2021-02-21
Renzi bloccato al 2%. Per sopravvivere lavora per prendersi l’eredità del Cav
Il Rottamatore pensa a un nuovo partito di centro simile alla Dc e cerca di attirare i forzisti. Ma i moderati lo voteranno?Agli inizi della carriera, quando si preparava a scalare il Pd e di conseguenza il governo, Matteo Renzi lanciò uno slogan che riassumeva efficacemente la sfida alla classe dirigente del suo partito: cambiare verso. Da allora, l'ex sindaco di Firenze ne ha fatta di strada e soprattutto ne ha cambiati di versi, intesi come direzioni.Non staremo qui a fare l'elenco, perché di inversioni di marcia ce ne sono state davvero tante, a cominciare da quella realizzata dopo aver promesso, in seguito alla sconfitta contro Pier Luigi Bersani nelle primarie del 2013, di ritornare a fare il primo cittadino del capoluogo toscano. Invece, pochi mesi dopo, il Rottamatore avviò un'altra campagna promozionale, questa volta per nuove primarie e, avendo contro un peso piuma come Gianni Cuperlo, alla fine vinse, facendo il gran salto e, soprattutto, facendolo fare a Enrico Letta.Se ricordo gli esordi di colui che sarebbe diventato un protagonista della scena politica nazionale è perché, a differenza di ciò che ha fatto trapelare nei giorni della formazione del nuovo governo («Per un po' starò buono» ha detto agli amici, lasciando intendere di volersi prendere una vacanza e rinunciare al ruolo di guastatore), Renzi è di nuovo in movimento. Dopo essere stato l'artefice della nascita e della morte del secondo governo Conte e dopo aver tenuto a battesimo l'esecutivo di Mario Draghi, l'ex segretario del Pd si prepara a capitalizzare i risultati conseguiti. Certo, l'uomo non è persona che si possa accontentare del successo ottenuto con l'uscita di scena dell'avvocato di Volturara Appula e il debutto dell'ex governatore della Bce. Il nuovo presidente del Consiglio, pur sapendo che il primo a fare il suo nome come inquilino di Palazzo Chigi è stato Renzi, non lo ha certo ricompensato con i ministri. A Italia viva è andato un solo posto e per di più neppure di rilievo, perché il dicastero di Elena Bonetti è senza portafoglio. Rispetto a prima, cioè a quando c'era Conte, l'ex segretario del Pd ci ha dunque rimesso, dato che in precedenza poteva contare su due poltrone, una delle quali di discreto peso come quella di Teresa Bellanova, all'Agricoltura.Insomma, oltre ad aver cacciato Conte per sostituirlo con l'ex governatore, indiscutibile motivo di orgoglio, Renzi non ha molti motivi per rallegrarsi. Se prima il suo 2% valeva qualche cosa, in quanto la piccola pattuglia di Italia viva era determinante e di conseguenza aveva la possibilità di fare pressione sull'esecutivo e ottenere in cambio posti di rilievo nelle partecipate dello Stato, adesso il gruppetto non ha più alcun potere di veto.Risultato, tocca cambiare verso e tornare se non all'idea del partito della nazione, per lo meno al progetto del PdR, ovvero del partito di Renzi, ma non come costola del Pd, nata da una scissione, bensì come gruppo centrista, un po' di sinistra ma un po' anche forzista. Sì, il piano che il Rottamatore ha in testa prevede la costruzione di un'arca di Noè per portare in salvo gli eredi di Silvio Berlusconi, raccogliendo qua e là qualche superstite democristiano che non sa più a quale porto attraccare. Renzi vuole in pratica andare oltre Italia viva. Rendendosi conto che il grande disegno di svuotare il Pd, portandosi via i migliori, anzi i miglioristi, cioè l'ala destra del partito, è naufragato, perché con il 2% alle prossime elezioni si rischia di scomparire, ora l'ex sindaco di Firenze punta a sommare i suoi voti (pochi) con quelli di Forza Italia (gli ultimi sondaggi danno il movimento del Cavaliere vicino al 10%). Una forza di centro con venature sinistre, che potrebbe mettersi in mezzo tra i due principali schieramenti, ovvero la destra di Meloni e Salvini, e i compagni di Zingaretti e Grillo. Niente di nuovo, intendiamoci. Andreotti molti anni fa, non avendo la Dc i numeri per governare da sola, teorizzò l'idea dei due forni, che consentissero allo Scudocrociato di panificare a destra e sinistra, a seconda della convenienza, rimanendo comunque sempre determinante. Ecco, Renzi vorrebbe stare in mezzo con un 15% per poter rimanere sempre centrale, cioè sempre al governo.Il progetto ha una sua logica, se non fosse che tutto dipende da Silvio Berlusconi, il quale dovrebbe regalare la sua creatura al giovane Matteo. Perché farlo? Ma soprattutto, siamo sicuri che gli elettori di Forza Italia digerirebbero uno come l'ex segretario del Pd, il quale è disposto a tutto, anche a inginocchiarsi davanti al regime che ha fatto a pezzi un giornalista dissidente? È vero che a volte gli italiani dimenticano, ma se verrà pubblicato, come sembra, il dossier americano sull'omicidio di Jamal Khashoggi, siamo sicuri che l'immagine di Renzi che bacia la pantofola di Mohammed bin Salman sarà cancellata? E poi, siamo certi che l'elettore moderato vorrà far rappresentare le proprie idee da un tipo che descrive l'Arabia come il Paese del nuovo Rinascimento? A meno che Renzi non parlasse del suo rinascimento, con la «r» minuscola: mi permetto di dubitare.