2025-04-19
Il Regno Unito chiude le frontiere solo agli scrittori ostili all’invasione
Lo scrittore francese Renaud Camus (Getty)
A Londra spopolano gli imam radicali, ma è il francese Renaud Camus a non poter entrare nel Paese: «Sfavorevole al bene pubblico». È facile imporre a un popolo di accettare l’immigrazione di massa: basta eliminare tutte le voci critiche, con le buone o con le cattive. E nel Regno Unito le autorità laburiste ce la stanno mettendo tutta per fare piazza pulita degli avversari politici e dei contestatori. L’ultimo della lista è il celebre scrittore francese Renaud Camus, a cui il ministero dell’Interno inglese ha negato l’ingresso per via delle sue opinioni sull’arrivo massiccio di stranieri. L’azione repressiva del governo si è fatta particolarmente dura in seguito alle rivolte anti immigrati scoppiate la scorsa estate dopo che a Southport un giovane di origini ruandesi è entrato armato di coltello in un centro civico e ha massacrato di colpi alcune bambine che stavano facendo il saggio di danza. Le sollevazioni popolari sono state duramente represse, con oltre 1.200 arresti. Tra i fermati, come è ormai tristemente noto, si contavano anche parecchie persone che si erano limitate a pubblicare commenti sulla Rete. Alcuni di questi post sono stati giudicati razzisti e i loro autori hanno subito pesanti condanne. È il caso, ad esempio, di Lucy Connolly, madre di famiglia (con un marito malato e problemi di stress dovuti alla perdita di un figlio) che si è presa due anni di carcere per qualche riga irritata uscita online. Poco tempo dopo gli arresti si è scoperto che le forze dell’ordine hanno segnalato e schedato migliaia di persone -minorenni compresi - per quelli che vengono chiamati «episodi di odio non criminali». In pratica basta aver detto una parola storta a qualcuno o aver scritto qualcosa di vagamente irrispettoso sul Web per finire nelle liste della polizia, trattati alla stregua di criminali del pensiero. E mentre comuni cittadini venivano spiati, calava il silenzio sui malviventi veri, ad esempio le gang pakistane che per anni hanno sequestrato e stuprato centinaia di ragazzine per lo più bianche e povere. Sullo scandalo delle cosiddette grooming gangs - insabbiato per anni anche con la collaborazione dei vertici della polizia - il governo laburista ha rifiutato di svolgere una inchiesta nazionale, limitandosi a promettere qualche inchiesta locale a cui sono stati quasi subito ridotti i fondi. La sintesi, brutale ma non troppo lontana dal vero, potrebbe essere: se dici una cosa storta su uno straniero ti schedano, se lo straniero stupra una ragazzina può farla franca e senza troppa pubblicità. Dalla mannaia censoria non sono stati risparmiati nemmeno intellettuali e celebri commentatori della carta stampata. Tra questi Allison Pearson, autrice di bestseller e editorialista dei principali quotidiani di orientamento conservatore. Sempre per via di un commento online (poi rimosso) la polizia le ha bussato alla porta qualche mese fa. Non aveva fatto niente di male se non esprimere una opinione, condivisibile o meno. Ora è venuto il turno di un’altra personalità nota, ovvero Renaud Camus. Come ha raccontato ieri il Telegraph, il noto autore francese era stato invitato in Inghilterra per tenere conferenze organizzate dal movimento identitario chiamato Homeland Party. Poco prima della partenza, tuttavia, Camus ha appreso da una mail del ministero che gli era stata negata l’autorizzazione di viaggio elettronica chiamata Eta che è necessaria per entrare in Gran Bretagna. «La sua presenza nel Regno Unito non è considerata favorevole al bene pubblico», diceva la simpatica missiva.Il motivo del diniego è piuttosto ovvio. Camus è colui che ha coniato l’espressione Grande sostituzione (a cui ha dedicato un libro che lo scorso anno è