2021-01-06
Il Bullo prepara il governo Mes contro il M5s
Il leader di Italia viva torna all'attacco di Giuseppe Conte: «Pronti a lasciare le poltrone». E aggrega intorno al mantra del fondo salva Stati centristi e peones del movimento Toti-Carfagna, con Carlo Cottarelli possibile premier. Obiettivo finale: l'implosione dei pentastellati.«Il sogno di Matteo? Giuseppe Conte trova i responsabili e Italia viva se ne va all'opposizione. In subordine, un governo guidato da un tecnico o da un dem»: così parlò, interpellato dalla Verità, uno che Renzi lo conosce bene, molto meglio della gran parte dei suoi stessi parlamentari. Dopo la schiarita dell'altro ieri, quando i sismografi politici segnalavano piccole scosse di assestamento, che facevano pensare a una chiusura della crisi con un bel rimpastone, ieri l'ex Rottamatore è tornato a fare la voce grossa contro Giuseppi, alimentando il sospetto che per lui l'esperienza del premier col ciuffo sia da considerarsi conclusa. Qualche tempo fa, La Verità anticipò che Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review, attuale direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici, era uno dei nomi caldi per la successione all'ex avvocato del popolo. Ieri pomeriggio, una nota di Cambiamo, il movimento di Giovanni Toti, attira l'attenzione degli addetti ai lavori: l'esecutivo nazionale si è espresso sulla necessità di aprire «un serio dibattito su un esecutivo di salute pubblica che abbia tre priorità fondamentali: piano vaccinale, utilizzo della linea di credito del Mes per la sanità ed elaborazione del piano di ripresa per le risorse del Recovery fund. A queste condizioni», ha sottolineato il partito di Toti, «nessuno potrebbe chiamarsi fuori dalla responsabilità di far uscire il Paese dall'emergenza sanitaria ed economica». Che c'entra Cottarelli con Toti? C'entra eccome: il governatore della Liguria, che già conta in Parlamento su un manipolo di cinque deputati e tre senatori, è in procinto di varare un nuovo contenitore politico insieme alla vicepresidente della Camera, Mara Carfagna. L'operazione, che sta procedendo speditamente seppure a fari spenti, porterebbe alla nascita di un gruppo parlamentare consistente, nel quale confluirebbero quei deputati e senatori di Forza Italia che sono certi di non essere mai più ricandidati da Silvio Berlusconi. Esattamente un anno fa la Carfagna lanciò la sua associazione, Voce libera: la sorpresa, alla presentazione, fu la presenza di Cottarelli, che entrò a far parte del comitato scientifico. Cottarelli, non lo dimentichiamo, il 28 maggio 2018, dopo il veto di Sergio Mattarella su Paolo Savona ministro dell'Economia, che sembrò mandare per aria il governo Lega-M5s, fu incaricato dal Quirinale di formare un esecutivo che portasse l'Italia a nuove elezioni. Tre giorni dopo, i nodi furono sciolti, e Cottarelli lasciò il passo (in trolley) a Conte, con Giovanni Tria all'Economia. Continuiamo a seguire il filo: Toti propone un governo di salute (è il caso di dirlo) pubblica, con tre punti programmatici: piano vaccinale, Recovery fund e Mes. Ieri, Matteo Renzi nella sua e-news, ha scritto testualmente: «In questo momento la priorità sono i vaccini, punto. La velocità del vaccino salva la vita, come sanno in Israele. È per questo che mesi fa avevo chiesto un piano vaccinale per tempo, senza che a gestirlo fosse sempre e soltanto», aggiunge Renzi, «il commissario Arcuri, ribattezzato Superman dal governo. Perché in Italia andiamo a rilento? Se servono più risorse, c'è il Mes. E se avessimo preso il Mes sei mesi fa oggi avremmo più vaccinati». Visto che la battaglia principale di Renzi contro Conte riguarda il Recovery fund, ecco che le priorità di Toti sono le stesse del leader di Iv: piano vaccinale, Mes e Recovery. Coincidenze? Nemmeno per sogno. Il governo Mes, guidato da Cottarelli, da un altro tecnico o da Dario Franceschini, sarebbe naturalmente ben visto da Bruxelles, che non vede l'ora di stringere il cappio del fondo ammazza Stati intorno al collo dell'Italia; sarebbe sostenuto dal Pd (che sul Mes è in prima linea), Iv, centristi, movimento Toti-Carfagna, ma per arrivare alla maggioranza ci sarebbe bisogno del M5s, che dovrebbe trangugiare il boccone amaro del Mes, e molto probabilmente andrebbe in frantumi, considerato che la stragrande maggioranza dei parlamentari grillini, pur di non andarsene a casa, accetterebbe anche questo smacco. È il M5s, dunque, il nuovo obiettivo di Renzi, tornato, va detto, a un discreto livello di capacità di rottamazione: ottenuto lo scalpo (pardon, il ciuffo) di Conte, l'ex premier ora ha nel mirino i pentastellati, i «populisti di sinistra». «Proprio perché c'è il caos», aggiunge non a caso Renzi nella sua e-news, «serve la politica. L'idea che nei momenti di difficoltà la politica vada messa da parte è tipica dei populisti di destra e di sinistra. Capire come si spendono i soldi dei nostri figli, come si investe sulla sanità, come si creano posti di lavoro anziché sussidi richiede politica, non populismo. I populisti non si capacitano che esista un partito in cui due ministre, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, siano pronte a dimettersi se non viene dato ascolto alle nostre proposte. Il premier», aggiunge Renzi, «ha detto che verrà in Parlamento in modo trasparente. Lo aspettiamo in Senato. E se i responsabili di Lady Mastella sosterranno questo governo al posto nostro noi non grideremo allo scandalo, ma rispetteremo la democrazia parlamentare. Alla luce di tutto questo un semplice e garbato messaggio: se qualcuno davvero immagina che abbiamo fatto tutto questo baccano per prendere un ministero in più», conclude l'ex premier, «quel qualcuno deve farsi vedere. Possibilmente da uno bravo. Grazie». Dunque, il barometro della crisi segna tempesta su Conte e il M5s. Naturalmente, non è da escludere che, alla fine, Renzi si accontenti di qualche successo mediatico e di un ministero in più, ma di quelli pesanti: Interni, Difesa o Esteri. Luigi Di Maio è avvertito.
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