«Il mio profumo cattura l’essenza del mare»

«Il mio profumo cattura l’essenza del mare»
Acqua dell'Elba
  • L'architetto Fabio Murzi che nel 2000 ha dato vita con la sorella e un socio all'Acqua dell'Elba: «Non avevamo esperienza, ci dicevano che non ce l'avremmo fatta: ora esportiamo all'estero, gestiamo ben 26 boutique e stiamo lanciando una linea di creme solari».
  • Regenesi si dedica alla rigenerazione di materiali di post-consumo in oggetti e accessori moda dal design innovativo e completamente sostenibile.

Lo speciale contiene due articoli.


Il profumo del mare. La fresca brezza dell'isola. I sentori olfattivi della macchia mediterranea. Non è facile racchiudere tutto in un flacone di vetro. L'impresa impossibile è perfettamente riuscita a tre giovani avventurosi che nel 2000 crearono l'Acqua dell'Elba. «Mia sorella Chiara, Marco Turoni e io», racconta Fabio Murzi, presidente del marchio, «fummo ispirati dopo un giro in barca che ci portò davanti allo scoglio di Paolina dove fu ritrovata, nella stiva di un veliero del II secolo, una raffinata statuetta d'avorio, tappo che sigillava un'essenza preziosa, recuperato dalla Soprintendenza negli anni Sessanta e ancora oggi conservato al museo archeologico di Marciana Alta all'Isola d'Elba. Fu il nostro messaggio nella bottiglia, donatoci dal mare». In un settore controllato da poche multinazionali non era cosa semplice riuscire a inserirsi nel vasto mondo della profumeria. «La nostra è la storia di una piccola impresa italiana, di una manifattura artigianale di profumi. L'idea di partenza era quella di restituire l'emozione del profumo del mare e dell'isola ricreandolo in qualcosa di più di una fragranza, una vera e propria essenza».

Vi siete sempre occupati di profumi?

«Assolutamente no, noi facevamo tutt'altro. Mia sorella, come ogni donna, era appassionata di profumi ma non stava lavorando perché aveva un bimbo piccolo, Marco Turoni aveva 19 anni e si era appena diplomato mentre io facevo l'architetto. Abbiamo iniziato da zero e tutto è stato molto difficoltoso, nemmeno le associazioni di categoria ci sapevano indicare come costruire il laboratorio o dove comprare l'alcol per fare i profumi, che si acquista con delle autorizzazioni delle dogane e della Finanza. Quindi l'inizio è stato travagliato e complicato. Ma fu una sfida che ci appassionò da subito».

Il naso, creatore di profumi, ha un nome?

«Ci appoggiamo a maestri profumieri importanti. Il brief nasce da noi stessi e lo diamo a più di un naso essenziere che poi valutiamo direttamente. Ma la scelta finale è nostra. Un profumo è memoria e al profumo sono legati ricordi. Per noi sono il mare e l'Isola d' Elba».

Negli anni il vostro profumo si è modificato?

«Noi abbiamo una linea classica, uomo e donna, nata 20 anni fa. E questa è la particolarità dell'azienda artigiana. Poi abbiamo aggiunto altre linee ma non con la frequenza delle marche commerciali che ogni sei mesi escono con un nuovo prodotto. Dopo 20 anni, abbiamo dieci profumi. Ma bisogna innovare».

Le multinazionali cambiano di continuo, ma lei non pensa che un profumo dovrebbe identificare una persona, essere una sorta di biglietto da visita?

«Sono d'accordo. La maggior parte dei nostri clienti è molto fedele al profumo che ha acquistato magari tanti anni fa. Ci sono persone che non riescono più a trovare profumi che le aziende hanno tolto di produzione e sono costrette a orientarsi su altri senza esserne mai completamente soddisfatte. Poi c'è chi, soprattutto le donne, ama cambiare. Dopo un anno dal nostro inizio ci dissero che non avevamo futuro proprio perché non cambiavamo e non entravamo in profumeria con novità continue. Hanno avuto torto».

Dove si trova la vostra sede?

«A Marciana Marina, antico borgo marinaro. Qui sono i nostri laboratori e la nostra sede. Qui nasce l'idea che si innesta sui valori di cultura, tradizione e innovazione artigiana tipici della Toscana. Acqua dell'Elba riflette un unicum: la bellezza dell'ambiente insulare del Parco nazionale dell'arcipelago toscano. Portiamo avanti una ricerca costante e una produzione limitata per la difficoltà di reperire e selezionare le materie prime e per la lentezza dei processi produttivi».