stato censurato da Amazon). Si batte da tempo contro l’immigrazione di massa e ritiene che sia un metodo per rimpiazzare gli europei autoctoni con popolazioni allogene. Sentito dal Telegraph, lo scrittore ha dichiarato che «di tutti i governi europei colpevoli di aver permesso un’immigrazione incontrollata, il governo britannico è uno dei più colpevoli. Non c’è da stupirsi che non voglia che io parli». Il suo editore inglese, Vauban Books, ha pubblicato un comunicato piuttosto duro: «La decisione di impedire a Renaud Camus di entrare nel Regno Unito è solo un’ulteriore conferma che questo Paese ha abbandonato i principi più basilari della democrazia liberale. Camus è uno dei nostri più grandi scrittori viventi e sarà ricordato come tale dai posteri Il governo Starmer, al contrario, sarà ricordato - se mai verrà ricordato - solo per i suoi tradimenti seriali e la sua profonda mediocrità. Senza volerlo, ha dimostrato quanto sia preziosa la voce di Camus, ora più che mai, qui come altrove». Camus non è nuovo a persecuzioni ideologiche. Nel 2014 è stato accusato di fomentare l’odio per via delle sue uscite sulla Grande sostituzione e qualche anno fa è finito di nuovo a processo in Francia per i suoi post sui social. Il suo caso, tuttavia, è emblematico del delirio censorio in corso. Il fatto è che il romanziere francese è tutto tranne che un pericoloso nazistoide. Ha 78 anni e per lungo tempo è stato considerato tra i massimi scrittori europei. Fino a quando le sue idee sull’immigrazione non gli sono costate l’emarginazione, Camus era noto soprattutto per essere uno strenuo difensore dei diritti degli omosessuali, essendo gay lui stesso. Volendo, dunque, il fatto che il Regno Unito lo bandisca potrebbe essere letto come un vergognoso episodio di omofobia o di discriminazione verso gli anziani. In ogni caso, lo scrittore è tutt’altro che un odioso razzista. È anzi un libertario, e un nemico della violenza. Ha scritto in passato anche su questo giornale, spiegando più volte come funzioni il sistema della censura. «Se qualcuno lascia trasparire di non essere troppo entusiasta dell’afflusso continuo in Europa di africani del Nord e del Centro, che trasformano rapidamente l’aspetto delle nostre città, dei nostri ospedali, delle nostre scuole e dei nostri trasporti pubblici, e modificano in profondità la vita civica e quotidiana, viene subito tacciato di essere un “intellettuale degli anni Trenta”», ha scritto Camus. «Il che vuol significare che è antisemita, filofascista, complottista, partigiano di leghe e società segrete e pronto perfino a diventare un ardente collaboratore della potenza e dell’occupazione nazista. Esiste, nelle mani del potere “sostituzionista” e della sua stampa, o piuttosto dei media e dei governi che tremano di fronte a essi, quella che è stata chiamata una “arma assoluta del linguaggio”: da quelle accuse non ci si rialza, sono parole che condannano alla morte civile. Nessuno, e senza dubbio in Francia meno ancora che in Italia, ha voglia di essere catalogato come fascista, razzista, collaborazionista e questo genere di cose. Per dei lustri, l’arma assoluta ha dunque funzionato a meraviglia ed è spesso servita a far tacere e spesso a distruggere, almeno professionalmente, coloro che erano tentati di protestare contro un’invasione extraeuropea sempre più evidente». Ebbene questa arma da un po’ di tempo a questa parte viene largamente utilizzata anche nel Regno Unito, dove però si è fatto anche qualche passo avanti. Non ci si limita più a insultare e diffamare coloro che dissentono: si arriva a intimidirli, a fermarli, a zittirli con ogni mezzo, comprese le misure poliziesche. Dalle minacce si è passati alla forza bruta, tutto grazie ai bravi progressisti al governo.
content.jwplatform.com
Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.