2020-08-17
Quindicenne stuprata in spiaggia. Fermati tre ragazzini immigrati
Una spiaggia di Lignano Sabbiadoro (iStock)
Sorpresa a Lignano mentre aspettava i suoi amici. A causa degli abusi prognosi di 15 giorni. Lei, veneta, quindicenne, era rimasta da sola, in spiaggia a Lignano, in un luogo che riteneva tranquillo.Ha avuto la sfortuna di incrociare sulla sua strada tre coetanei: due ragazzi albanesi e uno egiziano che si erano allontanati da una struttura di accoglienza di Milano perché avevano deciso di passare la notte di Ferragosto sull'Adriatico, in uno dei suoi lidi più rinomati. La nottata si è conclusa nel peggiore dei modi: la ragazza è finita in ospedale per gli accertamenti antiviolenza; i tre extracomunitari, invece, sono finiti in Questura a Udine, sospettati di aver commesso qualcosa di molto grave, una violenza sessuale di gruppo. Gli investigatori della Squadra mobile della città friulana ritengono di aver raccolto indizi «circostanziati e concordanti» su due dei tre ragazzini. Il terzo sospettato si sarebbe limitato a guardare, senza approfittare della malcapitata. È rimasto comunque sul luogo del misfatto e non ha denunciato i suoi compari. Per lui si ipotizza, quindi, un concorso morale nel reato. «Deve essere estremamente chiaro chi ha fatto cosa», conferma il dirigente della Squadra mobile di Udine, Massimiliano Ortolan. Le indagini, quindi, sono andate avanti senza sosta per tutta la giornata di ieri, in stretto contatto con la Procura per i minorenni di Trieste (competente per questo genere di crimini). L'inchiesta giudiziaria è partita con la chiamata della ragazzina al 113. In lacrime, una volta soccorsa, ha poi raccontato agli agenti del commissariato di Lignano cosa è accaduto su quella spiaggia. Un film dell'orrore. Lei era arrivata da Venezia, dove vive con la famiglia (originaria di Padova), nel tardo pomeriggio del 14 agosto e doveva incontrare un gruppo di amici. L'appuntamento era sul litorale davanti al lungomare. I tre amici che erano con la ragazzina, però, a un certo punto della serata sono stati chiamati da due conoscenti che avevano bisogno di aiuto. Quindi, per raggiungerle, si sono separati dalla teenager veneziana con l'idea di ricongiungersi di lì a breve. Pochi minuti dopo, però, i tre sospettati si sarebbero avvicinati alla vittima, in solitudine da qualche minuto appena. E la situazione sarebbe subito precipitata. Gli abusi sono stati descritti in dettaglio dalla vittima e sono finiti nero su bianco nei fogli della denuncia. In ospedale - dove la sventurata è stata esaminata e curata dal personale sanitario - sono arrivate le prime conferme a quella storia da Arancia meccanica in salsa adriatica. Un fatto raggelante, ma purtroppo non nuovo, che ricorda fin troppo bene la violenza di gruppo sul bagnasciuga di Rimini della quale rimase vittima una turista polacca nel 2017. Le condizioni fisiche della ragazzina veneta hanno portato a una prognosi di 15 giorni, ma è dal punto di vista psicologico che la giovanissima ha bisogno forse delle maggiori attenzioni. Una volta che gli esami medici hanno dato esito positivo (confermando così lo stupro) è scattata la caccia ai tre. Gli agenti di polizia, guidati dall'ispettore superiore Omar Di Ronco, hanno setacciato la zona, con l'ausilio dei vigili urbani e dei carabinieri. I filmati delle telecamere di sorveglianza disseminate nell'area hanno aiutato gli investigatori a individuare e a identificare i componenti del trio, che erano fuggiti dalla zona ma che non sono riusciti a far perdere le loro tracce. «Maggiori controlli e misure più severe, fino alla castrazione chimica per chi si macchia di reati di natura sessuale», ha tuonato l'assessore alla Sicurezza della Regione Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti (della Lega). Secondo Roberti «il preoccupante clima culturale in cui certi fenomeni si verificano è segno di una mancanza totale di ogni genere di valori».
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
Continua a leggereRiduci