2022-07-17
Il Recovery non rischia con un altro premier
Christine Lagarde e Ursula von der Leyen (Ansa)
La Commissione Ue ha preteso che l’Italia costruisse il Pnrr con il pilota automatico. Altra bugia sui presunti acquisti della Bce legati a Draghi: Francoforte imporrà condizionalità con o senza Supermario. Luigi Di Maio surreale: «Salterà il tetto al prezzo del gas».«Dopo di me, il diluvio». A poco più di 48 ore dalle dimissioni di Mario Draghi, questa frase attribuita al re di Francia Luigi XV, appare la sintesi più efficace per descrivere gran parte delle reazioni. Pare che un evento tutto sommato normale per una democrazia parlamentare sia foriero di sventure paragonabili alle dieci piaghe d’Egitto. Dal Pnrr, alle decisioni della Bce, allo spread, alla Borsa, tutto sembra destinato a essere travolto dalla possibile uscita di scena - tutta da verificare nella giornata di mercoledì prossimo - di Draghi. Tra i tanti, ieri è stato il ministro per i rapporti con il Parlamento, il grillino Federico D’Incà, a dichiarare che «il governo deve restare in carica, con pieni poteri, altrimenti a rischio c’è l’attuazione di una serie di riforme, tra cui quelle legate al Pnrr». Sulla stessa linea il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Se salta Draghi saltano i fondi del Pnrr e il tetto massimo al prezzo del gas».Ma questo clima da ultima spiaggia è in palese contraddizione con quanto lo stesso Draghi dichiarò durante la conferenza stampa di fine anno, quando non faceva mistero delle proprie ambizioni di salita al Colle e rassicurava che «il lavoro prosegue chiunque sia premier». Ovviamente quelle affermazioni non erano affatto casuali, ma saldamente fondate sull’imponente lavoro normativo e organizzativo cominciato a maggio 2021 e terminato nel successivo autunno. Ed era stato proprio quel lavoro a consentire a fine dicembre al governo di rivendicare il conseguimento dei 51 obiettivi e così richiedere alla Commissione la prima rata, poi incassata ad aprile scorso.In quei mesi del 2021 il governo ha creato le condizioni per consentire al Pnrr di vivere di vita propria e camminare sulle sue gambe, a prescindere da qualsiasi governo in carica. Cinque i pilastri, a cavallo tra politica e burocrazia ministeriale. In testa a tutto abbiamo la cabina di regia, istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri, che è l’organo di indirizzo politico che coordina e dà impulso all’attuazione degli interventi del Pnrr. È guidata dal presidente del Consiglio e si compone di ministri e sottosegretari a cui fanno riferimento le materie di volta in volta trattate. A stretto contatto con la cabina c’è la segreteria tecnica, guidata da Chiara Goretti e costituita per il supporto alle attività della cabina di regia per il Pnrr e del tavolo permanente. Quest’ultimo organo svolge una funzione consultiva e individua e segnala al capo del governo le azioni utili al superamento delle criticità segnalate dai ministri competenti per materia. A esso partecipano anche i rappresentanti degli enti locali ed è coordinato da Tiziano Treu.Poi c’è l’unità per la razionalizzazione e il miglioramento della regolazione ai fini dell’attuazione del Pnrr, coordinata dal professor Nicola Lupo, che ha l’obiettivo di superare gli ostacoli normativi, regolamentari e burocratici che possono rallentare l’attuazione del piano. A chiudere il cerchio c’è il servizio centrale per il Pnrr presso la Ragioneria generale dello Stato, sotto la guida di Carmine Di Nuzzo, con il compito di coordinamento operativo, monitoraggio, rendicontazione e controllo del Pnrr, che rappresenta il punto di contatto nazionale per l’attuazione del piano. Per fare vedere a Bruxelles che abbondiamo, abbiamo istituito anche una unità di missione del Pnrr presso l’ufficio di gabinetto di ciascun ministero, per l’attuazione degli investimenti del piano e come punto di contatto con il servizio centrale.Questa articolata macchina amministrativa è progettata per durare ben oltre la durata della legislatura e, non a caso, è stata la precondizione richiesta dalla Commissione per accedere ai fondi.Chi oggi paventa sfracelli ai danni dei Pnrr, da un lato, finge di ignorare questi organi già al lavoro a prescindere dalla volontà politica del momento, dall’altro omette di riconoscere che l’eventuale mancato conseguimento degli obiettivi che condizionano il pagamento delle prossime rate semestrali è un rischio che esiste a prescindere da Draghi. Valgano due soli esempi: la legge delega sulla Concorrenza e quella sulla riforma fiscale. Sono da tempo due macigni sulla strada del governo Draghi ed è troppo comodo e malizioso oggi nascondersi dietro la probabile caduta del governo per giustificare la loro mancata approvazione. Quando anche un governo Draghi nella pienezza dei poteri potrebbe rivelarsi incapace di condurre in porto quelle misure altamente divisive. Più in generale, finché si è trattato di produrre «carta» e di rendicontare progetti avviati sin dal febbraio 2020 - sfruttando la spintarella offerta dalla Commissione - il governo Draghi ha avuto gioco relativamente facile nel conseguire gli obiettivi prefissati, pur dovendogli comunque dare atto di uno sforzo significativo. Il difficile è previsto arrivare proprio a partire dalle prossime rate semestrali, con i cantieri da aprire e chiudere in tempi certi e i Tar pronti a mettersi di traverso, come già accaduto in Puglia.Paradossalmente, per l’attuazione del Pnrr sarebbe più efficace un governo che goda della fiducia di una maggioranza parlamentare neoeletta che ne abbia preventivamente condiviso gli obiettivi e quindi proceda spedita verso il loro conseguimento. A proposito di diluvio prossimo venturo, il potere taumaturgico di Draghi sembra estendersi anche a un presunto programma di acquisti di titoli pubblici da parte della Bce che, sua mercé, dovrebbe contenere condizioni meno stringenti. Osiamo sperare che a Francoforte riescano a essere più convincenti giovedì prossimo quando dovranno disinnescare quella che ieri su Bloomberg è stata definita una «miscela tossica». A prescindere da Draghi.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)