2019-12-18
Pure Zingaretti vuole la legge anti omofobia. Alla sinistra ormai resta solo la censura
Dal Pd agli attivisti, l'obiettivo progressista è sempre il solito: far tacere chiunque osi esprimere un pensiero differente.Lunedì, a Roma, si è tenuto un interessante convegno promosso dal Partito democratico e intitolato Per la dignità delle persone. Contro la violenza omotransfobica. Illustri i partecipanti: il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, la senatrice Monica Cirinnà, l'onorevole Graziano Delrio, la senatrice pentastellata Alessandra Maiorino e vari altri. Argomento di discussione: la proposta di legge contro l'omotransfobia (ora in esame alla Commissione giustizia) di cui è relatore il piddino Alessandro Zan. L'omofobia, solitamente, sembra non essere in cima ai pensieri di Zingaretti, ma in occasione del convegno il segretario si è lasciato andare parecchio: «Il Pd c'è, ci mette la faccia, vuole andare avanti e spingerà per andare avanti», ha detto. «Ora si apre una stagione di tempi non biblici, di scelte e strategia, con i doverosi passaggi parlamentari. Bisogna aprire una finestra e chiuderla in fretta». Insomma: bisogna approvare la norma e bisogna farlo anche celermente: «Una legge contro l'omotransfobia è importante perché assumerà un punto di svolta, l'apertura di una nuova fase», ha concluso Zingaretti. E su questo ha ragione: se la legge dovesse venire approvata si aprirebbe una nuova fase di censura a tappeto. La proposta del Pd, tra le altre cose, contempla il «divieto di costituire un qualsiasi ente che preveda finalità di violenze o discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere».Sulla carta sembra ineccepibile: chi mai vorrebbe costituire un «ente» allo scopo di discriminare qualcuno per il suo orientamento sessuale? Il punto è che, secondo il piddino Zan, un esempio lampante di omofobia fu il Congresso delle famiglie svoltosi qualche tempo fa a Verona. Sapete che significa? Che, se la legge fosse approvata, enti, associazioni e comitati organizzatori di eventi pro famiglia potrebbero essere sciolti con l'accusa di essere omofobi. E questo soltanto perché non rispettano i dettami del pensiero unico arcobaleno. Il fatto che persino il segretario del Pd sponsorizzi con decisione una norma liberticida è inquietante. E, purtroppo, la dice lunga sulle condizioni della sinistra contemporanea. Nel 1999, il pensatore libertario americano Kenneth Minogue scrisse che il pensiero liberal si era tramutato «in un programma ideologico per preservare alcune persone dal pregiudizio, dando vita a una nuova categoria di oggetti d'odio astratti, per esempio i razzisti, i sessisti, gli omofobi e così via. È strano che i liberal», aggiungeva Minogue, «i quali deplorano la punizione dei criminali che provengono dalle “categorie vittime", propugnino punizioni esemplari per coloro che commettono “crimini d'odio", dimenticando che il crimine è un'azione, non un pensiero». Ecco, sembra i progressisti italiani stiano facendo di tutto per adeguarsi alla descrizione fornita dallo studioso americano. In effetti, pare che oggi al cuore del pensiero di sinistra altro non vi sia che la censura. Non stiamo parlando soltanto del Pd, ma di tutti i progressisti. Quelli, per esempio, che hanno accolto con sommo gaudio l'approvazione della mozione che istituisce la Commissione Segre. Ovvero un organismo politico che ha lo scopo di scrutare, segnalare e se possibile reprimere gli «odiatori». Non soltanto gli antisemiti, ma pure gli «islamofobi» e persino i «nazionalisti». In pratica, chiunque professi idee identitarie. La legge anti omofobia del Pd - di cui abbiamo avuto un'anticipazione in Emilia Romagna - serve soltanto ad allargare la platea dei potenziali imbavagliati. Sempre in ambito censorio si collocava la prima proposta avanzata dalla neonata Italia Viva di Matteo Renzi lo scorso ottobre: una bella commissione contro le fake news, l'ennesimo strumento di sorveglianza e punizione del pensiero difforme. Il solito Pd, invece, ha preferito evitare proposte di legge e commissioni sul caso Bibbiano: è passato direttamente alle azioni legali. Fu proprio Zingaretti a invitare i militanti a segnalare chiunque osasse accostare il nome del partito alla vicenda emiliana. In questi mesi, gli esponenti «democratici» hanno fatto di tutto per cancellare ogni discorso sul tema. Come vedete, insomma, la vocazione silenziatoria è trasversale. Ora impazzano le sardine e, pensate un po', le loro prime proposte mirano proprio a zittire i populisti che sarebbero troppo presenti sui social network e in televisione. Non stupisce: l'intero movimento si è sviluppato con il preciso obiettivo di levare spazi ai sovranisti. Le sardine dichiarano di non avere opinioni sui temi caldi del dibattito politico, a loro importa soltanto che la destra sia spazzata via e - caso più unico che raro in Occidente - scendono in piazza contro l'opposizione. La sinistra italiana, eternamente divisa, ha finalmente trovato un collante: la mordacchia.