Avete una rete di vendita capillare.

«Sì, 19 monomarca all'Isola d'Elba e sette nelle città turistiche più importanti: Roma, Firenze, Venezia, Siena, Lucca, Palermo. Oltre a 580 profumerie clienti. Non siamo ancora arrivati a Milano ma ci stiamo lavorando perché tanti nostri clienti sono milanesi. Da un paio d'anni abbiamo iniziato a esportare. È la fida del futuro cercare di crescere nei mercati internazionali».

E ora proponete anche nuovi prodotti solari.

«È una linea particolare che pone attenzione all'ambiente, alla natura e alla salute della pelle. Sono sette prodotti, tre protezioni corpo, viso, doposole e uno scrub, dotati del complesso ultra marine coral complex, tutti principi attivi che vengono dal mare, dal bacino del Mediterraneo: alga corallina, ricca di proteine e sali minerali, un cocktail marino abbinato all'acido ialuronico. Non contengono parabeni, siliconi, oli minerali e alla base dello scrub c'è sabbia marina che dopo l'uso torna all'ambiente».

Acqua dell'Elba ritorna con la sua esclusiva essenza alla terza edizione del Versilia yachting rendez vous.

«E lo fa in grande stile aggiudicandosi il titolo di “official scent" dell'intera manifestazione, in programma dal 9 al 12 maggio al porto di Viareggio. La presenza per il terzo anno consecutivo di Acqua dell'Elba continua sulla scia dei valori universali del mare che ci legano a questa importante manifestazione dell'alto di gamma del made in Italy, in cui crediamo fortemente. Essere partner del Vyr significa ribadire la linea ideale che ci unisce al mondo della nautica dove la cura del prodotto, l'attenzione al particolare e la dedizione per il lavoro da parte degli imprenditori, dei designer di yacht e delle maestranze dà vita a imbarcazioni uniche, così come noi facciamo quotidianamente nei laboratori, creando i nostri profumi. Al tempo stesso sottolinea l'elemento della nostra identità, la passione per il mare».

La collezione solari di Acqua d'Elba

Acqua dell'Elba

Con Regenesi, i rifiuti si trasformano in borse e accessori

Borse, accessori e molto altro. Linee di prodotto firmate da designer internazionali e basate su un ciclo virtuoso di produzione che trasforma i rifiuti in bellezza, unendo stile, funzionalità e design sostenibile. Un lusso accessibile, rigenerato e innovativo. Questa è Regenesi, azienda che dal 2008 si dedica alla rigenerazione di materiali di post-consumo in oggetti e accessori moda dal design innovativo e completamente sostenibile.

Nata nel maggio 2008, grazie a un'idea dell'imprenditrice Maria Silvia Pazzi, l'azienda rappresenta oggi un'eccellenza del Made In Italy nella produzione di accessori moda e oggetti di design per la casa interamente realizzati con materiali di scarto industriale, a cui Regenesi dona una nuova vita.

La Filosofia

Dal 2009 Regenesi investe al 100% nella trasformazione innovativa e sostenibile di materiali di post-consumo, scegliendo di scommettere su una produzione «responsabile» di accessori moda, oggetti per la casa, gioielli e prodotti nati dalle collaborazioni con altri brand, il tutto lasciando spazio alla creatività dei designer che reinventano dai rifiuti prodotti unici, sempre caratterizzati dall'impronta dell'italian style. I rifiuti diventano così materie prime dalle infinite qualità in grado di assumere forme nuove, funzionali e di grande stile.

La filosofia Regenesi è racchiusa nel concetto di bello applicato a un processo di trasformazione di qualità e ad alto valore tecnologico e ambientale, proponendo così un modo alternativo di considerare gli oggetti, sia nella loro vita precedente, sia in quella nuova e completamente sostenibile.

I materiali

Alluminio, plastica, pelle, tessuti, cartone, gomma e vetro, tutto rigenerato e trasformato. Ma non solo. Con 100 lattine, 300 bicchierini da caffè o con i pannelli di vecchi frigoriferi si producono oggetti di design. E altri con gli scarti di vera pelle provenienti da concia vegetale, lattice (estratto da piante di caucciù), acqua, sali ed agenti coloranti naturali. Ci sono le montature degli occhiali, manici di borse o di catarifrangenti di biciclette o ancora pezzi di veicoli rottamati. Tutto si riusa, si «regenera».

