2024-06-22
Rapinatori stranieri derubano e picchiano Baggio e famiglia mentre gioca l’Italia
Nel riquadro Roberto Baggio (Ansa)
I malviventi si sono introdotti nella casa del Divin Codino che ha provato a difendersi ed è stato ferito alla testa.Mentre Roberto Baggio stava seguendo con la sua famiglia la partita degli Azzurri dal divano del salotto, il buen ritiro di Altavilla Vicentina, dove ormai da 15 anni il campione vive immerso nella campagna veneta, si è di colpo trasformato nel set di un thriller ad alta tensione. Cinque, forse sei rapinatori stranieri con il volto coperto e con accento descritto dagli inquirenti «come dell’Est Europa» sono entrati a villa Baggio e per 40 minuti hanno tenuto in ostaggio tutta la famiglia del Divin Codino: la moglie Andreina, sua madre, e i figli dell’ex calciatore Valentina, Mattia e Leonardo. La scelta di agire proprio durante la partita degli europei di calcio non è apparsa come casuale agli investigatori. Il colpo è sembrato studiato nei minimi dettagli e messo a segno da professionisti, favoriti dal sistema di allarme disattivato e dall’accesso alla casa, con porte e finestre aperte a causa della calura estiva, abbastanza semplice (tanto che non sono stati rilevati segni di effrazione). E alle 22 in punto è scattato il piano. La vasta proprietà di Baggio (isolata e al centro di un grande appezzamento di campagna e boschi) è protetta da una recinzione perimetrale distante dall’abitazione e da un ampio cancello di legno. I rapinatori potrebbero aver semplicemente scavalcato, visto che dai primi sopralluoghi non sembrano essere stati individuati punti danneggiati. Quando l’ex calciatore si è ritrovato in casa la banda ha tentato di affrontare uno degli uomini. La risposta è stata brutale: un colpo in fronte con il calcio di una pistola. Poi, un’unica indicazione precisa: tutti in uno stanzino. Lì Baggio e i suoi sono stati chiusi a chiave. La banda ha messo sottosopra tutti gli ambienti, portando via orologi, gioielli e denaro (ancora non si conosce però l’entità del bottino). Quando Baggio non ha più sentito rumori ha capito che i malviventi avevano lasciato l’abitazione e ha sfondato la porta. Un attimo dopo ha chiamato i carabinieri. Il Nucleo investigativo di Vicenza è intervenuto dopo qualche minuto e ha subito raccolto le testimonianze della famiglia e acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Baggio è stato portato al pronto soccorso di Arzignano, dove gli sono stati praticati alcuni punti di sutura per la ferita alla fronte. Ieri mattina i carabinieri hanno eseguito una serie di sopralluoghi nel cortile della residenza, cercando qualche riscontro alle prime ipotesi: è probabile che la banda sia entrata dalla parte posteriore del giardino, poiché proprio quell’area è stata perlustrata a lungo dagli investigatori e dagli specialisti delle investigazioni scientifiche. Acquisiti anche i dati registrati dalle telecamere del Targa system puntate sulle strade principali di Altavilla (il sistema solo un paio di anni fa è stato implementato con ulteriori 40 visori monitorati dal comando della Polizia locale). Dopo il sopralluogo, poco prima di mezzogiorno, Baggio è tornato in caserma per fornire ulteriori dettagli. Uscendo dalla tenuta con un’Audi nera il figlio Mattia, che lo accompagnava, ha animatamente esortato i cronisti ad allontanarsi dall’ingresso. Durante la deposizione è emerso anche che i rapinatori calzavano dei guanti neri, quindi sarà difficile rinvenire impronte digitali. Così come l’ampio e curato prato inglese che avvolge il casale in stile rustico difficilmente permetterà di isolare impronte di calzature. Al suo rientro a casa, dopo un paio d’ore trascorse in caserma, tramite il suo storico manager Vittorio Petrone, Baggio ha rilasciato una dichiarazione: «Io e la mia famiglia desideriamo ringraziare tutti per il grande affetto ricevuto (manifestazioni di solidarietà sono arrivate all’icona italiana del calcio dal mondo del pallone ma anche della politica e delle istituzioni, ndr). In simili circostanze può accadere di tutto e per fortuna la violenza subita ha generato solo alcuni punti di sutura, lividi e molto spavento. Ora rimane da superare la paura». Petrone ha poi aggiunto che non tutti i sistemi di sicurezza della villa erano attivati, sia per l’orario in cui è avvenuta l’aggressione, sia perché Baggio e i suoi erano a casa, ma verranno ulteriormente potenziati con sistemi di rilevazione diurna da installare su tutto il perimetro. Il Veneto è considerato una terra di conquista per le bande dell’Est e la dinamica degli assalti alle abitazioni, soprattutto a quelle isolate o situate ai margini dei centri urbani, si ripete sempre con le stesse modalità: le bande di solito passano in rassegna anche più appartamenti vicini, senza curarsi della presenza di occupanti. Baggio, poi, non è la prima vittima di criminali che si concentrano sulle residenze delle stelle del calcio, spesso in assenza dei proprietari, come accaduto ad Angel Di Maria e Marquinhos a Parigi, dove anche Gianluigi Donnarumma, che invece era in casa con la compagna, fu legato e sequestrato (il portiere riportò anche delle lievi ferite). Ma è un’esperienza comune per numerosi altri calciatori, tra i quali Mauro Icardi, Marco Verratti, Aubameyang, Claudio Marchisio, Theo Hernandez, e Chris Smalling. Le indagini spesso hanno prodotto arresti e portato al recupero parziale della refurtiva, ma molti casi rimangono irrisolti. A Nottingham la giustizia inglese ha stanato e processato una vera e propria «vip gang» specializzata nelle rapine a casa dei calciatori, che fossero in campo, come Paul Pogba nel 2022, o in casa, come l’ex nazionale inglese Ashley Cole nel 2020.
Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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