2020-07-15
«Puniremo i magistrati dalle manette facili»
La proposta di legge del deputato azzurro Enrico Costa punta a sanzionare i pubblici ministeri responsabili di ingiuste detenzioni. Nel nostro Paese ogni 8 ore un innocente finisce in carcere. Dal 1992, lo Stato ha pagato quasi 800 milioni di euro di risarcimenti.La commissione Giustizia della Camera ha iniziato ieri l'esame di una proposta di legge di Enrico Costa, responsabile del dipartimento giustizia di Forza Italia, che punta a sanzionare i magistrati responsabili di un'ingiusta detenzione. Il relatore, Pierantonio Zanettin, come Costa deputato di Forza Italia, ha spiegato che il testo modifica l'articolo 315 del Codice di procedura penale: ogni sentenza che accoglie una domanda di riparazione per un arresto sbagliato dovrà essere immediatamente segnalata alla Procura generale presso la Cassazione e al Csm, cioè ai due organi titolari dell'azione disciplinare contro i magistrati: che a quel punto non potranno più sottrarsi all'obbligo di accertare le responsabilità di pubblici ministeri e giudici. I giudici individuati come responsabili di errori nelle custodie cautelari, in effetti, sono pochissimi: «La commissione disciplinare del Csm non si pronuncia mai o quasi mai sui casi, anche eclatanti, di ingiusta detenzione», sostiene Costa «e la ragione è che le ordinanze dove si stabilisce che c'è stato un arresto sbagliato non vengono mai trasmesse ai titolari dell'azione disciplinare». La proposta non sarà discussa subito in commissione ma ha buone possibilità di essere approvata. Le ingiuste detenzioni, del resto, hanno assunto dimensioni impressionanti. Dal 1992 al 2019 i casi riconosciuti sono stati 28.702: più o meno gli abitanti di Avellino, neonati compresi. Quindi ogni anno, in media, finiscono in cella 1.025 italiani innocenti, cioè 85 al mese, tre al giorno, quasi uno ogni otto ore. Dal 1992 gli indennizzi sono costati allo Stato quasi 758 milioni di euro, più di 27 l'anno. Questi dati rafforzano la proposta Costa, che è già condivisa dalla maggior parte dei partiti e arriva in Parlamento nel momento in cui la credibilità del sistema giudiziario è ai minimi termini per le intercettazioni dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara. La proposta di Costa trova una singolare sintonia anche nel ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede. Dopo il suo insediamento, nel 2018, il Guardasigilli aveva notato gravi carenze nelle verifiche sulle ingiuste detenzioni. Aveva così scoperto che gli ispettori ministeriali si concentravano solo sulle ingiuste detenzioni causate dalle scarcerazioni tardive. In tutti gli altri casi, di solito più gravi, le ispezioni praticamente non esistevano. Per questo, dal 2018, Bonafede ha avviato un monitoraggio, che oggi il ministero sostiene abbia determinato «un netto incremento delle azioni disciplinari». In effetti dal 2016 al 2019 sono raddoppiate. I numeri, però, restano minimi: dalle 11 azioni avviate nel 2016 e nel 2017, si è passati a 14 nel 2018, il primo anno di Bonafede, e a 21 nel 2019. Siamo ben lontani dall'incidere sulle oltre mille ingiuste detenzioni annue della statistica: e va detto che queste sono solamente una piccola parte degli effettivi arresti indebiti, perché la giustizia italiana fa di tutto per non riconoscere i suoi errori. La burocrazia opposta a chi chiede l'indennizzo per l'ingiusta detenzione è lenta, defatigante, un vero muro di gomma. E perfino la Cassazione contribuisce: ha stabilito che se un indagato s'è avvalso della facoltà di non rispondere al pubblico ministero o al giudice, il suo silenzio basta perché gli venga negato il risarcimento. Un paradosso, visto che la facoltà di tacere è un diritto inalienabile di ogni indagato.Un anno fa Costa aveva già provato a modificare questo stato di cose. Nel giugno 2019 il deputato aveva presentato una proposta molto simile all'attuale, che la commissione Giustizia aveva approvato addirittura all'unanimità. Quando però il 2 luglio 2019 il testo era arrivato in aula, a Montecitorio, era stato affossato dalla maggioranza Lega-Movimento 5 stelle: quel giorno il governo era stato battuto su un emendamento alla proposta Costa, che stabiliva il diritto a ottenere un indennizzo anche per l'indagato che si avvale della facoltà di non rispondere. L'emendamento era stato approvato a scrutinio segreto dalla maggioranza di deputati (avevano votato a favore anche molti del Pd e di Italia viva, il partitino di Matteo Renzi), ma il governo - per ritorsione e per evitare polemiche nella maggioranza - a quel punto aveva bocciato la proposta Costa nel suo insieme. Ora il responsabile giustizia di Forza Italia torna alla carica. Il nuovo testo replica quello del 2019, ma in più cerca di modificare il decreto che nel 2006 aveva stabilito l'elenco degli illeciti disciplinari dei magistrati. Tra questi rientra l'aver contribuito a un'ingiusta detenzione «determinata da negligenza grave e inescusabile»: il testo di Costa specifica basti «aver concorso, con negligenza o superficialità, anche attraverso la richiesta di applicazione della misura della custodia cautelare, all'adozione dei provvedimenti di restrizione della libertà personale per i quali sia stata disposta la riparazione per ingiusta detenzione». La magistratura sindacalizzata è già pronta a fare muro.