Il livello di innovazione raggiunto con la lavorazione e la trasformazione dei materiali permette di realizzare prodotti di alta qualità e dalle forme esteticamente sempre più coinvolgenti ottenendo così la «nuova vita migliore» che ogni materia vorrebbe. Mangiare da un piatto in materiale rigenerato o portare in salotto un tappeto realizzato con la gomma che solitamente riveste i campi da gioco, trasporta anche verso una nuova visione degli oggetti del nostro quotidiano.

Per il recupero dei materiali l'azienda sceglie di interfacciare piccole imprese che curano i processi ambientali e non usano materiali tossici.

I designer

Le collezioni Regenesi sono interamente realizzate da designer di fama internazionale. Ognuno di loro ha scelto un materiale in grado di emozionarlo e ispirarlo, e poi ha raccolto la sfida che un approccio al design di post consumo rappresenta rispetto alla tradizione.

Ogni interpretazione, prodotto e disegno nasce grazie all'unione tra il background dei designer e la loro personale visione della filosofia Regenesi, sempre nell'ottica di raggiungere un perfetto equilibrio tra stile, design sostenibile e funzionalità.

Alcuni dei designer Regenesi: Denis Santachiara, Matali Crasset, Marco Ferreri, Giulio Iacchetti, Setsu, Shinobu ito, Kaisli Kiuru e Annalisa Caricato.

Ad affiancare questo gruppo di lavoro c'è poi il progetto Regenesi's design Factory che, oltre a sviluppare il lavoro dei diversi noti designer, crea e disegna direttamente i propri progetti. Si tratta di un gruppo di giovani emergenti provenienti dalle scuole di design più importanti in Italia, tra cui il Politecnico di Torino e l'Università di Venezia.

Le collezioni

Dalla cucina all'ufficio agli accessori. Sono decine gli oggetti del design rigenerato.Una linea di sottopentole realizzati in alluminio rigenerato proveniente da rottamazione di autoveicoli; svuota tasche, portapenne e portaoggetti, tutti realizzati al 100% senza additivi o resine, con plastica riciclata e riciclabile; portablocchi, porta iPad e portabigliettini, in pelle rigenerata e prodotti interamente a mano da artigiani pellettieri italiani; pelle, legno e tessuti rigenerati danno vita a una linea di borse contemporanee.

Lamborghini by Regenesi

Nel 2013 Regenesi e Automobili Lamborghini hanno stretto una partnership per la produzione di una mini-collezione di accessori realizzati grazie al recupero di materiali provenienti dalle linee produttive di Lamborghini. Borse, porta iPad, portafogli e portacarte dal design essenziale, tutti in pelle rigenerata e riciclata dai sedili delle auto.

Dainese by Regenesi

Vissute, consumate e strisciate. Sono le tute Dainese, quelle dei campioni di motociclismo, oggi trasformate in accessori dal design inconfondibile e sostenibile. Pelle rigenerata al servizio dello stile per creare una linea composta da accessori moda per il viaggio, il tempo libero e il lavoro. La linea è realizzata grazie al recupero delle tute dei piloti di MotoGP che hanno dato vita a portachiavi, astucci per smartphone e tablet e portabiglietti da visita.

Il progetto, denominato Moto-recycling, trasferisce quindi in oggetti di uso comune il mito della velocità su due ruote e delle imprese passate dai motociclisti.

Regenesi

Saviano ora si finge esule a Francoforte: «Alla Fiera del libro farò la resistenza»
Roberto Saviano (Ansa)
L’annuncio: «Vado a denunciare l’Italia della democratura». E ci sarà pure Antonio Scurati, che parlerà ancora del solito Benito Mussolini.
«Sono nata da surrogata. E ora la combatto»
Olivia Maurel (Ansa)
Stasera a «Fuori dal coro» il racconto di Olivia Maurel, venuta al mondo con gpa e divenuta attivista per bandirla: «Ho lenito il dolore di non conoscere le mie radici con alcol e droghe». Oggi al Senato discussione finale per rendere la pratica reato universale.
Sala vuole un civico come suo sostituto, ma Majorino e Maran scalpitano
Pierfrancesco Majorino e Beppe Sala (Ansa)

Il sindaco di Milano ha proposto come suo sostituto Mario Calabresi che però ha già declinato l'invito. Un modo per bloccare il Partito democratico che nel 2027 potrebbe candidare l'attuale consigliere regionale o anche l'europarlamentare. Ma c'è chi suggerisce anche il nome di Cecilia Strada. Nel centrodestra si fa largo invece Regina De Albertis.


