2020-05-21
Quanto M5s nei favori chiesti a Palamara...
Alessandro Di Battista (Ansa)
L'attuale consigliere per gli affari giuridici di Palazzo Chigi, Ermanno De Francisco, fortemente voluto dal premier, nel 2017 invocò la mano del pm. Stessa cosa che fece Maria Casola (Dag), legata a «Dibba» poiché frequentano la stessa parrocchia.La corrente Autonomia scrive un comunicato per bollare come inopportuni intrecci e pressioni. Però c'era anche una associata della sigla.Lo speciale contiene due articoli. L'elenco dei personaggi che comunicavano via Whatsapp con Luca Palamara potrebbe riempire la tribuna autorità dello stadio Olimpico. E sino al maggio scorso essere nella sua agenda era un onore. Oggi è un po' come prendersi il Covid. Tra chi è rimasto infettato c'è anche uno dei più stretti collaboratori del premier Giuseppe Conte, Ermanno De Francisco, classe 1963, il capo del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi. Le poche informazioni reperibili su di lui sono disponibili sui siti istituzionali e in qualche articolo di stampa.Innanzitutto bisogna dire che è stato fortemente voluto dal premier e che l'atto con il quale è stato nominato capo del Dagl è del giugno 2018, quando nacque il gabinetto Conte. Se da una parte il nome di De Francisco è poco noto al grande pubblico (pur essendo già stato consigliere di Silvio Berlusconi); dall'altra, invece, è molto conosciuto negli ambienti della giustizia amministrativa. Prima della nomina di Conte, infatti, vestiva i panni di presidente di sezione del Consiglio di Stato. E prima ancora si era diviso tra un posto da vice commissario della polizia di e uno da ricercatore all'Università di Ferrara.La svolta quando, nel 1997, vince il concorso per Palazzo Spada. Ed è ancora a Palazzo Spada quando, per ottenere notizie sui trasferimenti nella magistratura ordinaria, si rivolge allo stratega delle nomine Palamara. In particolare sembrava interessargli l'assegnazione del posto di procuratore aggiunto a Salerno. È il 10 dicembre 2017 quando de Francisco scrive a Palamara: «Ciao Luca, sono Ermanno De Francisco (consiglio di presidenza della giustizia amministrativa). Come ti avevo accennato martedì allo stadio, vorrei passare un attimo a trovarti domani in ufficio (cosa di cinque minuti)». Nel resto del testo comunica al suo interlocutore quali siano i suoi orari. Palamara risponde: «Carissimo Ermanno con grande piacere ci possiamo aggiornare per dopo le 17, ti chiamo io ad ora di pranzo un abbraccio a domani». Il giorno successivo l'appuntamento viene confermato. «Ermanno va bene per te alle 18?», gli scrive Palamara. «Sì, perfetto! Grazie. Fammi lasciare un passi alla portineria del Csm». Uno degli argomenti nel menù dell'incontro è forse ricavabile da un altro messaggio che De Francisco inviò, a distanza di un mese dal meeting, all'ex componente del parlamentino delle toghe. «Ciao Luca, a che punto siete con la vostra attività per la scelta del procuratore aggiunto di Salerno? […]». «Caro Ermanno ancora non abbiamo iniziato la trattazione», risponde Palamara, che subito dopo specifica: «Ti aggiorno prontamente, un caro saluto». Dai documenti non emerge altro. E il nome dell'aggiunto che stava a cuore al consigliere giuridico di Conte resta ignoto.Ma tra i tecnici scelti dai 5 stelle De Francisco non è l'unico ad aver chattato con Palamara. Come anticipato dalla Verità, c'è anche Maria Casola, promossa un anno fa a capo del Dipartimento per gli affari di giustizia di via Arenula. Dopo una tornata di nomine il pm romano le scrive: «Ma in questa vicenda l'unico che poteva realmente aiutarti era uno solo. E io te l'avevo anche detto. Le correnti sono state tagliate fuori. Diba (Alessandro Di Battista, ndr) era l'unico. Come hanno fatto i 5s che hanno sostenuto Baldi e Basentini», ovvero Fulvio Baldi e Francesco Basentini, i due uomini scelti dal ministro Alfonso Bonafede come capo di gabinetto e come capo del Dap, prima delle loro sofferte dimissioni. D'altra parte, la Casola il Diba lo conosce davvero. I due frequentano la stessa parrocchia: Santa Chiara, che si trova in piazza dei Giuochi delfici, nella zona di Roma nord. Per Di Battista si tratta della chiesa di famiglia e qui è stato officiato il funerale della mamma di Alessandro lo scorso novembre. Lei è anche tra le fedeli più impegnate.