2024-12-19
Psicodramma di Renzi per lo stop ai maxi contratti con Paesi stranieri
L’ex premier, che si è arricchito con le conferenze in Arabia, fa la vittima per la norma che vieta agli eletti di ricevere oltre 100.000 euro da soggetti extra Ue: «È incostituzionale, stile Urss, un esproprio proletario».«Provo imbarazzo». Matteo Renzi soffre di gastrite politica prenatalizia. Ma i sintomi che lo affliggono non derivano dal tacito rifiuto di Elly Schlein di farlo entrare nella sala giochi dem; non dall’irrilevanza elettorale perdurante di Italia viva; non dall’aver mandato a processo un ministro nell’esercizio delle sue funzioni (domani c’è la sentenza di Palermo e il «game over» a Matteo Salvini fu suo). Non è neppure scosso da un rigurgito di senso comune per la stagione da Lawrence d’Arabia alla corte di un regime che tratta i diritti umani come lui tratta l’inglese. Renzi prova imbarazzo perché (finalmente) un governo ha deciso di mettere i paletti a «conferenza selvaggia»: i membri dell’esecutivo, i parlamentari, gli eurodeputati e i presidenti di Regione non potranno ricevere più di 100.000 euro all’anno di compensi da soggetti pubblici o privati con sede legale e operativa fuori dall’Unione europea. In casi speciali sarà valutata una deroga; chi sgarra dovrà versare l’indebito compenso allo Stato, come sanzione. La norma, definita anti Renzi dai media per mera proprietà transitiva, ha creato agitazione duodenale nel medesimo senatore, che grazie agli speech e alle consulenze internazionali per il regime di Mohammed bin Salman, nel 2022 ha dichiarato redditi per oltre 3,2 milioni. Proprio lui che nel 2018 sventolava a Matrix l’estratto del suo conto corrente con 15.000 euro.Nessuna invidia sociale. È lui, non noi, a essere imbarazzato. Anzi furente in Senato (prima in aula e poi con i cronisti) per quella che percepisce come una legge ad personam voluta da un blitz di Fratelli d’Italia e Movimento 5 stelle in sintonia. «Siamo all’esproprio proletario», sibila lasciando intendere che 100.000 euro di tetto per lui sono noccioline. «Ci voleva un governo di destra per avere finalmente un po’ di Unione sovietica in Italia. È una norma che mostra una deriva sudamericana da repubblica delle banane e io rispondo da fiorentino, col sorriso», mente un Renzi agitato, scomposto, che se potesse si salterebbe addosso da solo. Ora dovrà rivedere i budget, i bilanci preventivi per l’anno alle porte. Sono crucci. Preoccupato dal rischio di passare la vigilia di Natale dal commercialista, lancia uno dei suoi anatemi preferiti: «La norma ad hoc contro di me è chiaramente incostituzionale ma è simpatica, è un atto d’onore, peraltro contro un partito al 2%. Mi spiace che ci sarà meno gettito per le tasse italiane». Così si passa direttamente dal Renzi amareggiato al Renzi vittimista, due ruoli in commedia che gli vengono bene. La scena madre è toccante: «In questi anni sono stati moltissimi a provare a buttarmi fuori dalla politica. Alcuni pm in primis, poi i grillini e i diffusori di fake news. Vogliono cambiare le leggi pur di farmi fuori? Ci provino, non ci riusciranno. Sono ancora qua con il sorriso».Muscoli tesi, labbra serrate: sembra più una paresi facciale. Quando prende la parola in aula, ha un solo obiettivo: far pagare a Giorgia Meloni quello che ritiene un atto di lesa maestà. «Presidente Meloni negli ultimi sei mesi avete sottolineato come chi si sia schierato contro la nomina di Raffaele Fitto sia anti italiano. Allora Salvini è anti italiano o no, avendo lavorato contro la Commissione Von der Leyen-Fitto?». Non ride nessuno, manca il ritmo, si vede che è meno in forma del Manchester city. Prova a riprendersi e punzecchia ancora, questa volta sui migranti: «Siccome in Albania non ce li può mandare, trasformi i centri albanesi in carceri per i detenuti albanesi in Italia, che sono circa 2.000, e alleggeriamo le carceri italiane. Perché no?». Sbadigli. Chiude con un affondo forzatissimo: «Lei è amica di Javier Milei. Quando le ha regalato la motosega (per tagliare i rami secchi, ndr), ha ricambiato con un Brunetta?», rimarcando l’inutilità del Cnel. La premier ha vita facile nella risposta: «Io non sono amica di Milei come lei lo è di Obama. Ricordo che indossava anche il cappotto come Obama. Io non mi faccio crescere le basette». Renzi abbozza, giornataccia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)