2020-11-29
Renzi baratta il futuro dell’Italia per il suo
Dal basso del 2,8% di Italia viva il Rottamatore manovra a palazzo per imbastire una nuova maggioranza, dopo aver reso possibile lo scandaloso papocchio giallorosso. Giuseppe Conte vacilla e il Bullo ne approfitta, mentre il Paese soffoca, per mercanteggiare poltrone. «Senza di me si occuperebbe della didattica online da Novoli». Il siluro vero a Giuseppe Conte arrivò un mese fa. Linguaggio renziano, protervia renziana nel ricordare all'avvocato e docente di provincia che la sua carriera politica dipende dai giochi di potere nei quali Matteo Renzi è abilissimo. La minaccia è rimasta nel cassetto a frollare per qualche settimana e adesso il suo senso compiuto diventa palese: ecco il rimpastino nella palude. Ormai si è arreso anche il premier, così in bilico da voler accentrare ogni decisione, così incapace da avere sbagliato quattro commissari per la Calabria prima di trovarne mezzo. Così debole da dover scendere a patti con il Signor 2,8%.La tattica è chirurgica. Fino a quando il premier è stato forte nei sondaggi nessun ostacolo, solo scaramucce per scaldare le truppe di Italia viva congelate dal disinteresse dei cittadini. Renzi è come certi animali da deserto, non attacca mai chi è in sella. Ma quando il gradimento di Conte ha cominciato a scricchiolare, quando i problemi del Paese sono diventati più forti di lui, ecco la zampata del senatore di Scandicci. «Pensaci, conviene anche a te», avrebbe detto al termine del colloquio privato a Palazzo Chigi. La sintesi di un discorso più articolato, fatto con Goffredo Bettini (il Rasputin di Nicola Zingaretti): «Deve capire che un riassetto non è contro di lui ma lo aiuterebbe ad andare avanti sino a fine legislatura. Se ci arriva, bene. Altrimenti, approvata la manovra, liberi tutti».Un ricatto politico, la specialità della casa. Con una certezza: Renzi si muove così perché intende intascare ancora una volta un solido dividendo. Almeno un ministero di peso. Per questo il rimpasto non avrà mai come obiettivo la sostituzione dell'impalpabile Elena Bonetti (Famiglia) e della sconclusionata Teresa Bellanova (Agricoltura). Indiziati per la sostituzione tre ministri da sempre nel mirino. Paola De Micheli (Trasporti, peraltro un disastro), lettiana di ferro, quando Matteo era premier lo chiamava l'usurparore. Nunzia Catalfo (Lavoro, grillina) che lo denunciò al Consiglio d'Europa per il Jobs act. E Alfonso Bonafede (Giustizia), che lui stesso salvò in maggio per salvare il governo; nessun problema oggi a farlo affondare nell'ombra. Tutto ciò con una libidine massima: affiancare a Conte due vicepremier come Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Non perché li ami, ma perché potrebbe picconare le certezze di quest'ultimo giorno dopo giorno come la goccia che scava la pietra.Colui che solo tre anni fa era battezzato dai piddini riformisti «l'uomo nuovo della sinistra europea» conferma una volta di più il suo orizzonte: la lotta per il potere immediato, quella politique politicienne costituita dalle manovre di corridoio che dice di detestare. Ma che pratica quotidianamente, non riuscendo ad andare oltre la scaramuccia da cortile. Doveva abbandonare la politica dopo il referendum del dicembre 2016 e qualche giorno fa ha pronunciato la bugia più squassante: «Mi sono pentito di non averlo fatto». In realtà non ci ha mai pensato un minuto, impegnato com'è a tessere la ragnatela, a inserire suoi uomini nelle istituzioni, nei consigli d'amministrazione delle partecipate e nel mondo della comunicazione. È bastato che togliesse la e finale alla parola liberale per trovare scodinzolanti opinionisti del riciclo disposti a seguirlo su poltrone di velluto. Renzi ama tutte le parti in commedia. In un paese diverso dall'Italia sarebbe al massimo un buon venditore di case, ma nella patria del trasformismo cravattone ha successo (anche se solo nel Palazzo). Da socialista riformista ha fatto nascere il governo più di sinistra della storia repubblicana e lo ha supportato per un anno e mezzo detestandolo. Una banda di incapaci. Adesso fibrilla perché ha intravisto lo spazio per dare la spallata e giocare un'altra partita. Lo attira la maggioranza Ursula, quel Silvio Berlusconi così accomodante sullo scostamento di bilancio potrebbe essere un preludio a un accordo nell'accordo, il Nazareno bis. La costruzione di un centro tecnocratico che da sempre il potere adora ma che non ha alcuna corrispondenza nel paese reale. Da runner dai piedi di piombo, Renzi si agita da fermo. I motivi immediati sono due. Ha capito che il rimpasto si deve fare fra Natale e Capodanno perché sa che in Senato la legge Zan sul gender non ha la maggioranza; senza la stampella di Forza Italia il governo cade con fragore. C'è un ultimo scopo per terremotare questa maggioranza e sostituirla con qualcosa di egualmente informe ma più docile: l'ex premier ha visto la luce in fondo al tunnel del Mes. Con il Cavaliere più vicino e Conte più debole, pensa di poter governare parte degli ondivaghi pentastellati e portare la maggioranza ad appiattirsi sul Salva Stati, quei 39 miliardi trappola che lui e il Pd vogliono a tutti i costi dopo avere promesso all'Europa un anno fa che li avremmo accettati. Il Signor 2,8% getta la maschera: hic manebimus optime. Qui ho piantato le tende. Per giocare con i soldatini della Nato - dove avrebbe sulla scrivania dossier enormi senza contare nulla - c'è sempre tempo.