Mancano poco più di due anni alle elezioni comunali di Milano, ma il centrosinistra appare più in pezzi che mai in vista del possibile successore del sindaco Beppe Sala. Nell'ultima settimana, infatti, il primo cittadino ha deciso di lanciare la candidatura dell'ex direttore di Repubblica Mario Calabresi, ricevendo però da quest'ultimo un secco no. "Sono molto onorato della stima che ha per me il sindaco Sala, che ringrazio. Ma sono anche molto felice del lavoro che faccio, che mi sono costruito e che mi entusiasma" ha risposto il figlio dell'ex commissario ucciso a Milano nel 1972. Alla fine, è arrivata la promessa da parte dello stesso Sala di non parlare più dei suoi successori, un passo indietro che ha fatto rumore in città soprattutto nella maggioranza

Del resto, la situazione di Milano è ben diversa da quella nazionale, nel capoluogo lombardo il Movimento 5 Stelle non vanta grosse percentuali di voto, dal momento che sia alle europee di alle politiche è stato superato persino dal partito di Carlo Calenda. Ma a lato di calcoli elettorali, la boutade di Sala, ha permesso di rimescolare le carte in un'area politica che a quanto pare non si trova ancora nelle condizioni di trovare un'alternativa come candidato sindaco. Del resto, in questi anni sono stati tanti i nomi di potenziali successori di Beppe Sala. Ma fino adesso nessuno ha voluto poi davvero esporsi fino in fondo.

Uno dei potenziali candidati è sempre stato Stefano Boeri, attuale presidente della Triennale e architetto di fama internazionale. Già in corsa alle primarie di 14 anni fa, quando a vincere fu Giuliano Pisapia, sono in tanti in città a puntare sull'ideatore del Bosco verticale. Ma oltre a Boeri, l'altro potenziale candidato di Pd, Verdi e sinistra in generale, potrebbe essere Pierfrancesco Majorino, già consigliere comunale a palazzo Marino, poi europarlamentare e quindi candidato sconfitto alla presidenza di Regione Lombardia. Eppure, il nome di Majorino continua a circolare come potenziale nome per il centrosinistra. Ma si parla anche di Pierfrancesco Maran, già assessore e ora europarlamentare a Strasburgo.

Anzi, c'è chi sostiene che l'uscita di Sala su Calabresi sia servita proprio a tarpare le ali di chi vorrebbe la candidatura di un esponente del Partito democratico, Majorino scadrà con il suo mandato in regione nel 2028. Tra il 2027 e il 2028, infatti, il centrosinistra dovrà sia difendere la poltrona di palazzo Marino sia cercare di strappare la regione Lombardia, ormai saldamente nelle mani del centrodestra da praticamente 30 anni. E anche qui forse servirà un nome della società civile, meno legato ai partiti capace di intercettare anche i cosiddetti voti in uscita dal centrodestra. Del resto, proprio Sala nella sua uscita su Mario Calabresi aveva proprio avvertito il Pd sull’esigenza di pensare a candidati fuori dalla politica. «E’ necessario fare questa verifica: se ci sono alternative della cosiddetta società civile poi ci si può organizzare sul metodo di selezione e possono essere primarie oppure no». Tra i potenziali candidati c’è anche l’europarlamentare dem Cecilia Strada, figlia di Gino, fondatore di Emergency e molto considerata anche tra i partiti considerati più di sinistra nella coalizione. A una candidatura di una donna nel centrosinistra potrebbe corrisponderne un’altra anche nel centrodestra. Da mesi si rincorrono le voci su un possibile appoggio a Regina De Albertis, un nome che potrebbe unire Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia. Presidente di Assimpredil Ance e direttrice tecnica dell’azienda di famiglia, Borio Mangiarotti, è stata di recente candidata per l’Ambrogino dal consigliere comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico.

Nella lettera indirizzata alla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi, De Chirico ha elogiato «la visione lungimirante e la capacità di coniugare tradizione e innovazione» di De Albertis, sottolineando anche la sua attenzione alla sostenibilità ambientale. De Albertis è infatti la prima donna alla guida dell’associazione degli imprenditori edili milanesi, e per questo il consigliere forzista la descrive come «un modello di leadership femminile in un settore storicamente dominato dagli uomini». Parole che sembrano non volersi fermare all’Ambrogino d’oro.

Zero manutenzione, Milano è a rischio. Facile scaricare le colpe sul clima che cambia: lo si gestisce con le vasche di laminazione.
Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy