2018-11-10
Renzi in tv racconta favole su Consip. Però il caso è tutt’altro che chiuso
Il babbo dell'ex premier, se chiamato come testimone, dovrà rispondere sull'incontro con Alfredo Romeo, da sempre negato. Mediaset ospita il Bullo, che ricostruisce l'indagine come gli torna comodo, senza contraddittorio.L'inchiesta Consip è tutt'altro che archiviata. Luigi Marroni, ex ad dell'azienda pubblica, l'uomo che accusa diversi petali del Giglio magico di aver causato fughe di notizie, è considerato un teste del tutto attendibile dalla Procura di Roma. E lui il nemico che alcuni degli indagati, legati a Matteo Renzi, hanno provato a far ritrattare, magari scavando nella sua vita privata. Marroni è uscito vincitore da diversi confronti all'americana, per esempio con l'ex ministro Luca Lotti e il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, che ora rischiano il processo. Ma che cosa ha reso granitica la sua testimonianza? Le dichiarazioni dell'avvocato Daniele Ripamonti, legale milanese della Consip, il quale, il 23 gennaio, all'ora di cena, in una caserma fiorentina, ha raccontato di un incontro con Marroni avvenuto nel novembre del 2016, quando l'ex ad non poteva sapere dell'inchiesta sulla Consip. Il colloquio «avvenne stranamente» in una saletta d'attesa e Marroni domandò al legale di controllare attraverso una procedura prevista dal codice se fosse indagato a Firenze (dove era residente), a Roma (dove lavorava), ma non solo. «Alla fine della discussione mi disse: “Aggiunga anche Napoli"». Il perché non lo spiegò. Peccato che in Campania si stesse svolgendo in gran segreto l'indagine Consip. Dallo studio partirono le richieste di accesso al registro degli indagati, come è stato riscontrato. Ma se la posizione di chi ha messo sul chi vive Marroni (Lotti e Saltalamacchia) si è complicata, anche Tiziano Renzi non può dormire sonni tranquilli. Da indagato poteva mentire, ma se verrà archiviato per quella che un tempo si definiva insufficienza di prove, dovrà presentarsi in aula da testimone e a quel punto sarà costretto a dire la verità. Un passaggio che gli inquirenti attendono con ansia viste le cartucce che hanno messo da parte. Infatti sarà difficile per babbo Tiziano non ammettere, dopo negato per mesi, di non aver incontrato l'imprenditore Alfredo Romeo, a giudizio per corruzione, insieme con Carlo Russo, suo ex collaboratore ora indagato per millantato credito. Il 16 luglio 2015 i tre si trovavano a Firenze sotto lo stesso ripetitore telefonico.Secondo gli inquirenti Romeo, il suo consulente Italo Bocchino e Carlo Russo hanno parlato di quell'abboccamento in diverse intercettazioni. Nel 2015 considerano l'appuntamento con «'sto soggetto (…)un'ottima cosa» visto che permette di «alzare l'interlocuzione» e di fare «un passo avanti significativo». Nell'ottobre 2016, quando temono di essere finiti sotto inchiesta, si consolano pensando, se fossero stati pedinati, che Renzi senior era comunque insospettabile: secondo gli intercettati si presentò all'incontro in bermuda, maglietta stracciata e sporca d'olio e sandali e poteva essere stato scambiato per «il salumiere della porta a fianco». Nel 2016 Bocchino informa Romeo che un certo Francesco ha confermato «che quelle strade lì, soprattutto dove ti ha portato il ragazzo (Russo per l'accusa, ndr), sono strade che sono state bloccate, proprio perché quello ha paura. (…) ha paura dei casini che fa quello che sei andato a incontrare su, quindi dice: “Tutto quello che arriva da quello lì" che tu hai visto, dice: “Lasciamo perdere"». Il «quello» è «una terza persona non meglio precisata» scrivono gli investigatori. Le chicche non sono terminate. Che cosa sia stato il renzismo è splendidamente rappresentato in un'altra intercettazione. Gli interlocutori sono Romeo e Russo. È il 5 ottobre, mancano due mesi al referendum costituzionale. Romeo annuncia: «Sto dicendo a tutti i ragazzi: “Auguriamoci che vince il Sì"». Russo parla come se fosse il coordinatore dei comitati elettorali: «Beh, oggi abbiamo avuto un endorsement importante che è stato quello di Roberto Benigni». Romeo: «Che ha detto il mio amico Roberto? Io so' amico di Roberto, eh». Carlo: «Sì?». Alfredo: «Cazzo!». Carlo: «Ci ha fatto un bel, si è pronunciato bene insomma». Il 18 ottobre, pochi giorni dopo, Benigni e la compagna Nicoletta Braschi volarono insieme con Renzi a Washington per incontrare Barack Obama alla Casa Bianca.Ma le carte dell'inchiesta e l'affresco che regalano sono velocemente sono sparite dalle cronache giornalistiche. Matteo Renzi, aspirante conduttore a Mediaset (ma il contratto non è ancora stato firmato e la trattativa sembra essere in una fase di stallo), in queste settimane viene invitato nei salotti televisivi del Biscione e trattato con i guanti bianchi, forse proprio per l'idem sentire con i futuri colleghi. A inizio ottobre Renzi ha invitato Paolo Bonolis alla sua Leopolda, mentre Maurizio Costanzo e Gerardo Greco hanno offerto una comoda poltrona all'ex segretario Pd per due chiacchiere tra amici. Tra una foto della Prima comunione e quella della moglie, Matteo ha potuto scagionare il padre, ben prima dei giudici.Due giorni fa, durante la trasmissione Viva l'Italia ha propinato al pubblico (esiguo per la verità) una versione edulcorata delle sue vicissitudini famigliari. Ha iniziato con la fiaba del babbo imprenditore costretto a vendere l'azienda per il fango che gli è piovuto addosso. Quindi con determinazione ha scandito: «Mio padre non ha mai avuto problemi con la giustizia fino a quando io non sono diventato presidente del Consiglio». Prima balla. Il genitore è stata iscritto prima del suo arrivo a Palazzo Chigi e comunque l'indagine era partita da un fallimento avvenuto l'anno precedente. Inoltre le aziende del babbo avevano già dovuto affrontare diverse cause davanti al giudice del lavoro e il braccio destro del babbo era stato persino accusato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per il gran numero di extracomunitari irregolari coinvolti nell'attività di famiglia, la distribuzione dei giornali.imprecisioniMatteo Renzi ha parlato di colata di fango sulla sua famiglia, ma si è dimenticato di ricordare le pesanti accuse che sono tuttora contestate ai genitori, mentre ha parlato al plurale di archiviazioni per il babbo. Ma questa è un'altra balla. Tiziano, per ora, è stato archiviato una sola volta ed è in attesa del secondo proscioglimento. Resta indagato in altri due procedimenti, con l'accusa di concorso in bancarotta e false fatturazioni. L'ex Rottamatore, in trasmissione, ha ribadito tre volte di avere stima del padre che gli ha «insegnato i valori dell'onestà». Di certo dalle intercettazioni emerge un'altra storia: durante le indagini Matteo non si fidava del padre, ma ha fatto di tutto per farlo uscire dai guai, preoccupandosi di pianificare la linea difensiva con l'avvocato, di parlare con il legale di un coindagato, di informarsi su quale magistrato avrebbe interrogato il padre e di spedire in tv giornalisti amici a smontare l'inchiesta. Ma quella più grossa è la terza balla: «Nella vicenda Consip non è girato un centesimo». L'avvocato Romeo, sotto processo per corruzione, ha versato 100.000 euro a un funzionario di Consip che ha patteggiato la pena. Le intercettazioni hanno poi raccontato che l'imprenditore era pronto a pagare Russo e altri soggetti per le loro intermediazioni illecite. Russo millantava di dover spartire la torta con Tiziano? Al momento, per i pm, non ci sono prove per affermare il contrario. Però, sempre secondo l'accusa, il babbo e Romeo si incontrarono (perché negano?) e gli affari non si conclusero solo perché pezzi del Giglio magico svelarono l'indagine, affossandola. Adesso, con il processo, potrebbero arrivare le risposte che ancora mancano nell'inchiesta Consip.