2020-12-16
Renzi, ultimo bluff. Diserta il confronto con Palazzo Chigi che aveva chiesto lui
Salta la verifica con Giuseppe Conte: «Teresa Bellanova è impegnata in Europa». Poi un'altra giravolta: «Nessuna crisi, ma vogliamo il Mes».Quando alle 9 di ieri mattina Italia viva fa sapere che l'incontro in programma alle 13 a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e la delegazione del micropartito, guidata da Matteo Renzi, è rinviato per l'assenza della capodelegazione, il ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, ai piani alti dei partiti di maggioranza la voce che si rincorre è una sola: «Lo hanno fermato i suoi». Proprio così: al di là delle spericolate e anche comprensibilmente imbarazzate spiegazioni del coordinatore di Iv Ettore Rosato, la scusa dell'assenza della Bellanova, il cui impegno a Bruxelles era ampiamente previsto, non convince nessuno. Del resto, la Verità lo aveva scritto, ieri, in perfetta solitudine: Renzi sa bene, e lo ha anche spiegato chiaramente ai suoi fedelissimi, che non potrà mai staccare la spina al governo perché la maggior parte della sua risicata truppa parlamentare (30 deputati e 18 senatori) non lo seguirebbe. Quei pochi irriducibili pronti a rischiare di tornare a casa sarebbero immediatamente sostituiti con pattuglioni di «responsabili» provenienti da Forza Italia, che di parlamentari ne ha il triplo (91 deputati e 54 senatori). Dunque, meglio rinviare il faccia a faccia: se Conte tenesse il punto, sfidandolo a sfiduciarlo, Renzi rischierebbe di ritrovarsi senza partito. Alla fine il faccia a faccia verrà fissato per domattina alle 9.Non a caso, in serata, al Tg5, il Rottamatore si autorottama e si rimangia tutto quello che hanno detto, lui e i suoi, in decine di interviste: «Far cadere il governo? Non ci penso neppure», dice Renzi, «ci sono però 846 morti e davanti a questo non si può far finta di niente. Ecco perché diciamo al presidente del Consiglio diamoci una smossa, diamo più fondi alla sanità. Smettiamola con le polemiche e mettiamo a frutto i soldi europei». Renzi si auto contraddice dopo dieci secondi, e ritira in ballo il Mes. La condizioni per non far dimettere i ministri di Italia viva? «La prima condizione», risponde Renzi, «è sulla sanità: ci sono 36 miliardi che potrebbero andare a irrobustire il servizio sanitario, inutile dire che i medici sono eroi e poi non dargli i soldi. Questi 36 miliardi sono bloccati con un no ideologico del M5s e di Conte: a me sembra una follia. Prendiamo i soldi, mettiamoli sulla sanità e smettiamola con le polemiche. Se ci fosse una crisi, c'è la Costituzione, che prevede che si vada a vedere in parlamento se ci sono i numeri per una nuova maggioranza. Ma continuo a sperare che non si parli di crisi ma si parli di come spendere bene i soldi europei». Continua a sperare che non si parli di crisi colui il quale da almeno due settimane, tutti i santi giorni, parla di crisi, e infatti torna a parlare, immediatamente dopo, di crisi: «Se non ci troviamo d'accordo», minaccia Renzi, «non ci facciamo comprare con due poltrone anzi siamo disponibili a lasciare anche le due poltrone di ministre che abbiamo. Non siamo alla ricerca di uno sgabello ma vogliamo che l'Italia torni a correre. Rimpasto? È un'assurdità pensare di risolvere un problema politico con una sistemazione di poltrone». Voci di dentro, oltretutto, riferiscono di una Bellanova tutt'altro che entusiasta di non partecipare alla riunione clou della verifica di maggioranza. C'è da capirla la (vispa) Teresa: è lei il vero pilastro politico del partitino di Renzi, è lei che nei Consigli dei ministri non manca mai di dare del filo da torcere al suo conterraneo pugliese Conte, ed è sempre lei che prima di dare seguito ai canonici proclami di guerra del tipo «Sono pronta a lasciare la poltrona!» vuole essere certa che l'eventuale sacrificio serva effettivamente a qualcosa. Dunque, la scissione dell'atomo, dove l'atomo è Italia viva, partito mai partito e rimasto fermo a percentuali da microscopio, non è un'ipotesi da escludere. Meglio rimandare, quindi, accontentandosi di qualche altro titolo sui giornali, anche se, mai come ieri, i commenti al post su Facebook con il quale Renzi annuncia il rinvio dell'incontro con Conte sono lo specchio della delusione e della insofferenza nei confronti di un leader che ha imboccato il viale del tramonto a soli 45 anni. Che tristezza, leggerlo mentre si rivolge al «popolo delle Enews», arrampicandosi sugli specchi: «Il presidente del Consiglio», scrive Renzi, «ha convocato i partiti di maggioranza. Il blitz notturno che avrebbe fatto approvare un documento non condiviso da nessuno e una task force in grado di sostituirsi al governo e al Parlamento è stato ufficialmente bloccato. Lo avevo chiesto in Parlamento», aggiunge Renzi, «e oggi sono felice che tutti diano ragione a Italia viva. Sui temi del salto di qualità del governo diremo la nostra al premier con un documento scritto appena ci sarà occasione di incontrarci (non oggi perché la ministra Bellanova, nostra capodelegazione, è a Bruxelles per difendere i prodotti agroalimentari italiani). Appena consegnato al premier, manderemo il documento anche a tutti gli amici del popolo delle Enews». Nella affannosa, disperata ricerca di un po' di visibilità, Renzi, che di fatto aveva chiesto la verifica, la diserta, poi va in tv a dire tutto e il contrario di tutto e annuncia l'invio di un documento al premier, nel quale, come vedrete, se mai davvero lo metterà a punto, chiederà maggiore collegialità, in sostanza quello che Conte ha già dovuto concedere di fronte a richieste ben più difficili da rispedire al mittente, provenienti dal Pd e dal M5s (azionisti di maggioranza della maggioranza) e dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Giancarlo Fancel Country Manager e Ceo di Generali Italia
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