«Oltre a venire a messa», spiega alla Verità uno dei sacerdoti, «segue tanti progetti». Basta fare una ricerca su Google per scoprire che di attività la chiesa ne produce davvero tante. Come quella che risale al 20 gennaio 2008, quando venne organizzato un concerto il cui l'incasso venne devoluto a sostegno di progetti di sviluppo sul microcredito in Congo e in Guatemala. Iniziative seguite dalle associazioni Amka Onlus e Progetto continenti Onlus. Coincidenza: nel 2008 l'ex parlamentare grillino Di Battista lavorava per Amka.Lui lo ha messo nero su bianco in una biografia online e la stessa associazione ce lo conferma: «Ha gestito campagne di sensibilizzazione e di raccolta fondi», afferma la responsabile stampa, «inoltre teneva corsi di volontariato internazionale per i giovani che volevano partire». Di Battista è anche partito per Congo e Guatemala con questi gruppi di volontari tra il 2007 e il 2010. E l'incontro con Amka avviene proprio in piazza dei Giuochi Delfici: «L'associazione, apartitica e laica», spiegano, «nasce su iniziativa di un gruppo di missionari della parrocchia che frequentava». E che frequenta. Come la Casola. Che, per un aiuto, però, invece di rivolgersi a Santa Chiara deve aver preferito Palamara.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/quanto-m5s-nei-favori-chiesti-a-palamara-2646046962.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-toghe-di-autonomia-si-indignano-per-trame-che-riguardano-pure-loro" data-post-id="2646046962" data-published-at="1590005876" data-use-pagination="False"> Le toghe di «Autonomia» si indignano per trame che riguardano pure loro Dopo Area, Magistratura indipendente e Unicost, anche la più giovane delle correnti della magistratura, quella di Autonomia e indipendenza, rompe il silenzio sulla seconda tornata dello scandalo Csm, quella sollevata dalla Verità: «Siamo nuovamente in presenza di fatti molto gravi che mostrano un sistema profondamente malato, intriso di favoritismi, clientele, distorte logiche di gruppo e interferenze politiche estranee alle fisiologiche dinamiche dell'autogoverno». A&I cerca di offrire la sua interpretazione di ciò che ogni giorno salta fuori dai faldoni dell'inchiesta sul pm romano Luca Palamara. Una lettura che sembra poco interessata a rimettere tutto in discussione: «Si affaccia una linea difensiva basata sul tentativo di diluire le responsabilità di singoli o gruppi in un indistinto calderone, la strategia del siamo tutti uguali, nessuno escluso». Come se con il secondo tempo dell'inchiesta qualcuno cercasse di cancellare il risultato del primo. La verità è che molte toghe speravano di aver sfangato lo scandalo Csm, che aveva fatto pagar pegno solo a una piccola fetta della magistratura. Ma le chat di Palamara non risparmiano nessuno. Neanche i magistrati di A&I, come Franca Amadori, giudice del Tribunale di Roma, che si rivolge a Barbara Sargenti, la pm che ha indagato sull'ex leader di An, Gianfranco Fini, e sui Tulliani, per ottenere il numero di telefonino di Palamara. E quando la Sargenti annuncia al collega la richiesta, questi risponde: «Noooooooo salvami tu!!!». Lei è in imbarazzo, ma non può dire di no alla collega. E spiega: «Se le dico che non ce l'ho non ci crede, giustamente... e se le dico che tu sei molto preso e che glielo giro solo a patto che non ti chiami e che mandi solo Whatsapp?». Alla fine il pm acconsente. La Amadori se ne infischia di Whatsapp e il 17 dicembre 2018 prova a chiamare più volte, senza ottenere una risposta. A quel punto scrive: «Ciao Luca, ho tentato di contattarti, ma senza successo. Volevo solo sapere se ci sono possibilità per la mia domanda (è la seconda volta che la presento, la prima fu nel 2012, cinque anni fa) per il massimario... azz....». Due giorni dopo scrive di nuovo: «Caro Luca, ho saputo di essere stata già proposta per la Corte d'appello, ma io non credevo che fossero così incredibilmente rapidi! Considerando che per il massimario ho presentato domanda a luglio e, dopo quasi sei mesi, ancora non hanno deciso nulla, pensavo di avere tempo». Poco dopo manda un altro messaggio: «Ora, io potrei presentare una revoca tardiva (i motivi non mancherebbero, per ragioni di servizio), ma vorrei farlo sapendo che ho qualche possibilità di andare al massimario». E ancora: «Non potresti aiutarmi a decidere?». La chat sembra un monologo. La Amadori continua: «Sai nulla?». Dopo il quarto messaggio Palamara risponde: «Cara Franca, per il massimario stanno discutendo, ma ancora non è stato deciso nulla». E lei: «Caro Luca, a me basterebbe sapere se mi hanno già estromessa, a prescindere. Così mi metto l'anima in pace e buonanotte. Non mi piace affatto la Corte d'Appello, ma il dibattimento mi piace ancor meno. Resterebbe, a questo punto, solo la funzione gip, che però non ho mai svolto e c'è chi dice che sia molto dura, mentre altri ne sono entusiasti. Non so che pensare... dammi un suggerimento, ti prego! Non ho voglia di andare in Corte...». Palamara sembra riuscire sempre a trovare le parole giuste: «Nessuno può essere estromesso a prescindere. Il gip, un ruolo impegnativo che però è in grado di dare grande autonomia». Ipse dixit. Infine dalle chat di Palamara spunta anche il consigliere di A&I al Csm, Giuseppe Marra, che prima di essere eletto, aveva dato la sua solidarietà a Palamara, non appena si seppe dell'inchiesta che lo riguardava: «Caro Luca, ho letto le brutte notizie giornalistiche. Mi dispiace molto. Sono sicuro che ne uscirai presto a testa alta. Un abbraccio».