare ufficialmente la morte di Pamela per non offendere gli immigrati e contribuire «al clima di riconciliazione». Però alla famiglia ha mandato a dire: «Non ho sentito nessuna autocritica da parte dei Mastropietro sulle vicende familiari». Ecco che Luca Traini dichiara: «Per me gli spacciatori avevano ucciso Pamela ed erano negri. Oggi li chiamo neri. In questi mesi in carcere ho capito che gli spacciatori sono bianchi, neri, italiani e stranieri. La pelle non conta». Così le copie di Repubblica erano il vessillo degli universitari Democratici - la maiuscola è d'obbligo - che ieri hanno sfilato di nuovo contro il fascismo e il razzismo ai giardini Diaz di Macerata, quelli dove Pamela Mastropietro incontrò Innocent Oseghale che, stando all'accusa, poi l'avrebbe stuprata, uccisa e squartata. In questa celebrazione dei buoni sentimenti per cancellare qualsiasi possibile collegamento tra immigrazione incontrollata e aumento dello spaccio di droga Ezio Mauro non si accorge di aver provocato un'eterogenesi dei fini. Per due ragioni: la prima è che dall'omicidio di Pamela si è scoperto che Macerata è un crocevia dello spaccio gestito dai nigeriani, la seconda è che se Luca Traini in meno di un anno di carcere si è pentito, ha disconosciuto le motivazioni razziali che lo hanno mosso, cade la ragione del bailamme antirazzista, antifascista che fu imbastito una settimana dopo a cadavere di Pamela ancora caldo. Viene il sospetto che servì a sviare l'attenzione dalle responsabilità politiche di chi ha gestito in maniera scriteriata l'immigrazione in città e in generale nel Paese prima di questo governo. Luca Traini lo ribadisce e pur ammettendo che la propria ideologia «Dio, patria, famiglia e onore, ha pesato in quel un mix esplosivo», sostiene: «L'odio non nasce per caso, è frutto di tante cose, anche di politiche errate, a danno sia degli italiani che degli immigrati». Macerata si è scoperta un'isola tutt'altro che felice. Lo stesso procuratore della Repubblica Giovanni Giorgio lo ha affermato: «La morte di Pamela è stata come una frustata». Dopo quel delitto è arrivato un nuovo questore, Antonio Pignataro, che in un meno di un anno ha fatto eseguire 245 arresti per droga e 800 denunce per spaccio. A queste cifre si aggiungono 27 arresti di nigeriani nell'ultima operazione che hanno dimostrato come lo spaccio in città sia in mano a una banda di criminali africani che ha diviso - come fa la mafia - il territorio in tre zone e ha fatto oltre 4.000 cessioni di dosi di eroina, hashish e marjuana. Tra i pusher ci sono Innocent Oseghale, Lucky Desmond e Lucky Awelima (questi due, già condannati a 6 e 8 anni per spaccio, erano entrati anche nell'inchiesta Mastropietro). Per parte loro i carabinieri nel dopo Pamela hanno più che raddoppiato gli arresti per droga rispetto al 2017: da 18 a 40 di cui il 60% stranieri. Cresciuti anche i sequestri di droga: rinvenuti oltre 5 chili di cocaina (+398%), 227 chili di hashish (+32%) e 12 chili di marijuana (+452%) nelle zone di spaccio dove agisce la criminalità di varie etnie: marocchini nel fermano, albanesi nell'intera provincia, pakistani e tunisini sulla costa e nigeriani a Macerata e come corrieri tra Ferrara, Padova e Castel Volturno la capitale della mafia nigeriana. Quella a cui sarebbe collegato Innocent Oseghale. Ironia della cronaca anche Gideon Azeke, nigeriano di 27 anni, uno dei feriti da Traini è finito in carcere per spaccio. Sarà un caso, ma subito dopo il delitto a Macerata, la città di Laura Boldrini dove la onluso Gus - uno dei dirigenti era responsabile nazionale immigrazione per il Pd - è arrivato a fatturare con l'accoglienza migranti oltre 30 milioni di euro, è stato avvicendato anche il prefetto: via Roberta Preziotti, carriera scandita dall'immigrazione, è arrivata Iolanda Rolli. Ezio Mauro se spulciasse i verbali di Questura e carabinieri e avrà voglia di seguire il processo per l'omicidio di Pamela, anche se Repubblica non s'è occupata dell'anniversario della sua morte, potrebbe scrivere un altro libro. Il titolo? L'uomo nero. .
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.