2021-01-06
Le regole cambiano di giorno in giorno. Coi nuovi parametri è rischio lockdown
La modifica alla griglia dei colori aumenta il caos nel Paese. Luoghi di ritrovo ancora serrati, più difficili gli spostamenti.Al magistrato tutelare il compito di studiare le cartelle cliniche degli anziani che non sono in grado di intendere e di volere.Lo speciale contiene due articoli.Altro che settimana di Capodanno e dell'Epifania: siamo precipitati in un'edizione speciale della Settimana Enigmistica, tra rebus complicatissimi e prove da autentico rompicapo. Roba da andare in giro con il vademecum in tasca. E se non parlassimo di cose drammaticamente serie, ci sarebbe perfino da ridere di un paese scaraventato in questo caos senza alcuna razionalità.Basterà riassumere tutto così, prima di entrare nei dettagli: per i prossimi cinque giorni, ci saranno regole uniformi in tutta Italia, ma diversificate giorno per giorno, tanto per facilitare equivoci e incomprensioni; poi, scatteranno regole differenziate regione per regione, ma ancora sconosciute (se va bene, ne sapremo qualcosa venerdì 8). Oggi, 6 gennaio, giorno della Befana, siamo tutti rossi (non politicamente). Quindi, arresti domiciliari, nessuno spostamento possibile, tranne le solite eccezioni (lavoro, salute, stato di necessità) da giustificare con autocertificazione sempre a portata di mano. Altra eccezione (ma sempre con il lasciapassare fantozziano bene in vista): visita ad amici o familiari, muovendosi in due (con eventuali minori di 14 anni: il solito figlio quindicenne va invece abbandonato al suo destino, secondo il governo). Alle 22, tutti a casa: c'è il coprifuoco. Domani e dopodomani, giovedì 7 e venerdì 8, avremo l'illusione del giallo. Perché l'illusione? Perché i nostri eroi hanno partorito il «giallo rafforzato», con relativo blocco della mobilità tra regioni. Quindi, spostamenti solo entro i confini regionali: oltre, serve l'autocertificazione per i soliti motivi eccezionali. E resta il coprifuoco: tutti rinchiusi alle 10 di sera. Ancora blindati palestre, piscine, cinema, teatri, musei. Negozi (per fortuna) aperti fino alle 20. Bar e ristoranti teoricamente aperti, ma solo fino alle 18 (dopo, solo asporto): però in queste condizioni, e con la prospettiva, come vedremo, di chiudere sostanzialmente di nuovo dal giorno dopo, è scontato che un numero elevatissimo di esercizi sceglierà di non aprire. Nel weekend, sabato 9 e domenica 10, diventeremo improvvisamente arancioni. Spostamenti vietati fuori dal proprio Comune. Necessità dell'autocertificazione per giustificare le solite eccezioni. Torna la possibilità di visita (sempre in due, e sempre potendo includere solo i ragazzi con meno di 14 anni) a amici e parenti. Ritorna l'immancabile coprifuoco: tutti blindati alle 22. Bar e ristoranti costretti a consentire solo l'asporto. Negozi (almeno quelli) aperti. Se non siete impazziti fino a questo punto, preparatevi a farlo d'ora in poi. Per sapere cosa potremo o non potremo fare dall'11 al 15 gennaio, occorrerà infatti attendere venerdì 8, quando l'oracolo Roberto Speranza, sentito l'Istituto superiore di sanità, varerà l'ordinanza che ridifferenzierà le regioni tra loro (gialle, arancioni, rosse). Ma con una nuova variante. Nel timore (non sia mai!) che i mitici 21 parametri possano consentire alla gran parte delle regioni di essere gialle, scatterà un giro di vite per rendere quei criteri più restrittivi: morale, per scendere dal giallo all'arancione sarà sufficiente un indice di contagio pari a 1 (non più 1,25), e per passare ancora più giù al rosso basterà l'Rt a 1,25 (non più 1,50). Dunque, caos, incertezza, tendenza alla regolamentazione ossessiva, nessun riguardo per un'economia già al collasso. Giova peraltro ricordare che, per tre mesi, ci era stata raccontata l'esistenza di 21 parametri oggettivi, volti - nella logica fredda e inflessibile di un algoritmo - a eliminare ogni discrezionalità e arbitrarietà politica. E i cittadini e le regioni avevano subìto e accettato anche con pazienza eccessiva questa imposizione, accompagnata da regole draconiane per risalire la classifica in caso di retrocessione dal giallo all'arancione o dall'arancione al rosso: si ricorderà che, per ottenere la «promozione», occorreva mantenere per due settimane i dati della categoria superiore senza mai sgarrare, pena la ripartenza del conteggio dei 14 giorni. Dopo tanta fatica, l'Italia si ritrovò tutta gialla, con il governo che mise le penne del pavone, e lanciò l'iniziativa natalizia del cashback. Risultato? Dopo un weekend in cui i cittadini avevano semplicemente fatto ciò che era loro consentito (cioè un po' di passeggiate e shopping), i cavalieri dell'apocalisse sanitaria richiusero tutto, fino alle regole festive dettate nottetempo da Giuseppe Conte venerdì 18 dicembre, ad appena sei giorni dalla vigilia di Natale, tanto per dare il colpo di grazia a bar, alberghi e ristoranti.Non paghi di quell'indimenticabile performance, i nostri governanti hanno deciso stavolta di fare ancora peggio, cambiando perfino i parametri se rischiano di non portare a un lockdown strisciante generalizzato. Resta infine un punto di fondo, che va perfino al di là della astrusa (e largamente dannosa e inefficace) regolamentazione dettata dall'esecutivo: ed è l'enorme preoccupazione che suscita la pretesa stessa di un governo di disporre così arbitrariamente delle nostre vite, di giocare con la casa e il lavoro dei cittadini, trattandoci come sudditi. Se doveva essere un esperimento sociale orwelliano, è purtroppo largamente riuscito. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/regole-cambiano-parametri-rischio-lockdown-2649753265.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-giudice-decidera-sui-vaccini-per-i-casi-critici-nelle-rsa" data-post-id="2649753265" data-published-at="1609881523" data-use-pagination="False"> Il giudice deciderà sui vaccini per i casi critici nelle Rsa Nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri per l'attuazione del piano vaccini, due articoli introducono una scorciatoia per molte delle somministrazioni previste nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa). Se un ospite non è in condizione di esprimere un libero e consapevole consenso ed è privo di tutore, curatore o amministratore di sostegno, si prevede che a decidere sia il direttore sanitario o responsabile medico della Rsa. Il consenso, in forma scritta, dovrà essere comunicato al dipartimento di prevenzione sanitaria e al giudice tutelare, che avrà 48 ore per esaminare il caso ed eventualmente varare un decreto di convalida. Si sarebbe così eliminato l'ostacolo di nomine urgenti di amministratori di sostegno (Ads) per il consenso informato, da parte dei giudici tutelari. Nelle residenze, infatti, una percentuale altissima degli ospiti è con limitazioni cognitive. Persone non in grado di sottoscrivere (per problemi fisici o psichici anche momentanei), il modulo del consenso informato necessario per vaccinarsi. Nelle Rsa è previsto un contratto di ingresso che impegna il paziente a dare il consenso alle cure, a prestazioni sanitarie e sociosanitarie quali il posizionamento del sondino nasogastrico o del catetere vescicale, di spondine del letto, alla somministrazione di farmaci, dell'ossigenoterapia, o all'invio presso altre strutture sanitarie per essere sottoposti ad indagini diagnostiche strumentali. I sanitari hanno bisogno delle firme degli amministratori di sostegno per qualsiasi forma di protezione che debba essere utilizzata per la tutela del paziente. Quando la persona non è in grado di esprimere il proprio consenso a prestazioni sanitarie ritenute indifferibili, il medico è tenuto ad intervenire anche senza l'acquisizione del consenso. Ma nel caso della vaccinazione contro il Covid, per le decine di migliaia di assistiti in condizione di ridotta o assente capacità e quindi bisognosi di tutela giuridica, si sarebbe dovuto richiedere al competente tribunale la designazione di un Ads, che è una procedura burocratica e oltremodo lunga. «Sotto il profilo etico era importante assicurare, soprattutto in questa situazione di pandemia, tutela sanitaria agli anziani che non hanno capacità di intendere e di volere», commenta Francesco D'Agostino, presidente emerito del Comitato nazionale per la bioetica. «Il vaccino non è obbligatorio, ma è comunque un formidabile presidio terapeutico e se un cittadino può rifiutarlo assumendosene la responsabilità, ben diversa è la situazione della persona non in condizioni di provvedere ai propri interessi. Se vogliamo tutelare gli anziani, non possiamo semplicemente assumere come paradigma la loro manifestazione di volontà, che in molti casi può non avere un fondamento adeguato o addirittura nascondere patologie mentali». La scelta di assegnare la decisione, «nell'interesse dell'anziano», alla figura di un sanitario che lo segue nella residenza è per D'Agostino «molto ragionevole. Spesso l'amministratore di sostegno è una bravissima persona, ma si occupa di una ventina di anziani sconosciuti che gli viene affibbiata dal magistrato». Anche perché il consenso sarà consegnato al giudice tutelare assieme alla documentazione medica relativa all'ospite della Rsa. «Il giudice», osserva il professore, «non dovrà limitarsi ad avvallare o meno la vaccinazione di quell'anziano in base alla sua ideologia, ma in base al materiale, al dossier sul paziente che dovrebbe essere scientificamente fondato e convincente». Questa, sicuramente, sarà una questione importante quanto delicata, ovvero ci si augura che per velocizzare le vaccinazioni delle residenze non si trascuri di fornire tutte le informazioni cliniche degli ospiti, che possono essere persone molto anziane e molto compromesse nella salute, ma anche molto fragili nei confronti di possibili effetti avversi dei vaccini.