2024-02-10
Putin racconta la sua storia. «BoJo fece saltare la pace Nord Stream? È stata la Cia»
Tucker Carlson e Vladimir Putin (Ansa)
Tucker Carlson intervista il leader russo su «X»: oltre 140 milioni di visualizzazioni (e patron Musk gode). Siluri agli Usa: «Hanno tanti problemi, che ci fanno in Ucraina?».Con un’iperbolica quantità di visualizzazioni (oltre 140 milioni in sole 20 ore), e altrettanti like (830.000) e retweet (280.000), senza contare le versioni nelle altre lingue (russo, cinese, spagnolo, francese, arabo, indiano), l’intervista del giornalista americano Tucker Carlson al presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, fa senz’altro notizia a sé, a prescindere dal contenuto della conversazione.lo scoop e l’ia Un brutto colpo per i colleghi americani di Carlson che, a differenza di quanto da lui sostenuto («nessun giornalista occidentale ha cercato di intervistare Putin») hanno tentato di parlare con il presidente russo senza mai riuscirci, come confermato anche dal Cremlino. «Tucker pensa davvero che noi giornalisti non abbiamo cercato di intervistare il presidente Putin ogni giorno dopo la sua invasione?», ha twittato la star della Cnn, Christiane Amanpour. Che poi Putin abbia scelto proprio Carlson in quanto unico giornalista «compiacente» è vero, ma fino a un certo punto: il presidente russo ha voluto far capire all’ex anchorman di Foxnews, licenziato dall’emittente di Rupert Murdoch lo scorso anno, che sapeva bene che chi aveva di fronte non era esattamente un megafono del Cremlino. Parlando del ruolo della Central Intelligence Agency nella destabilizzazione dell’Ucraina, Putin ha lanciato la stoccata: «Mi riferisco alla Cia, l’organizzazione dove lei ha cercato di entrare, se ho ben capito… forse dovremmo ringraziare Dio che non l’hanno accettata».Al di là delle schermaglie, dei dettagli sulla trasferta di Carlson a Mosca, pagata di tasca sua, e dell’intervista che sta facendo il giro del mondo, ospitata dalla piattaforma X di quell’Elon Musk cui Putin ha riservato parole generose parlando dell’intelligenza artificiale («penso sia una persona capace, è necessario raggiungere un accordo con lui perché questo processo deve essere formalizzato e sottoposto a determinate regole»), molti sono stati i punti affrontati dal presidente della Federazione Russa.kiev e gli inglesiInnanzitutto una ricostruzione storica delle relazioni tra Kiev e Mosca dall’XI secolo ad oggi, lunga mezz’ora su un totale di due ore d’intervista, volta a giustificare lo scoppio delle ostilità contro quello che Putin ha definito «uno Stato artificiale che è stato modellato su volontà di Stalin» (il cui regime, ha precisato, «ha visto numerose violazioni dei diritti umani e violazioni dei diritti di altri Stati»). Detto questo, secondo lo zar russo la guerra sarebbe potuta finire un anno e mezzo fa, se non fosse stato per l’allora premier britannico Boris Johnson: «Il capo della delegazione ucraina David Arahamiya ha dichiarato pubblicamente che erano pronti a firmare la pace negoziata a Istanbul, ma poi Johnson li ha dissuasi dicendo loro che era meglio combattere la Russia».intesa possibile Ora, però, la Russia si dichiara disponibile a un accordo: «Siamo pronti al dialogo», ha dichiarato Putin. «Non ritiene», gli ha chiesto Carlson, «che sia troppo umiliante per la Nato accettare il controllo russo su quello che due anni fa era territorio ucraino?». «Se c’è la volontà, si può trovare un accordo. Finora si è cercato di infliggere una sconfitta militare alla Russia, ma adesso si stanno rendendo conto che è un obiettivo difficile da raggiungere, se non impossibile. Anche coloro che detengono il potere in Occidente se ne sono resi conto ma fanno fatica a capire come realizzarlo […], lasciamo che pensino a come invertire la rotta: non siamo contrari». Del resto, ha aggiunto lo zar russo, «perché gli Stati Uniti stanno combattendo questa guerra a migliaia di chilometri dal loro territorio? Hanno problemi ai confini, problemi d’immigrazione, problemi con il debito nazionale, non sarebbe meglio negoziare con la Russia e fare un accordo?». il deep stateC’è da capire, però, se davvero l’amministrazione americana sia d’accordo. Putin ha lasciato intendere, in due passaggi dell’intervista, che i presidenti Usa sono spesso bypassati dai capi delle agenzie per la sicurezza, come la Cia. «Sembra che lei stia descrivendo un sistema non gestito dalle persone elette», ha osservato Carlson. «È così», ha confermato Putin. «Lei sostiene che i leader agiscono nell’interesse degli elettori, ma dice anche che queste decisioni non vengono prese dai leader, bensì dalle classi dirigenti. Quali sono secondo lei i centri di potere negli Usa e chi prende le decisioni?». «Non lo so», ha risposto Putin, ma sicuramente la pressione contro la Russia esercitata, secondo Putin, dopo il crollo dell’Unione sovietica, è dovuta al fatto che «sono state create capacità produttive eccessive». Snobbato platealmente Joe Biden: «L’ultima volta che l’ho incontrato? Non me lo ricordo». il gasdotto sabotatoUna di queste era il gasdotto Nord Stream: da sempre Putin sostiene che siano stati gli americani a sabotarlo. «Molti erano interessati a farlo, ma non tutti ne erano capaci». «Questo è il più grande atto di terrorismo industriale di sempre e ha comportato la più grande emissione di CO2 nella storia. Perché non lo dite?», gli ha chiesto Carlson. «Nella guerra di propaganda è molto difficile sconfiggere gli Stati Uniti perché controllano tutti i media mondiali e molti media europei. I beneficiari finali dei più grandi media europei sono le istituzioni finanziarie americane». «Perché i tedeschi, danneggiati gravemente nella loro economia, tacciono?», ha chiesto l’intervistatore. Risposta: «La leadership tedesca di oggi è guidata dagli interessi dell’Occidente piuttosto che dai suoi interessi nazionali».i brics e pechinoAltro capitolo interessante i Brics: i cinque Paesi che perseguono strategie geopolitiche alternative alla logica conflittuale dei due blocchi. «A cosa serve», lo ha stuzzicato Carlson, «cambiare padrone scambiando una potenza coloniale con un’altra potenza (la Cina, ndr), molto meno sentimentale e indulgente? I Brics non rischiano di essere completamente dominati dall’economia cinese, a discapito della loro sovranità?». «Questa è un po’ la storia dell’uomo nero», ha risposto Putin, «noi confiniamo con la Cina e i vicini non si possono scegliere, così come i parenti stretti. Inoltre, la nostra convivenza con loro dura da secoli, ci siamo abituati. Terzo, la filosofia della politica estera cinese non è aggressiva e cerca sempre un compromesso». «Piuttosto», ha osservato Putin, «il ritmo con cui cresce la cooperazione della Cina con l’Europa è più elevato di quello della crescita della cooperazione sino-russa. Lo chieda agli europei: non hanno paura?».
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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