2022-12-10
Putin: «Accordo sull’Ucraina inevitabile»
Vladimir Putin e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan (Ansa=
Il leader del Cremlino dice di attendere proposte che siano «ragionevoli». A Istanbul incontro fra diplomatici americani e russi. Erdogan: «Domenica chiamerò entrambi i presidenti». Perskov: «Il “Boris Godunov” alla Scala è stata una voce nel deserto».«Inevitabile»: è così che il presidente Vladimir Putin ha definito l’accordo sull’Ucraina. La guerra dovrà finire e la Russia attende proposte che giudichi «ragionevoli». Kiev risponde, per bocca del capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, che «la Federazione russa imparerà a rispettare il diritto internazionale e ad accettare le realtà sul terreno» che corrispondono «ai suoi confini nel 1991». Ora resta da vedere quale mediatore riuscirà a strappare condizioni accettabili da entrambe le parti e ad «aggiudicarsi» il merito di aver posto fine ad un conflitto che Papa Francesco non ha esitato a paragonare all’Olocausto, subito ripreso da Zelensky al quale «i bombardamenti russi ricordano quelli nazisti». Mosca non si muove, sul piano diplomatico, ma aspetta le mosse degli Usa. Putin ha spiegato infatti che i recenti colloqui tra il direttore dei servizi segreti esteri russi, Sergey Naryshkin, e il direttore della Cia, William Burns, sono stati organizzati su iniziativa del presidente degli Stati Uniti Biden e non della Russia. Ma i passi più veloci per intestarsi il tavolo delle trattative li sta facendo la Turchia. Ieri si è tenuto ad Istanbul un incontro fra diplomatici Usa e diplomatici russi, a livello di «direttori di dipartimenti». Come confermato dal viceministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, i funzionari hanno discusso dei «fattori irritanti» nelle relazioni bilaterali. In pratica, si è parlato del «funzionamento» delle missioni diplomatiche statunitensi in Russia e russe negli Stati Uniti, nel tentativo di migliorare la comprensione reciproca. Istanbul è ormai la base logistica per tutte le piattaforme che possano portare ad un accordo ed Erdogan insiste nel ritagliarsi il suo ruolo da «grande mediatore». Il presidente turco ha infatti annunciato che domani parlerà con il collega russo Vladimir Putin e con il presidente ucraino Volodimir Zelensky, ribadendo l’impegno della Turchia a favorire il dialogo tra i due Paesi in guerra. «Abbiamo favorito lo scambio di ostaggi tra i due Paesi. La guerra ha causato una crisi alimentare globale. Domenica parlerò con Putin e poi con Zelensky. Vogliamo portare il grano nei Paesi più sviluppati», ha detto Erdogan per far comprendere quali saranno i temi sul tavolo. In ogni caso, se qualcuno ha pensato che lo scambio di prigionieri rappresentasse un passo verso il miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti, a smorzare gli entusiasmi ha pensato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, all’indomani del rilascio della star americana del basket, Brittney Griner, e del trafficante d’armi russo Viktor Bout, detenuto negli Usa. «I negoziati hanno riguardato esclusivamente il tema degli scambi. Probabilmente è sbagliato trarre conclusioni ipotetiche sul fatto che questo potrebbe essere un passo verso il superamento della crisi che abbiamo nelle relazioni bilaterali. No, le relazioni bilaterali continuano ad essere in uno stato pessimo», ha dichiarato Peskov. Ciò è talmente vero che gli Stati Uniti dovrebbero annunciare oggi un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia e della Cina, mentre secondo fonti Ue lunedì 12 novembre è attesa l’approvazione di nuovi pacchetti di sanzioni a Russia e Iran. Erdogan comunque non molla e si accredita sempre di più come l’ago della bilancia tra Russia e Occidente, affermando che «mentre difendiamo fermamente l’integrità territoriale dell’Ucraina, ci siamo opposti a politiche irrazionali nei confronti della Russia che gettano benzina sul fuoco». L’Occidente criticato dalla Turchia resta sempre anche nel mirino di Putin, che lo accusa di aver «incoraggiato il terrore» nel Donbass e usato il popolo ucraino «come carne da cannone». «Per diversi anni, l’Occidente ha incoraggiato il genocidio e il terrore nel Donbass, ha trasformato de facto questo Paese in una colonia, e ora usa cinicamente il popolo ucraino come carne da cannone, come un ariete contro la Russia, continuando a rifornire l’Ucraina con armi e munizioni, inviando mercenari, spingendola su un percorso suicida», ha dichiarato il presidente russo in un messaggio video ai ministri della Difesa dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. L’Occidente viene criticato da Mosca anche per i boicottaggi alla cultura russa. «La prima al Teatro alla Scala di Milano dell’opera Boris Godunov è stata una voce nel deserto sullo sfondo della rimozione della cultura russa in Occidente», ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, parlando dell’evento culturale in Italia. Mentre ognuno espone torti e ragioni, il martirio del popolo ucraino continua e viene fotografato dall’Onu, con l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, che rimarca come «17,7 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria; 9,3 milioni sono bisognose di aiuti alimentari e mezzi di sostentamento, mentre circa 7,4 milioni sono i rifugiati e 6,5 milioni gli sfollati interni». Al centro degli attacchi russi resta la regione orientale di Donetsk, dove cinque persone sono state uccise.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)