2025-01-23
Il clandestino non può essere espulso nemmeno se aggredisce i poliziotti
Nel riquadro, pusher e clienti al quartiere Quarticciolo di Roma ripresi dalle telecamere della Polizia (Polizia di Stato)
Non convalidato il fermo di un clandestino che aveva aggredito gli agenti per aiutare un pusher. E Gualtieri paga i «resistenti». «I fatti avvenuti il 16 gennaio 2025 inducono senza dubbio a riflettere sull’effettività del percorso di integrazione avviata dal richiedente». La resa della giustizia italiana di fronte agli immigrati che assaltano le forze dell’ordine è in queste due righe surreali. Sono contenute nel provvedimento con il quale la Corte d’Appello di Roma ha respinto la richiesta della questura di trattenere in un Cpr uno degli eroi della rivolta del Quarticciolo della settimana scorsa, dove una ventina di abitanti della zona ha tentato di proteggere due spacciatori dall’arresto accerchiando le volanti. L’effetto è surreale: abbiamo un tunisino di 25 anni che si è avventato sui poliziotti, accusato a piede libero di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, lasciato a casa propria perché aveva già chiesto asilo e perché tanto è ritenuto «rintracciabile». Sì, al massimo, con quel che ha fatto e con le regole attuali, il signor Mohamed Othmen avrà qualche problema a ottenere la protezione internazionale e il passaporto italiano. Il Quarticciolo è un quartiere di Roma Est, tra la Prenestina e la Palmiro Togliatti, ricompreso non a caso nell’elenco stilato dal governo per l’applicazione del cosiddetto Modello Caivano. A Roma, dalle parti del Campidoglio ma anche tra le varie associazioni che operano sul territorio, si erano molto offesi per il commissariamento, ma poi la cronaca oltrepassa sempre l’ideologia. E allora una settimana fa succede che la polizia tenta di arrestare due spacciatori e sequestra un bel po’ di droga, nascosta sotto il sellino di uno scooter. Come in un vecchio documentario sulla camorra nei vicoli di Napoli, gli agenti vengono accerchiati e aggrediti dalla gente e devono chiamare rinforzi. Mohamed è accusato di aver partecipato alla rissa e la questura di Roma chiede di rinchiuderlo in un Cpr, mentre la sua vicenda penale andrà avanti. Martedì il tunisino viene sentito da un magistrato della Corte d’Appello di Roma, che ieri emette un provvedimento di respingimento della domanda della polizia. Sono due paginette, che la Verità ha potuto leggere, che nella ordinarietà di questa storia hanno il pregio di rappresentare alla perfezione a che risultati assurdi possono portare le attuali norme sull’immigrazione. Dal provvedimento si scopre, innanzitutto, che l’immigrato era già stato indagato quattro anni fa per aver fornito false generalità, ma il suo avvocato ha fatto presente che è incensurato e non c’è pericolo di fuga perché ha un domicilio «dove in effetti è stato trovato il giorno dopo» l’aggressione alla polizia. Il giudice ha accolto questo elemento sul domicilio e poi ha passato in rassegna i reati che per legge mettono a rischio la domanda di asilo, tra cui ci sono i crimini sessuali, l’immigrazione clandestina e, per ironia della sorte, anche i reati di droga (che però sono contestati ai due spacciatori e non al tunisino che li ha difesi) e ha concluso che non sussiste il requisito della pericolosità sociale. Insomma, Mohamed Othmen avrebbe partecipato, la sera del 16 gennaio, a una rissa con la polizia per impedire l’arresto di due pusher, ma non deve andare neppure in un Cpr perché ha un domicilio e aveva fatto domanda di protezione. Dalle banche dati europee fornite alla Corte d’Appello, figura poi che l’uomo ha una segnalazione per furto aggravato in Francia nel 2022, ma non risultano condanne. E così, il magistrato ha deciso di lasciare Othmen al proprio domicilio, limitandosi a dubitare del suo «percorso di integrazione», richiesto dalle nostre leggi per la concessione del diritto d’asilo e della cittadinanza. In effetti, uno che si avventa sui poliziotti per impedire che arrestino chi spaccia appare molto integrato nel quartiere, ma non esattamente nella Repubblica italiana. E a proposito di quartieri e integrazione, il mese scorso il Campidoglio aveva approvato un contributo da 90.000 euro alle associazioni di attivisti del Quarticciolo che oggi si stanno contestando l’applicazione del decreto Caivano. Come ha raccontato ieri Il Tempo, tra le iniziative premiate ce n’è una che ha preso il contributo pubblico il 17 dicembre 2024 e che si è tenuta dal 21 dicembre al primo gennaio. Intitolata «Quarticciolo. Festa d’inverno», la rassegna ha visto «animatori» di un certo pregio, ovvero coloro che occupano abusivamente l’ex questura di via Ostuni. E il cerchio, simbolicamente, si chiude alla grande. Al Quarticciolo i poliziotti non riescono ad arrestare chi spaccia perché si scatena una sceneggiata da Quartieri Spagnoli di una volta. Quando la questura chiede per uno degli aggressori il trattenimento nel Cpr, la domanda viene respinta perché il reato non è previsto tra quelli che fermano la trafila burocratica della richiesta di protezione. Poi passa il Comune di Roberto Gualtieri e finanzia associazioni varie e occupanti abusivi di ex caserme della polizia, promettendo anche la bellezza di 30 milioni. E tutti insieme si oppongono al commissariamento del Quarticciolo, nota piazza di spaccio dove a questo punto tanto varrebbe affidare la sicurezza e il rispetto della legalità a una qualche onlus.