2022-01-16
Il report Iss conferma il pasticcio sui numeri mostrati dal governo
Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro (Ansa)
Il resoconto dell’Istituto è incongruente coi dati di Roberto Speranza: i non vaccinati sono aumentati e i booster scesi. L’ente: «Il ministro ha usato dati grezzi». Ma cresce il caos. Intanto, salgono i casi tra sanitari con tre dosi.Ma quanto è grande l’«omino rosso» di Roberto Speranza? È la domanda che viene spontanea leggendo il report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) aggiornato al 12 gennaio. E confrontandolo con la slide presentata dal ministro della Salute nell’ultima conferenza stampa al fianco di Mario Draghi che distingueva graficamente i non vaccinati dai vaccinati con gli omini colorati. In quel foglio A3 sventolato da Speranza e riferito al periodo compreso tra il 12 novembre e il 12 dicembre, i vaccinati con booster risultavano 8,1 milioni mentre nell’ultima diffusa ieri dall’Iss (periodo 26 novembre-26 dicembre) sono improvvisamente scesi a quota 5,6 milioni. Cambia anche il numero di non vaccinati: 6,6 milioni nella slide di Speranza e 6,8 nell’ultimo circolato ieri. Come è possibile che i no vax siano aumentati e i boosterizzati diminuiti? Al deputato leghista Claudio Borghi, che faceva notare l’incongruenza, l’Iss ha replicato su Twitter che «nel report di questa settimana è stata data la popolazione già corretta per età e periodo di riferimento, non quella “grezza” usata nell’infografica della settimana scorsa. È tutto nel report da cui è tratta la grafica». Non solo. L’Iss sul social aggiunge anche che «al ministro è stato contestato l’aver dato i dati grezzi. Abbiamo accolto la critica e mostrato, spiegando anche con una faq (le domande più frequenti, ndr), come si arriva all’incidenza partendo da quei dati». Quindi nessuno errore, dicono all’istituto. Alimentando però non solo la confusione ma anche il sospetto che il ministro abbia mostrato dati vecchi (al 12 dicembre) e pure sbagliati. Ma torniamo ai nuovi numeri dell’Iss. Durante il periodo 27 dicembre - 9 gennaio sono stati segnalati 1.701.009 nuovi casi, di cui 1.004 deceduti (tale valore non include le persone decedute nel periodo con una diagnosi antecedente al 27 dicembre). Nel documento viene anche ricordato che al 12 gennaio, in Italia, la copertura vaccinale completa (due dosi o una dose di vaccino monodose) nella popolazione sopra i 5 anni è pari a 81,3%, mentre la copertura vaccinale relativa alla dose aggiuntiva/booster è pari al 43,2%. Il tasso di ricovero in terapia intensiva tra il 19 novembre e il 19 dicembre è di 26,7 ogni 100.000 per i non vaccinati (era di 23,1 nel report precedente aggiornato al 2 gennaio). Il tasso aumenta anche per i vaccinati da oltre 120 giorni (da 1,5 a 1,7) e per i vaccinati da meno 120 giorni (era 1 ogni 100.000 adesso è 1,1) mentre passa da 0,9 a 0,7 ogni 100.000 per i vaccinati con la dose booster. Dal rapporto emerge anche che è in aumento da tre settimane la percentuale di casi Covid tra gli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione. A seguito dell’inizio della somministrazione delle dosi booster, «si era osservata una diminuzione della percentuale dei casi tra operatori sanitari, ma nelle ultime due settimane - afferma l’Iss - si sono registrati 12.009 casi rispetto ai 10.393 della settimana precedente. La percentuale sul totale risulta in lieve diminuzione da 2,0% della settimana precedente a 1,8%».Passiamo ai numeri assoluti. È ormai noto che, quando le coperture vaccinali nella popolazione sono elevate, si verifica il cosiddetto «effetto paradosso» per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile, se non maggiore, tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati, per via della progressiva diminuzione nel numero di questi ultimi. Ribadito questo, complessivamente sono stati notificati 395.424 casi fra i non vaccinati, 68.050 casi fra i vaccinati con ciclo incompleto, 955.924 casi fra i vaccinati con ciclo completo entro 120 giorni, 364.078 fra i vaccinati con ciclo completo da oltre 120 giorni e 200.146 casi fra i vaccinati con ciclo completo con dose aggiuntiva/booster. Nella tabella sui ricoveri in terapia intensiva relativa alla popolazione over 12 tra il 26 novembre e il 26 dicembre troviamo 1.368 non vaccinati, 44 con ciclo incompleto, 534 con ciclo completo da meno di 120 giorni, 70 con ciclo completo da oltre 120 giorni e 59 con booster. Ma anche qui qualcosa non torna, e forse le colonne sono state invertite: come è possibile che con il vaccino fatto da più di 120 giorni ci siano sei volte meno casi in Ti, ovvero 70 versus 534? E perché prendere come riferimento nelle tabelle un valore della popolazione al 12 novembre se l’incidenza delle terapie intensive viene poi calcolata al 19 novembre? Al netto delle incongruenze segnalate, la stessa Iss nel documento fa una lunga premessa metodologica sottolineando che «i dati vengono aggiornati giornalmente da ciascuna Regione/Pa ma alcune informazioni possono richiedere qualche giorno per il loro inserimento e/o aggiornamento. Per questo motivo, potrebbe non esserci una completa concordanza tra i dati riportati nel bollettino e i dati aggregati riportati attraverso il flusso informativo del ministero», viene sottolineato. Inoltre, i dati raccolti sono in continua fase di consolidamento e «alcune informazioni sono incomplete». Non solo. Forte è il ritardo di notifica dei decessi in quest’ultima settimana segnalato dall’Istituto, soprattutto per quanto riguarda i casi notificati da Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Bolzano che risentono «di difficoltà tecnico-organizzative e forte pressione sui servizi sanitari». Nell’ultimo report settimanale del ministero riferito al periodo tra il 3 e il 9 gennaio, per esempio, la Regione Veneto comunica che «sta attuando opportune attività per migliorare il recupero delle informazioni mancanti dovute ad un attacco hacker subito nelle settimane precedenti». Altro esempio: in Lombardia i tempi di ricovero in terapia intensiva risultano diminuiti da 14.5 a 11.8 giorni ma sono stati aggiornati «utilizzando dati recenti (non pubblici) forniti dai medici intervistati».
Alice Weidel (Getty Images)