2025-01-03
        Gli Usa zeppi di fondamentalisti ora temono un altro 11 settembre
    
 
        Migranti alla frontiera tra Messico e Texas. Nel riquadro l'attentatore di New Orleans Shamsud-Din Bahar Jabbar (Getty Images)
    
Centinaia i radicalizzati, migliaia i sorvegliati. Rischio infiltrazioni tramite il Messico.Ora che è stato identificato il responsabile della strage di Capodanno a New Orleans, si scava nel passato di Shamsud-Din Bahar Jabbar, 42 anni, originario del Texas, che ha ucciso 14 persone travolgendole con un pickup noleggiato per l’occasione, sul quale campeggiava una bandiera dello Stato islamico. L’organizzazione terroristica alla quale Jabbar ha giurato fedeltà, come emerso da alcuni video ritrovati tra gli effetti personali dell’attentatore, per il momento tace. Perché?Come visto altre volte, l’Isis attende sempre il momento opportuno per rivendicare le proprie azioni e, in questo caso, potrebbe aspettare la pubblicazione della sua rivista settimanale online al-Naba, che viene diffusa ogni venerdì per dare maggiore enfasi all’azione, dato che è stata colpita al cuore l’America, il più importante nemico dei jihadisti. Se lo Stato islamico invece non si assumerà la paternità della strage, vorrà dire che Shamsud-Din Bahar Jabbar non era un affiliato ma un semplice simpatizzante, al quale l’Isis potrebbe comunque dedicare qualche riga di ringraziamento. Se invece era effettivamente un loro soldato, gli verrà dedicato il classico editoriale di una pagina, con la sua foto e i dettagli dell’attacco. In seguito, verrà ciclicamente ricordato nella «carovana dei martiri», una pubblicazione dove sono menzionati tutti i jihadisti che si sono distinti nella lotta «contro i crociati».Di Jabbar ormai si sa quasi tutto, dai trascorsi nell’esercito americano, dal quale si era congedato con onore, ai due matrimoni falliti, dai quali sono nati tre figli e i debiti che aveva contratto con la sua attività di consulente immobiliare. Meno si sa del percorso che lo ha portato alla strage di Capodanno e, in particolare, di come si sia radicalizzato nell’ultimo periodo della sua vita, senza dimenticare che potrebbe essere diventato un fanatico grazie alla incessante attività di proselitismo dei gruppi salafiti, che negli Stati Uniti sono ormai fuori controllo. Inoltre, da più di anno, migliaia di persone marciano a sostegno di Hamas, Hezbollah e Iran. I dimostranti, molti con la kefiah che copre il volto, gridano «Intifada, intifada», «Dal fiume al mare la Palestina sarà libera», e «L’America è uno Stato terrorista». Gli imam locali pronunciano indisturbati sermoni infuocati e antisemiti con interi distretti, ad esempio quello di Dearborn, nel Michigan, che sembrano ormai località del Medio Oriente piuttosto che degli Usa. E tutto questo, grazie alle folli politiche in materia di immigrazione dei democratici. Per Donald Trump che tra pochi giorni arriverà alla Casa Bianca e che vuole sradicare l’estremismo islamico in tutti i gangli della società americana, a partire dalle università, si annuncia una battaglia durissima, data la forza di organizzazioni come la Fratellanza musulmana, presente ovunque grazie ai soldi del Qatar.Per cercare di capire il contesto nel quale viveva Shamsud-Din Bahar Jabbar, ci siamo rivolti all’esperto di terrorismo Giovanni Giacalone, che ha vissuto a lungo negli Stati Uniti e in particolare proprio in Texas: «Il Texas è prima di tutto terra di frontiera e grande porta d’ingresso negli Stati Uniti, sia per i cartelli della droga sia per il terrorismo islamista. Il flusso oramai continuo di immigrati provenienti dall’America Latina, tra i quali si nascondono anche potenziali terroristi originari del Medio Oriente e dell’Asia meridionale, nonché la facilità d’ingresso irregolare, rendono il Texas molto sensibile alla minaccia jihadista». Il Texas è uno Stato dove anche secondo un recente report della George Washington University il fondamentalismo islamico ha messo solide radici: «In Texas sono storicamente presenti realtà islamiste radicali che hanno già fatto parlare di sé, da quelle salafite al centro islamico sciita di Houston (Iec), che nel 2022 aveva inscenato una recita con bambini che cantavano inni rivoluzionari khomeinisti sul martirio e onoravano Qassem Soleimani, generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane ucciso nel 2020 in Iraq dagli Usa. È presto per dire se Jabbar si sia radicalizzato in qualche centro islamico o attraverso altre modalità; credo comunque che non abbia agito da solo», conclude Giacalone.Che vento di jihad soffi forte anche negli Stati Uniti lo dicono i numeri. Secondo alcune stime, sono almeno 210 gli individui che si sono uniti all’Isis tra il 2013 e il 2016. Sembrano pochi in assoluto, tuttavia sono migliaia quellisotto osservazione da parte delle agenzie di intelligence americane, che oggi temono un grande attentato in stile 11 settembre, pensato per pareggiare i conti dopo le continue uccisioni di leader jihadisti. Il principale indiziato qui è l’Isis Khorasan (Isis-K), che può contare su decine di combattenti provenienti dall’Asia centrale, entrati negli Usa dal poroso confine con il Messico. Guarda caso, lo scorso 12 giugno, otto persone sospettate di avere legami con l’Isis-K sono state arrestate a New York, Los Angeles e Philadelphia. Tutte provengono dal Tagikistan e sono entrate negli Stati Uniti dal confine con il Messico.